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Reddito di cittadinanza: per l’INPS forte impatto su economia e redistribuzione ricchezza

Il direttore generale dell'INPS, Gabriella Di Michele, in audizione alla Camera sulla conversione in legge del decreto in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, ribadisce il forte impatto della misura di sostegno al reddito e reinserimento lavorativo sia sulla politica economica sia sulla redistribuzione della ricchezza, in termini di riduzione della povertà e aumento dell'inclusione sociale. Per l’INPS, gli effetti positivi si vedranno anche in tema di PIL potenziale. Secondo l’Ente le risorse stanno arrivando e sicuramente arriveranno prima del 15 aprile. Inoltre, la previsione è che le risorse messe a disposizione siano più che sufficienti, ipotizzando un tiraggio dell'85% rispetto al budget.

Nel giorno del “go live” del reddito di cittadinanza sono proseguite le audizioni in Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera sul disegno di legge di conversione del decreto 28 gennaio 2019, n. 4. Va ricordato come il provvedimento, che deve essere convertito in legge entro il 29 marzo, è calendarizzato debba approdare in Aula il 18 marzo. Con riferimento all’iter parlamentare va ancora aggiunto come la Conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso che, in caso di terza lettura, il decreto su reddito di cittadinanza e “quota 100” sarà nell'Aula del Senato nei giorni dal 26 al 28 marzo.

Partendo dalle osservazioni sviluppate dall’Inps si evidenzia come il reddito di cittadinanza avrà un forte impatto sia sotto il profilo della politica economica sia della redistribuzione della ricchezza, in termini di riduzione della povertà e aumento dell'inclusione sociale. Ma anche in termini di aumento del Pil potenziale.

La previsione rappresenta sicuramente un auspicio proprio nel giorno in cui l'Interim Economic Outlook dell’OCSE rivede il Pil dell'Italia in segno negativo, -0,2, nel 2019, per risalire allo 0,5 nel 2020, rispettivamente -1,1 punti e -0,4 punti rispetto alle previsioni del precedente Economic Outlook di novembre. Le cause che vengono addotte sono l'incertezza politica, le tensioni commerciali e un'ulteriore erosione della fiducia dei consumatori.

Vanno poi riportate le considerazioni sviluppate da Pasquale Tridico, consulente economico del Ministro Di Maio e considerato uno degli ideatori dello strumento, secondo cui il sistema del reddito di cittadinanza garantirà uno spazio fiscale aggiuntivo a valere sui conti pubblici, inizialmente stimato in 12 miliardi. Anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla Serbia ha espresso il convincimento del Governo che la misura avrà un impatto significativo sulla domanda interna.

Tornando all’Inps, si rimarca ancora come c'è stato un notevolissimo impegno da parte dell'Ente previdenziale obbligatorio che ha messo a punto i modelli di domanda "con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza e che permetterà di avviare l'erogazione del beneficio nei tempi richiesti”. Con riferimento ai profili finanziari viene ricordato come è stato aperto un apposito capitolo di bilancio, le risorse stanno arrivando e sicuramente arriveranno prima del 15 aprile, l’Inps le trasmetterà a Poste italiane per il caricamento sulla card elettronica. La previsione dell’Ente di previdenza è che le risorse messe a disposizione siano più che sufficienti, ipotizzando un tiraggio dell'85% rispetto al budget.

Viene ancora rimarcato come l'Inps ha anche messo a punto un panel di controlli aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalla legge; l'istituto effettuerà controlli sui requisiti economici e sui trattamenti già erogati dall'Inps stessa incrociando i dati in archivio, sul patrimonio immobiliare e mobiliare tramite l'ISEE. È stata anche elaborata una scala di equivalenza sia ai fini del Reddito che delle pensioni e verranno effettuati dei controlli a campione sulle autocertificazioni. È stato avviato poi un tavolo congiunto Inps, Guardia di Finanza e Ispettorato del lavoro.

Con riferimento a quota 100 sono pervenute più di 80mila domande, un trend in linea con le previsioni dell’Inps, anche se il numero sembra molto alto. Si pensa cioè ad un effetto accumulo. Si ipotizza che ci saranno altri picchi ad agosto con il settore pubblico e a settembre con le pensioni della scuola. Si sottolinea ancora come il nuovo canale di flessibilità in uscita agevola gli uomini che hanno una carriera contributiva più costante così come avviene anche per i pensionamenti anticipati. C'è allora un gap gender notevole sul quale probabilmente ci si dovrebbe interrogare di più. Con riferimento ai controlli si sottolinea come l’unico previsto è sulla incumulabilità con il rapporto di lavoro dipendente e autonomo e si sta facendo una modifica normativa per incrociare i dati a posteriori con dati del ministero del Lavoro da cui risulta se il soggetto è occupato, per recuperare a posteriori quote di pensioni erogate. Poi c'è il controllo di vigilanza su chi lavora in nero.

L’UPB stima valori della platea dei beneficiari e delle spese sostanzialmente in linea con quelle riportate nella relazione tecnica al provvedimento. L’incidenza dei nuclei beneficiati risulta fortemente differenziata a livello territoriale: il 56 per cento dei nuclei beneficiari è residente al Sud e nelle isole, mentre circa il 28 per centro è residente nel Nord. A fronte di un’elevata copertura della povertà a livello nazionale (72,5 per cento rispetto alla platea potenziale dei nuclei familiari, 71,4 per cento del totale degli individui), l’allineamento tra RdC e povertà varia considerevolmente tra le diverse aree geografiche: la percentuale dei nuclei beneficiari è prossima a quella dei nuclei in povertà assoluta nel Mezzogiorno (rispettivamente i beneficiari sono l’8,4 per cento nel Sud e il 9,8 per cento nelle isole contro una incidenza della povertà assoluta, rispettivamente, del 10,2 e del 10,5 per cento), sensibilmente più bassa al Centro e al Nord (il RdC raggiunge il 3,1 per cento nel Nord-Ovest e il 2,6 per cento nel Nord-Est, contro una incidenza della povertà assoluta, rispettivamente, del 5,7 e del 4,8 per cento).

È stato inoltre possibile stimare, sempre sulla base delle dichiarazioni ISEE del 2017, come i nuclei familiari e i relativi componenti si potrebbero distribuire almeno inizialmente tra i due diversi percorsi previsti dal RdC: il percorso di inserimento lavorativo (ossia collegato ai Centri per l’impiego) e quello di inclusione sociale (via Comuni, per le famiglie con più deboli prospettive di occupabilità e con problemi di povertà multidimensionali) Dall’analisi emerge che circa il 37 per cento dei nuclei risulterebbe senza obblighi di alcun genere, il 26 per cento verrebbe almeno inizialmente inserito nel percorso lavorativo e il restante 37 per cento in quello di inclusione gestito dai Comuni. Vi è tuttavia una forte eterogeneità interna dei componenti dei nuclei, tranne che nelle famiglie senza obblighi che per costruzione sono, secondo la normativa del RdC, formate unicamente da persone escluse da obblighi.

In particolare, nelle famiglie assegnate al percorso lavorativo come punto di ingresso si riscontrano il 40 per cento di individui “prontamente attivabili” (circa 462.000 individui), il 46 per cento di persone escluse da obblighi (circa 539.000 individui) e il 14 per cento di persone “non immediatamente attivabili” nel mercato del lavoro (165.000 individui). Le famiglie assegnate al percorso di inclusione sono invece composte per il 47 per cento da individui “non immediatamente attivabili” (circa 656.000 individui) e per il 53 per cento da persone “escluse da obblighi” (circa 729.000 individui). Per come è congegnato, viene sottolineato, il RdC è connotato dalla debolezza degli incentivi a partecipare spontaneamente all’attività lavorativa. Al momento della richiesta del beneficio l’intero reddito da lavoro guadagnato entra nel reddito del nucleo familiare da integrare con il RdC, il che corrisponde all’applicazione di un’imposta implicita del 100 per cento se il reddito da lavoro è pari o inferiore alla soglia.

I soggetti che lavorano e che percepiscono salari bassi avranno pertanto una disponibilità economica uguale a quelli che non lavorano.

Inoltre, questo disincentivo è aggravato dal fatto che la misura del RdC potrebbe spiazzare segmenti del mercato del lavoro – soprattutto al Sud – caratterizzati da retribuzioni particolarmente modeste eventualmente dovute a rapporti part-time o di collaborazione, per i quali l’attività lavorativa non risulterebbe economicamente conveniente.

Quanto alle misure coercitive, il principale disincentivo a comportamenti opportunistici è costituito dall’obbligo di accettare offerte di lavoro congrue. La credibilità di questo meccanismo non appare scontata e dipenderà dall’effettiva dimensione della disoccupazione frizionale, dall’efficacia dei Centri per l’impiego nel mettere in contatto domanda e offerta di lavoro, dalla convenienza delle imprese a rivolgersi ai beneficiari del RdC per colmare le proprie vacancies.

Sul versante delle misure in materia pensionistica – la principale delle quali è la cosiddetta “quota 100” – le simulazioni condotte dall’UPB forniscono risultati sostanzialmente in linea con le valutazioni ufficiali per quanto riguarda sia il maggior numero di pensioni in pagamento nei prossimi dieci anni sia la connessa maggiore spesa.

Sulla possibilità di una staffetta intergenerazionale messa in moto dai pensionamenti anticipati, la letteratura economica e le analisi empiriche non giungono a conclusioni univoche. Nel breve periodo la contrazione dell’occupazione delle coorti più anziane che sarà prodotta da quota 100 potrebbe favorire un moderato ricambio generazionale, soprattutto nel settore pubblico. Nel lungo periodo, invece, l’occupazione tanto dei giovani quanto degli anziani dipenderà dall’efficacia delle misure di incentivo alla crescita economica implementate dal governo.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2019/03/07/reddito-cittadinanza-inps-forte-impatto-economia-redistribuzione-ricchezza

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