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Retribuzione dei lavoratori e crisi economica: cosa potrebbe (ancora) cambiare

In questi ultimi mesi, per rispondere alla crisi economica che ha colpito aziende e lavoratori, sono state introdotte tantissime “risorse una tantum”, tra cui la possibilità che l’azienda eroghi, oltre le soglie ordinarie previste per i beni in natura, il bonus carburante (200 euro), oltre a 600 euro anche a titolo di rimborso delle spese di luce e gas. Per ora si tratta di possibilità e non di obblighi, che potrebbero diventare strutturali, includendo, in maniera definitiva all’interno della retribuzione beni in natura e rimborsi, oggi ordinariamente impossibile, di somme spese per servizi di prima necessità. Possibilità che hanno la caratteristica comune di non essere interessate da tassazione e contributi. Ma si può fare di più… una proposta c’è!

E’ di tutta evidenza che questi ultimi tre anni sono stati “liquidi” anche dal punto di vista economico: pensiamo alla pandemia e al lockdown, alla successiva ripresa con numeri quasi a due cifre e, ora, alla guerra in Ucraina, che sembra condurci al rischio di recessione, avendoci già portato ad un’inflazione superiore al 5%. Per poter affrontare la “liquidità” quasi strutturale del sistema si deve e si dovrà ragionare con logiche ad hoc. In questo contesto, infatti, anche per rispondere ad esigenze e bisogni, sono state introdotte tantissime risorse una tantum. Tra le tante modalità che sono state utilizzate per alleggerire la morsa economica sui lavoratori, due in particolare meritano la nostra attenzione: la possibilità di vedersi erogare dalle aziende, oltre le soglie ordinarie previste per i beni in natura, il bonus carburante (200 euro), e la possibilità di vedersi erogare 600 euro anche a titolo di rimborso delle spese di luce e gas. Per ora si tratta di possibilità e non di obblighi (risposte liquide a situazioni liquide), che potrebbero diventare strutturali, includendo, in maniera definitiva all’interno della retribuzione beni in natura e rimborsi, oggi ordinariamente impossibile, di somme spese per servizi di prima necessità. Mi farebbe piacerebbe che il legislatore abbia utilizzato la mia proposta che, formulata in periodo non sospetto proprio su IPSOA Quotidiano, precorreva decisamente i tempi sul da farsi. Queste due possibilità hanno la caratteristica comune di non essere interessate da tassazione e contributi e, quindi, di non avere costi aggiuntivi: il netto è uguale al lordo. Sarebbe utile un uso più ampio di questi due strumenti per offrire una modalità a basso costo alle aziende che decidono e vogliono investire sui redditi dei lavoratori e sulla produttività in maniera significativa. Ci saranno pure aziende che non lo faranno, ma sicuramente saranno destinate a scomparire perché la manodopera e i talenti si dirigeranno altrove. Ovviamente tutto quello di cui parleremo potrà solo essere aggiuntivo alla paga base stabilita dalla contrattazione collettiva. La proposta che mi accingo a fare non richiede rivisitazioni di sistema, ma permette, nel contempo, di incidere in maniera significativa sulla vita di lavoratori e imprese. Per far ciò dobbiamo partire dalla modifica dell’art. 2099 c.c., variandola nel seguente modo: “Il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte con partecipazione agli utili o ai prodotti con provvigione o con prestazioni in natura o con beni di utilità sociale ovvero con il rimborso diretto da parte del datore di lavoro delle spese di luce, gas, acqua o telefoniche e di connessione ad internet relative al domicilio od alla residenza del lavoratore ivi incluse le tasse di qualunque natura e specie”. A questo deve seguire una modifica del Testo Unico delle imposte dei redditi, aggiungendo al comma 2 dell’art. 51 del TUIR la lettera l): “l) per i lavoratori subordinati che hanno un reddito annuo pari od inferiore a 28.000 euro i rimborsi diretti da parte del datore di lavoro delle spese di acquisto di luce, gas, acqua o telefoniche e di connessione ad internet relative al domicilio od alla residenza del lavoratore. Per i lavoratori subordinati con reddito superiore a 28.000 euro e inferiore o pari a 80.000 euro anni per le stesse spese si applica una tassazione forfettaria pari al 10% ed una contribuzione pari a quella degli apprendisti. Per i lavoratori con reddito annuo superiore ad euro 80.000 si applica alle medesime spese l’aliquota relativa al il primo scaglione di tassazione vigente al momento dell’erogazione e la contribuzione ordinaria. Le somme rimborsabili includono anche tutta la tassazione di qualunque natura e specie applicata agli acquisti”. Queste somme andrebbero automaticamente a trasformarsi in maggiore disponibilità economica in euro per il lavoratore che, in tal modo, avrebbe a disposizione le somme che prima utilizzava per pagare luce, gas, servizi telefonici e internet. Se ciò avvenisse, si avrebbe un abbattimento del costo del lavoro, senza pesare eccessivamente sul sistema economico. Inoltre, questo potrebbe diventare anche un elemento importante nella gestione dello smart working, perché il lavoratore potrebbe vedersi rimborsate anche le spese da lui sostenute per questa modalità di esecuzione della prestazione. In ultimo vorrei dire che a tutto questo si potrebbe aggiungere la possibilità di erogare un buono mensile (voucher) di 200 euro per l’acquisto di derrate alimentari, ampliando la lettera che riguarda i beni in natura, con lo stesso meccanismo che è stato già utilizzato per il bonus carburante, per coloro che non hanno un premio di produttività, andando ad integrare e sostituire i premi perequativi o similari previsti dalla contrattazione. A questi voucher si applicherebbe la detassazione, ovvero la tassazione forfettaria del 10% omnicomprensiva, come per i premi di produzione, e la contribuzione prevista per gli apprendisti. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2022/10/15/retribuzione-lavoratori-crisi-economica-ancora-cambiare

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