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Fondi pensione UE: dagli stress test segnali di allarme sugli effetti dei rischi climatici

L’EIOPA ha pubblicato i risultati degli ultimi stress test sui fondi pensione UE. L’obiettivo era quello di valutare l’impatto di uno scenario avverso sulla posizione finanziaria dei singoli fondi, per testarne la resilienza rispetto a shock di mercato, oltre che gli impatti di secondo livello che si potrebbero verificare sui redditi pensionistici e sui bilanci delle aziende istitutrici. Si intendeva, inoltre, valutare gli effetti di trasmissione di scenari economici avversi attraverso il settore previdenziale sulla stabilità finanziaria dell’UE. Il nuovo esercizio di valutazione è stato il primo a tener conto delle problematiche climatiche globali, con la finalità di misurare gli effetti di questi rischi sul settore dei fondi pensione europei. Quali sono le principali evidenze?

Sono stati pubblicati il 13 dicembre 2022 dall’EIOPA i risultati degli stress test avviati nello scorso mese di aprile, condotti sulle forme previdenziali di tipo occupazionale. L’obiettivo era quello di valutare l’impatto di uno scenario avverso sulla posizione finanziaria di singoli fondi pensione, per testarne la resilienza rispetto a shock di mercato oltre che gli impatti di secondo livello che si potrebbero verificare sui redditi pensionistici degli aderenti/beneficiari e sui bilanci delle aziende istitutrici. Si intendeva poi valutare gli effetti di trasmissione di scenari economici avversi attraverso il settore previdenziale sulla stabilità finanziaria dell’intera Unione.

Il nuovo esercizio di valutazione, cronologicamente il quarto da quando è stata istituita l’Autorità di Vigilanza europea su assicurazioni e fondi pensione, è stato poi il primo a carattere climatico, finalizzato a valutare gli effetti dei rischi ambientali sul settore dei fondi pensione europei.
Come si è svolto lo stress test L’esercizio ha preso in considerazione un campione di 187 fondi pensione di 18 Paesi diversi, coprendo, quindi, tutti i Paesi dello Spazio economico europeo (SEE) con settori pensionistici significativi. Complessivamente, è stato analizzato oltre il 65% del patrimonio in piani a prestazione definita (DB) e a contribuzione definita (DC). Il campione dei fondi pensione italiani partecipanti è stato definito dalla COVIP, che è l’Autorità di vigilanza settoriale nazionale, in modo da assicurare la partecipazione di almeno il 50% degli attivi detenuti dai fondi pensione a contribuzione definita e il 60% degli attivi detenuti dagli schemi a prestazione definita. I precedenti stress test si differenziavano in funzione della tipologia di schema pensionistico, a prestazione definita e a contribuzione definita, essendo ciascuna contraddistinta da modelli di gestione specifici, con differenziazioni sostanziali quanto a politiche d’investimento ed esposizione ai rischi. In questo esercizio, l’EIOPA ha adottato una modalità per quanto possibile uniforme, prendendo spunto dalla constatazione che i confini tra le forme pensionistiche, sia tra gli Stati membri sia tra le varie tipologie di fondi pensione, si fanno sempre più sfumate. L'esercizio ha seguito una duplice metodologia, oltre a un approccio di bilancio nazionale (NBS), basato sulla regolamentazione nazionale in materia di valutazione, è stato utilizzato un approccio di bilancio comune (CBS), con valutazioni mark-to-market, per rendere possibili confronti significativi. Come anticipato, si è trattato del primo stress test che ha considerato gli impatti derivanti dal cambiamento climatico, tenendo conto come la gestione dei rischi di sostenibilità ambientale rappresenta ormai una dimensione fondamentale per tutti gli investitori di lungo periodo. Lo stress test voleva allora valutare la resilienza dei fondi pensione europei rispetto a uno scenario di cambiamento climatico, che è stato sviluppato insieme al Comitato europeo per il rischio sistemico e alla Banca centrale europea, e che prevede un'improvvisa e disordinata transizione verso la neutralità climatica innescata da un'azione politica ritardata, che si traduce in un forte aumento dei prezzi delle emissioni di carbonio. Questo brusco aumento del prezzo delle emissioni sarebbe all’origine dell’esplosione del rischio di transizione improvvisa e disordinata per l'intera economia, con effetti sulla redditività degli investimenti e sulle passività. L’obiettivo era allora quello di verificare l’ampiezza di tali effetti. Si sono ancora considerati i potenziali effetti dell'inflazione sui redditi pensionistici degli aderenti e dei beneficiari, oltre che sulla sostenibilità dei piani pensionistici. Risultati L’EIOPA sottolinea che, osservando sia le attività che le passività, l'impatto sui coefficienti di finanziamento appare gestibile, il che di per sé è rassicurante.
Si evidenzia, in ogni modo, la vulnerabilità del settore ai rischi climatici, in particolare per quanto riguarda gli investimenti nelle industrie ad alta intensità di carbonio. I risultati mostrano che i fondi pensione sono materialmente esposti ai rischi di transizione, con, dal lato dell'attivo, un calo complessivo considerevole del 12,9%, determinato dallo scenario di stress, corrispondente a perdite di valutazione dell'attivo per circa 255 miliardi di euro.
La maggior parte del calo di valore si manifesta negli investimenti azionari e obbligazionari. I fondi pensione detenevano in media circa il 6% del loro capitale proprio e il 10% dei loro investimenti in obbligazioni societarie in settori ad alta intensità di carbonio, come miniere, elettricità e gas e trasporti terrestri, per i quali lo scenario prevedeva forti svalutazioni, comprese tra il 20% e il 38%. Le passività sono diminuite a causa dell'aumento dei tassi privi di rischio, che ha contribuito ad attutire l'impatto delle svalutazioni degli asset sul funding ratio, anche se non hanno compensato completamente il calo. L’Autorità di Vigilanza rimarca allora come, nello scenario di quest'anno, un calo delle passività dovuto all'aumento dei tassi di interesse ha contribuito a controbilanciare gran parte delle perdite dal lato delle attività, ma potrebbe non essere così in tutti gli scenari. È importante allora riflettere su questo e prendere in considerazione la possibilità di testare diversi scenari in esercizi futuri, in quanto potrebbero dare informazioni ancora migliori sui rischi ambientali sostenuti dai fondi pensione. Lo stress test evidenzia poi, come, sebbene le forme previdenziali considerino sempre più i fattori ESG nelle loro decisioni di investimento, le stesse incontrano ancora notevoli ostacoli nell'allocazione degli investimenti in categorie sensibili al rischio climatico.
Per quel che riguarda il comportamento nei confronti della perdita del potere d’acquisto delle future prestazioni, il 55% del campione offre schemi in cui i vantaggi sono direttamente collegati all'inflazione e il 67% tende a sovraperformare l'inflazione con le proprie strategie di investimento o almeno di avere tra i propri obiettivi la mitigazione degli effetti dell'inflazione.
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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/01/05/fondi-pensione-ue-stress-test-segnali-allarme-effetti-rischi-climatici

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