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Quota 100 inaccessibile per lavoratori del Sud e donne

Al via alla Camera il ciclo di audizioni sul disegno di legge di conversione del decreto su reddito di cittadinanza e pensioni. Per CGIL, CISL e UIL, è inaccettabile il vincolo di residenza di 10 anni posto ai cittadini stranieri; sul fronte previdenziale, quota 100 rappresenta un'opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma è decisamente meno accessibile ai lavoratori del Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori produttivi caratterizzati da stagionalità o appalti. Secondo Rete Imprese Italia, il decreto va corretto rafforzando, da una parte, il meccanismo delle condizioni per ottenere il reddito di cittadinanza, dall’altra rimuovendo le rigidità delle assunzioni rappresentate soprattutto dai contratti a tempo pieno e indeterminato.

È cominciato il percorso in seconda lettura alla Camera del disegno di legge di conversione del decreto su reddito di cittadinanza e pensioni.

Il primo passo è stato l’avvio del ciclo di audizioni presso le Commissioni Lavoro e Affari sociali.

In prospettiva informativa va evidenziato poi come la consulta dei CAF ha approvato l’ipotesi d’intesa con l’INPS raggiunta venerdì 1° marzo per dare assistenza ai potenziali percettori. Le domande raccolte a marzo saranno trasmesse all’Ente di previdenza per la verifica dei requisiti dal 25 marzo fino al 15 aprile. Il 26 aprile i cittadini riceveranno l’esito della richiesta: se sarà positivo, Poste invierà la comunicazione per il ritiro della carta dove verrà caricato l’importo e il pagamento avverrà dai primi di maggio. In caso di diniego non è ancora chiaro se il richiedente potrà fare ricorso.

L’INPS ha reso poi noto come a lunedì 4 marzo sono state 80.130 le richieste per andare in pensione con quota 100, di cui 30.378 richieste sono arrivate lavoratori del settore pubblico e 27.569 da lavoratori dipendenti.

Andando alla disamina delle audizioni e partendo in ordine cronologico da quella di CGIL, CISL e UIL si sottolinea, in tema di reddito di cittadinanza, come si nutra preoccupazione sul conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni sul tema delle assunzioni dei navigator e su alcune novità inserite con emendamenti. Sul punto va riportata la notizia resa nota dalla coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni secondo cui le Regioni sono state ricontattate dal Governo e sperano di riprendere presto il dialogo sulla questione.

Per quel che riguarda poi l’individuazione come congrua di una retribuzione superiore a 858 euro i sindacati confederali sottolineano come non si tiene conto dei salari percepiti da lavoratrici e lavoratori impegnati in alcuni settori o delle retribuzioni di molti lavoratori part-time. La nuova soglia apre una serie di problemi a partire dall’ulteriore differenziazione della congruità rispetto alle regole del sistema di condizionalità vigente per gli altri percettori di trattamenti di sostegno al reddito, come ad esempio la NASPI.

Con riferimento all’aumento delle ore di volontariato presso i Comuni che i percettori del reddito di cittadinanza devono garantire, passato da 8 a 16 ore, viene osservato come la nuova soglia equivale sostanzialmente ad un tempo parziale nella pubblica amministrazione e in altri settori, per cui appare necessaria una riflessione.

Viene ritenuto inaccettabile poi il vincolo di residenza di dieci anni posto ai cittadini stranieri e si contesta l'obbligo di certificazione prodotta dallo Stato estero, se extra UE, introdotto a Palazzo Madama.

Passando ai temi previdenziali i sindacati confederali evidenziano come quota 100 rappresenta un'opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma è decisamente meno accessibile ai lavoratori del Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori produttivi caratterizzati da stagionalità o appalti, come quello agricolo o dell'edilizia. Si chiede poi per le lavoratrici una riduzione contributiva, almeno in presenza di figli, come previsto per l'APE sociale.

Perplessità si esprimono anche sul meccanismo delle finestre, soprattutto per il settore del pubblico impiego, che appare particolarmente penalizzante. Non favorevole l’applicazione delle finestre con riguardo al pensionamento anticipato anche per i lavoratori appartenenti ad una delle 15 categorie di lavori gravosi oppure usuranti, poiché il blocco dell'incremento per aspettativa di vita sulla pensione anticipata per questi lavoratori era già previsto.

La proposta è quella di un intervento più ampio, di tipo organico e strutturale che preveda una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età e, per quanto riguarda il sistema contributivo, il superamento degli attuali vincoli che rendono molto difficile l'accesso al pensionamento poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi soglia dell'assegno (1,5 e 2,8 volte l'assegno sociale).

CGIL, CISL e UIL confermano poi l'importanza di introdurre la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall'età.

Per quel che riguarda la governance INPS, si sollecita la nomina del nuovo Presidente e si chiede il rafforzamento del ruolo dei comitati di indirizzo e vigilanza dotandoli di reali ed esigibili poteri di indirizzo e controllo.

Da evidenziare anche la posizione espressa dall’UGL che, nel valutare positivamente alcune delle modifiche apportate al testo in Senato ed evidenziando l'importanza dei patronati e dei centri di assistenza fiscali, rimarca la necessità di un intervento di rilancio della previdenza complementare insieme alla introduzione di nuove misure a sostegno della previdenza dei giovani e delle donne, compreso un bonus contributivo per ogni figlio.

Il giudizio di Rete imprese

Secondo Rete Imprese Italia il provvedimento va corretto:

- rafforzando, da una parte, il meccanismo delle condizioni per ottenere il reddito di cittadinanza,

- dall’altra rimuovendo le rigidità delle assunzioni rappresentate soprattutto dai contratti a tempo pieno e indeterminato.

Sarà inoltre opportuno attuare la riforma strutturale dei centri per l’impiego che ad oggi non intermediano efficacemente domanda e offerta di lavoro, e garantendo efficaci controlli per evitare abusi nella fruizione del beneficio.

Va evitato il rischio di possibili effetti distorsivi sul mercato del lavoro: la crescita dell’occupazione irregolare e della concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese, il disincentivo a creare nuove iniziative imprenditoriali.

Viene ancora sottolineata la necessità di ripristinare le risorse per i Fondi interprofessionali cui è stato esteso il compito di finanziare la formazione per il reinserimento nel mercato del lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

Rete Imprese Italia ritiene poi necessario un attento monitoraggio degli interventi su quota 100, giudicata “una misura estremamente onerosa che occorre contemperare con la necessità di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Inoltre, andrà ad aggiungersi alle misure strutturali e sperimentali degli ultimi anni, alimentando una normativa previdenziale estremamente complessa che rende difficile la programmazione sia per le aziende che per i lavoratori di volta in volta interessati”.

Assolavoro segnala ancora come condizione necessaria per il funzionamento del reddito di cittadinanza la corretta distinzione, sia sotto il profilo delle attività che dei soggetti coinvolti, delle misure volte al superamento della condizione di povertà rispetto a quelle di inclusione lavorativa e di avvicinamento formativo al mercato del lavoro.

Chiarezza sulle responsabilità e sui tempi di realizzazione, viene pertanto evidenziato, sono le due variabili principali che si sono rivelate critiche nelle esperienze già realizzate di politica attiva e costituiscono elementi determinanti se si vuole evitare il boomerang dell'insoddisfazione per il Governo di una macchina che si preannuncia complessa e numericamente consistente.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2019/03/05/quota-100-inaccessibile-lavoratori-sud-donne

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