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Smart working: perché è importante per le imprese un cambio di passo

Il lavoro agile può portare ad un reale cambiamento nell’organizzazione del lavoro con l’incremento della competitività, della produttività aziendale e lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi. E’ quanto testimoniano i primi dati statistici sull’utilizzo dello smart working durante il periodo emergenziale. Sarà importante non dimenticare, quando finirà la crisi sanitaria, l’esperienza maturata, per non tornare alle logiche restrittive del passato. E sarà decisivo partire dal know-how acquisito per innovare i processi produttivi aziendali. Il tema è stato al centro dei dibattiti del Festival del Lavoro, organizzato dalla Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, che si è tenuto dal 22 al 23 ottobre 2020.

L’emergenza pandemica dovuta alla diffusione globale dell’infezione da Covid-19, ha portato il Governo italiano ad adottare misure di contenimento che hanno previsto anche la riduzione degli spostamenti non necessari delle persone dalla propria abitazione e la facilitazione del ricorso al lavoro agile (smart working), seppur nell’ambito di una disciplina emergenziale, in tutto il territorio nazionale.

L’utilizzo generalizzato e straordinario di tale strumento ha così consentito alla pluralità di soggetti coinvolti – datori di lavoro e dipendenti – di sperimentare un istituto che, prima della pandemia, è sempre stato valutato solamente nell’ottica di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tale percezione, che rappresenta una delle principali motivazioni legate alla sua limitata applicazione nel nostro paese, non ha consentito, almeno sino ad oggi, di comprenderne appieno le reali potenzialità strategiche, sia in termini di aumento della produttività che di promozione dell’innovazione dei processi di lavoro.

In questi ultimi mesi, tuttavia, l’approccio a tale disciplina si è notevolmente modificato, assumendo una connotazione fortemente produttiva. Le aziende, allo scopo di garantire adeguati livelli di sicurezza sociale e nel contempo garantire la continuità delle attività aziendali, hanno realizzato rapidi investimenti in software e tecnologie, coinvolgendo, quando possibile, la generalità dei lavoratori.

Ferme le principali caratteristiche di tale istituto, così come disciplinato dalla l. n. 81/2017, si riscontra ancora la necessità di comprendere che la prestazione del lavoratore agile non debba essere ricondotta alla dimensione spazio-temporale, bensì debba essere predefinita in funzione dei risultati ottenuti.

Allo scopo del graduale consolidamento del lavoro agile all’interno delle aziende di tutto il territorio nazionale, in cui oggi riveste l’importante ruolo di strumento idoneo a mantenere la produttività aziendale, è importante prevedere taluni passaggi fondamentali.

Innanzitutto, è basilare individuare le priorità di intervento, valutando i fabbisogni delle aziende nonché le esigenze dei soggetti coinvolti. Giova evidenziare che, per quanto sia il datore di lavoro che i dipendenti abbiano alcuni interessi comuni, è evidente che il focus sia differente. Il lavoratore, infatti, ha una visione riferita alla propria specifica attività lavorativa, mentre il datore di lavoro ha una concezione più strutturata e connessa al risultato dell’intera azienda.

In proposito sarebbe altresì opportuna un’indagine volta a verificare quali aspetti hanno funzionato durante la fase emergenziale e quali invece non hanno consentito ai lavoratori di svolgere adeguatamente la propria attività. Lo scopo, infatti, deve essere quello di valorizzare quanto di positivo è emerso durante tale periodo e trovare nuove soluzioni per superare le difficoltà riscontrate, aumentando così l’efficienza dell’intero processo aziendale.

Affinché tale percorso possa davvero essere concordato e condiviso, è tuttavia necessario sensibilizzare anche i vertici aziendali ad un nuovo modello culturale, basato sulla flessibilità della prestazione lavorativa. Fondamentale, in tal senso, è comprendere la necessità di una maggiore autonomia dei lavoratori nello svolgere le proprie attività, finalizzate al conseguimento degli obiettivi. Tali risultati, peraltro, potranno essere raggiunti con una concezione del lavoro più flessibile, contraddistinto da formazione delle risorse, cooperazione e coordinamento di tutti i soggetti coinvolti.

Risulta altresì importante valutare la tematica riferita all’innovazione delle dinamiche produttive nelle imprese, constatando che il lavoro non si svolge più necessariamente in un ambito di luoghi e tempi rigidamente definiti. Il fattore tempo, in particolare, rivisto come elemento flessibile, può essere oggetto di una rinegoziazione, non solamente nell’ottica di un mero incremento della retribuzione, bensì per la creazione di sistemi di organizzazione che lascino margini di autonomia gestionale al dipendente. In proposito, dunque, parte determinante rivestirà l’accordo individuale con il singolo lavoratore.

In conclusione, sarà importante non abbandonare questa modalità di svolgimento dell’attività lavorativa e soprattutto si dovrà evitare di tornare ad applicarla con la logica restrittiva del passato. Ancor più essenziale, peraltro, sarà utilizzare il know-how acquisito nell’ultimo periodo, inteso come patrimonio di nozioni teoriche e conoscenze pratiche, al fine di innovare i processi produttivi aziendali.

Il lavoro agile, infatti, strutturato e puntualmente organizzato, può essere di ausilio per rispondere ai nuovi modelli organizzativi del lavoro subordinato, contribuendo nel contempo ad aumentare sia la produttività e la competitività delle aziende che il benessere dei lavoratori.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2020/10/24/smart-working-importante-imprese-cambio-passo

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