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Buoni pasto o indennità di mensa: cosa conviene al datore di lavoro

I flexible benefits sono un efficace strumento di riduzione del cuneo fiscale a disposizione delle aziende che occupano lavoratori subordinati, poiché esenti, al ricorrere di alcuni determinati presupposti, da imposizione fiscale e contribuzione entro specifici tetti massimi giornalieri fissati dalla legge. In particolare, i buoni pasto, cartacei o elettronici, danno al possessore il diritto di ottenere, dagli esercizi convenzionati con la società di emissione, la somministrazione di alimenti e bevande e la cessione di prodotti di gastronomia pronti per il consumo. Si tratta, infatti, di un servizio sostitutivo della mensa aziendale di importo corrispondente al valore facciale del buono pasto. Quanto può quindi risparmiare il datore di lavoro che fornisce i buoni pasto in alternativa all’erogazione del corrispondente importo a titolo di indennità di mensa?

Chi I flexible benefits consistono in una serie di servizi o di beni che l’azienda mette a disposizione dei propri dipendenti per aumentare così il loro potere d’acquisto e, di conseguenza, il loro benessere personale e familiare. Si tratta, dunque, in senso letterale, di veri e propri “benefici” dei quali i dipendenti possono godere. Due presupposti di base devono essere realizzati: - l’azienda deve rendere fruibili a tutti i dipendenti i flexible benefits stabiliti, senza distinzioni e in maniera quindi omogena; - qualora scelga di erogare questi beni o servizi, il datore di lavoro deve farlo indipendentemente dalla retribuzione corrisposta ai dipendenti.Esempi di flexible benefits utilizzabili dalle aziende sono: - abbonamenti a mezzi di trasporto collettivo, ad esempio bus o navette per raggiungere il posto di lavoro; - voucher e buoni acquisto, come buoni pasto o buoni carburante; - corsi di lingua e altri corsi di formazione; - benefits di utilità sociale; - polizze sanitarie; - tasse di previdenza complementare; - interessi agevolati su mutui e prestiti; - asili nido, campi scuola e borse di studio e rimborso spese scolastiche; - abbonamenti a cinema e teatri. Essendo non imponibili sotto l’aspetto fiscale e contributivo questi benefici consentono di ridurre il cuneo fiscale, ossia quell’insieme di imposte e contributi che riguardano sia l’azienda che il dipendente stesso, che vede aumentare il suo potere d’acquisto. In particolare, i buoni pasto sono documenti emessi in forma cartacea o elettronica che danno al loro possessore il diritto di ottenere, dagli esercizi convenzionati con la società di emissione, la somministrazione di alimenti e bevande e la cessione di prodotti di gastronomia pronti per il consumo. Si tratta, infatti, di un servizio sostitutivo della mensa aziendale di importo corrispondente al valore facciale del buono pasto.

AttenzioneLa non imponibilità fiscale e contributiva degli importi erogati sotto forma di buoni pasto si applica anche ai lavoratori subordinati a tempo parziale, ma soltanto se l’articolazione dell’orario di lavoro non preveda il diritto alla pausa pranzo.
Cosa I buoni pasto non sono cedibili, commercializzabili, cumulabili oltre il limite di 8 buoni o convertibili in denaro. Essi, inoltre, sono utilizzabili esclusivamente per l’intero valore facciale ed hanno validità di un anno. Possono essere utilizzati solo se datati e sottoscritti dal titolare. I buoni pasto sono esenti da tassazione fino all’importo giornaliero stabilito dalla legge: soltanto l’eccedenza rispetto a tale cifra concorre a determinare il reddito da lavoro dipendente ai fini del calcolo dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali. Il buono cartaceo non è soggetto a trattenute fino al valore facciale di 4 euro, quello elettronico è esente da tassazione fino al valore di 8 euro.
AttenzioneProprio a seguito dell’emergenza Covid-19, è stata chiarita la possibilità di erogare i buoni anche ai lavoratori in smart working.
Come L’erogazione dei flexible benefits è prevista a fronte: - di un atto unilaterale del datore di lavoro; - CCNL; - accordo interconfederale; - contrattazione territoriale; - contrattazione aziendale, sulla base di un accordo con le rappresentanze sindacali. L’accordo sindacale o il CCNL, in particolare, possono: - prevedere solo di welfare aziendale; - riconoscere ai dipendenti la facoltà di scegliere se ricevere beni e servizi al posto dei premi economici per gli incrementi di produttività. Il premio di risultato detassabile può essere, pertanto, convertito, in tutto o in parte, in servizi welfare defiscalizzati. Quando Il buono pasto non costituisce diritto imprescindibile del lavoratore e spetta soltanto quando previsto da un apposito accordo collettivo o individuale. In mancanza di tale accordo i benefici previsti dai buoni pasto non possono essere pretesi poiché non rappresentano una parte della retribuzione ma un beneficio assimilato alle prestazioni di welfare. La legge, quindi, non impone al datore di lavoro alcun obbligo sul rilascio dei buoni pasto poiché la loro concessione è sempre specificata nel contratto di assunzione o è frutto di successivi accordi. Calcola il risparmioIpotesi di assunzione di un lavoratore in sostituzione presso un’azienda industriale del Mezzogiorno che occupa 18 dipendenti ed applica il CCNL metalmeccanica - livello 3.Si ipotizza di erogare 200 euro di buoni pasto nell'arco di ciascun mese, in alternativa alla erogazione del corrispondente importo a titolo di indennità di mensa. La retribuzione di base è pari a 1.820 euro. La contribuzione ordinaria INPS a carico del datore di lavoro è di 520 euro, cui si aggiunge, nel caso dell'indennità di mensa, la contribuzione dovuta sulla stessa, che porta la contribuzione dovuta a 585 euro. Per ciascun buono pasto elettronico erogato per un importo, a titolo esemplificativo pari a 9 euro al giorno, posto il limite esente che è fissato a 8 euro, la differenza imponibile è pari a 1 euro. I contributi previdenziali trattenuti al dipendente su tale differenza sono pari a: 1,00/100*9,19 = 0,092 euro. L'imponibile IRPEF è pari a: 1,00 - 0,092 = 0,908 euro. Le ritenute IRPEF (supponendo una aliquota media pari al 27%) = 0,908/100*27 = 0,25 euro. Il totale netto percepito dal lavoratore è dunque pari a 7,65 euro. Su base mensile, ponendo un totale di giorni lavorati nel mese pari a 22, il totale delle trattenute è pari a: 0,25 x 22 = 5,50 euro mensili.Risparmio %Dall’analisi dei dati suesposti è possibile osservare che l’erogazione dei buoni pasto consente all’azienda di ottenere un risparmio, sul costo del lavoro del proprio personale dipendente, quasi pari al 22%. A ciò si aggiunge l’evidente vantaggio dell’esenzione fiscale per il lavoratore e la possibilità per l’azienda di dedurre il costo di acquisto dei buoni dalla propria contabilità aziendale.
Retribuzione ordinaria + Indennità di mensaRetribuzione + Erogazione buoni pasto
Retribuzione lorda mensile erogata1.820 + 2001.820 + 200
Contribuzione INPS585520
Contribuzione INAIL9791
Totale costo mensile2.7022.110
Risparmio%22%
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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2022/10/24/buoni-pasto-indennita-mensa-conviene-datore-lavoro

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