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Governo Meloni: quali sono le priorità del programma

Nel corso del suo intervento alla Camera dei deputati il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha esposto il programma del suo governo. Il nuovo esecutivo considera indispensabile accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo, intende allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%. Sempre in ambito fiscale, poi, programmerà un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri. Infine, procederà alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Quali sono le altre direttrici lungo le quali si muoverà il nuovo governo?

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha reso alla Camera dei Deputati le dichiarazioni programmatiche del Governo. Partendo dai riferimenti geopolitici il presidente del consiglio ha ribadito la collocazione internazionale, europea e atlantica del nostro Paese. Una casa comune europea, ha sottolineato, vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Il Governo rispetterà le regole attualmente in vigore, è stato sottolineato, e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita. L’Italia continuerà poi ad essere partner affidabile in seno all’alleanza atlantica sottolineando come soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato partendo dalla questione energetica. Scenario economico Il contesto nel quale si troverà ad agire il Governo è molto complicato, si sottolinea, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia. Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. In termini evolutivi negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%. Negli ultimi dieci anni l’Italia si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020. Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall'impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la BCE, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico. Per quel che riguarda l’Italia si sottolinea come i fondamentali dell’economia sono solidi, essendo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario. Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e, in un clima di fiducia, potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale. Ma ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità ancora inespresse che ha l’Italia. La strada maestra è la crescita economica, duratura e strutturale. Il Governo manifesta poi apertura a favorire gli investimenti esteri portando sviluppo, occupazione e know-how in una logica di benefici reciproci, fermo restando il contrasto a logiche predatorie che mettano a rischio le produzioni strategiche nazionali. Protezione dal caro energia e dall’inflazione Come intento si afferma come sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante. Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e costringerà a rinviare altri provvedimenti che si sarebbe voluto avviare già nella prossima legge di bilancio. Oggi la priorità del Governo deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Dal dramma della crisi energetica, sottolinea il presidente de consiglio, può emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia utilizzando i giacimenti di gas dei nostri mari e le risorse naturali presenti in particolare nel Mezzogiorno da sfruttare per generare le energie rinnovabili. Interventi fiscali Oltre al caro energia, le famiglie italiane si trovano a dover fronteggiare un livello di inflazione che ha raggiunto l’11,1% su base annua e ne sta erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto, nonostante una parte di questi aumenti sia stata assorbita dalle aziende. È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo occorre allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%. Sempre in ambito fiscale si programma un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri.Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del 10 quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita.Il secondo: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco.Il terzo: una serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva) accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora. Politiche del lavoro e le pensioni Come priorità non rinviabile si intende procedere alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L’eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. L’obiettivo è quello di intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi. E per incentivare le aziende ad assumere, si ha in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro. Si intende poi dedicare il massimo impegno ai tavoli di crisi e al riconoscimento di tutele adeguate ai lavoratori autonomi. Si intende poi contrastare gli incidenti sul lavoro e colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro, con percorsi formativi specifici ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro. Ci si vuole poi dirigere verso una miglior conciliazione lavoro-famiglia per favorire l’occupazione femminile premiando quelle aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i tempi casa-lavoro e sostenendo i Comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici. Per quel che riguarda il tema pensioni si intende facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo. Driver del sistema economico Andando alle riflessioni sul tessuto produttivo si afferma la necessità di tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Il riferimento è al marchio, fatto di moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile, si sottolinea. Il riferimento è alla favorevole posizione dell’Italia nel Mediterraneo e alle opportunità legate all’economia del mare, che può e deve diventare un asset strategico per l’Italia intera e in particolare per lo sviluppo del meridione anche valorizzando l’industria turistica e culturale. Si rimarca ancora la volontà di perseguire una semplificazione del rapporto tra Stato e Impresa con una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti. Si vuole poi sfruttare le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per ammodernare il Paese con la prospettiva di investimenti di medio termine. Si intende poi riconsiderare il gap territoriale con il Sud e promuovere investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l’erosione costiera. Si intende poi tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal PNRR, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security. 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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2022/10/26/governo-meloni-priorita-programma

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