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Brexit: il Governo al lavoro per un’uscita “ordinata”

Il Premier Theresa May ha offerto ai deputati del gruppo Tory riuniti nel comitato 1922, le proprie dimissioni pur di avere un voto favorevole per assicurare una Brexit ordinata. Secondo il nuovo calendario fissato dalla UE, il Governo britannico ha tempo fino al 12 aprile per presentare una nuova proposta, se non riuscirà a fare approvare dal Parlamento il testo dell'attuale accordo. Il Governo britannico ha poi formalmente rigettato la petizione in favore della revoca dell'articolo 50, e quindi della Brexit, che si è chiusa con il sostegno record di 5,8 milioni di firme e che sarà discussa (senza voto) lunedì in Parlamento.

Si cerca di sbloccare lo stallo sulla Brexit con un ruolo più attivo del Parlamento. Si è tenuto lungo tutto il pomeriggio e la serata del 27 marzo il dibattito alla House of Commons su alcuni voti indicativi che riguardano l'iter di uscita dall'UE. Va ricordato come si tratta di una sorta di suggerimenti su come emendare l’accordo di Brexit. Lo speaker della House of Commons ha ritenuto ricevibili 8 proposte parlamentari, alternative all'accordo negoziato con la UE.

In primo luogo, il no deal che prevede di lasciare l'UE il 12 aprile senza un accordo.

Vi è poi Mercato comune 2.0, in base al quale il Governo aderisce allo Spazio economico europeo attraverso l'Associazione europea di libero scambio e negozia un'unione doganale temporanea fino a quando non si troveranno accordi alternativi.

Altro voto indicativo riguarda l’EFTA e il SEE per cui il Regno Unito resta nello Spazio economico europeo e chiede di ricongiungersi all'Associazione europea di libero scambio. Rifiuta di formare un'unione doganale ma cerca un accordo su nuovi protocolli relativi al confine con l'Irlanda del Nord e al commercio agroalimentare.

Vi è poi la proposta di Unione doganale che prevede di rafforzare l'obiettivo di formare un'unione doganale nella legislazione primaria.

Ancora, il Piano alternativo del Partito laburista che negozia le modifiche all'accordo sulla Brexit e la dichiarazione politica per garantire la posizione dei Labour e tramutare questi obiettivi in legge.

Altro punto, la revoca per evitare un no deal, se l'accordo per il ritiro non sarà approvato prima della deadline, il governo chiederà ai parlamentari di approvare l'uscita senza accordo. E se questa non dovesse passare, il governo revocherà l'articolo 50.

Vi è ancora il voto pubblico confirmatorio per cui il governo non può attuare o ratificare l'accordo di ritiro e la dichiarazione politica a meno che e fino a quando non siano stati approvati in un referendum.

Da ultimo gli accordi preferenziali contingenti per cui il Regno Unito versa i propri contributi all'UE alla fine del 2020 e concorda con l'Ue un periodo di due anni in cui le merci del Regno Unito hanno pieno accesso all'Unione europea.

Theresa May aveva però evidenziato come il Governo non si senta necessariamente vincolata al risultato del voto indicativo del Parlamento se non coerente con la propria posizione e con gli esiti del referendum.

È da ricordare come il Governo non ha ancora sottoposto al voto dei Comuni l'emendamento necessario a rinviare la Brexit oltre la data fissata per legge del 29 marzo. L'esecutivo ha però assicurato che anche se il provvedimento non dovesse essere approvato entro la mezzanotte di venerdì, prevarrebbe sulla legislazione nazionale quella europea, che ha spostato la data al 12 aprile.

Va infatti ricordato come secondo il nuovo calendario fissato dalla UE, il governo britannico ha tempo fino a tale data per presentare una nuova proposta, se non riuscirà a fare approvare dal Parlamento il testo dell'attuale accordo. Il Premier Theresa May durante una riunione privata del Comitato 1922, un gruppo interno alle file dei conservatori, secondo indiscrezioni trapelate e confermate da una nota di Downing Street, ha offerto le proprie dimissioni pur di avere un voto favorevole per assicurare una Brexit ordinata. Lo spirito è quello del "Save the Brexit” traducibile nel ritenere preferibile un accordo che non piace a tutti che non avere alcun accordo. Così come richiesto dallo speaker Bercow l’accordo che dovrà essere proposto in Aula in Parlamento dovrà recare modifiche sostanziali rispetto al testo già respinto dalla Camera dei Comuni. Il Governo britannico ha poi formalmente rigettato la petizione in favore della revoca dell'articolo 50, e quindi della Brexit, che si è chiusa con il sostegno record di 5,8 milioni di firme e che sarà discussa (senza voto) lunedì in Parlamento. Si è ritenuto che non possa cancellarsi la volontà maggioritaria del pro Leave espressa nel referendum del 2016.

Sul versante UE vanno riportate le dichiarazioni del Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, all'Europarlamento secondo cui il vertice della scorsa settimana a Bruxelles non è stato l'ultimo prima delle elezioni europee ed è molto probabile che ci sarà un nuovo incontro ad aprile per discutere di Brexit . Ha poi evidenziato come Bruxelles non possa tradire i 6 milioni di persone che hanno firmato per revocare l'articolo 50 e la maggioranza crescente di persone che vuole restare nell'UE. Queste persone possono avere la sensazione di non sentirsi sufficientemente rappresentate dal Parlamento britannico, ma devono avere la sensazione di essere rappresentati dall'UE in quest'aula, perché sono europei. Fino al 12 aprile, ha proseguito, il Regno Unito continua a avere una scelta tra un accordo, un mancato accordo, una proroga lunga o revocare l'articolo 50.

Va poi segnalato che la Banca d’Italia ha pubblicato le comunicazioni contenenti indicazioni operative per gli adempimenti previsti nel cosiddetto Decreto Brexit indirizzate rispettivamente agli intermediari italiani operanti nel Regno Unito e agli intermediari britannici operanti in Italia. Andando più nello specifico, in caso di no deal le banche, gli operatori e gli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia, che alla data di recesso operano sul territorio del Regno Unito tramite filiali o succursali oppure in regime di libera prestazione possono continuare ad operarvi nel periodo transitorio, previa notifica alle Autorità di vigilanza competenti. La notifica dovrà essere trasmessa alla Banca d'Italia entro 3 giorni lavorativi antecedenti la data di recesso elencando le attività che intendono continuare a svolgere nel Regno Unito.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2019/03/28/brexit-governo-lavoro-uscita-ordinata

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