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Imprese in default con le banche: chiarite le regole per gestire le difficoltà di pagamento

Saranno in vigore già da giugno le regole europee relative al “default”, inteso come lo stato di inadempienza verso le banche. Per informare le imprese sulle novità normative e per facilitare il loro rapporto con istituti di credito e intermediari finanziari, l’ABI e le principali associazioni delle imprese hanno elaborato una specifica guida di supporto. Gli imprenditori dovranno prestare molta attenzione al fatto che arretrati di pagamento superiori ai 90 giorni determineranno l’insolvenza anche per importi di molto inferiori rispetto al passato e il passaggio allo stato di default non sarà discrezionale. Cosa cambia per le aziende in difficoltà con i pagamenti? È possibile attuare contromisure?

L’Associazione bancaria italiana (ABI) e le principali associazioni di rappresentanza delle imprese – Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative, Legacoop) CIA-Agricoltori Italiani, CLAAI, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi Industria, Confindustria e Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) - hanno definito e pubblicato la Guida semplice alle nuove regole europee in materia di default , allo scopo di informare le imprese sulle nuove regole in materia e facilitare il rapporto di queste ultime con le banche e gli altri intermediari finanziari.

Il documento, composto di 9 pagine e quattro differenti sezioni, è stato elaborato nell’ambito del Tavolo di Condivisione Interassociativo sulle Iniziative Regolamentari Internazionali (CIRI) costituito secondo le previsioni dell’Accordo per il Credito 2019 e sarà messo a disposizione sui siti delle Associazioni partecipanti.

Già a partire da giugno prossimo e in ogni caso entro il termine del 1° gennaio 2021, gli intermediari finanziari potranno infatti adottare la “nuova definizione di default” ai sensi dell’art. 178 del Regolamento (UE) N. 575/2013, anche ai fini della classificazione dei crediti come Non Performing Loan. E molti istituti si stanno già concretamente muovendo in tal senso.

L’impatto sulle imprese è rilevante poiché l’applicazione delle nuove regole, più puntuali e significativamente più stringenti, può trascinare molti crediti in sofferenza in una condizione di definitivo default, anche senza alcun cambiamento dell’attuale situazione debitoria.

Diamo di seguito uno sguardo attento alle nuove norme, così come stabilite dal Regolamento UE 575/2013 e come evidenziate dalla guida citata.

Secondo l’articolo 178 del Regolamento UE 575/2013 La banca è tenuta a classificare l’esposizione in default in relazione ad un particolare debitore qualora si verifichi uno degli eventi o entrambi gli eventi sotto indicati:

1. l’ente creditore giudica improbabile che il creditore possa adempiere integralmente alle sue obbligazioni creditizie verso l’ente stesso, senza il ricorso ad azioni quale l’escussione delle garanzie;

2. il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni su un pagamento ritenuto rilevante nei confronti dell’istituto creditore. Le autorità competenti possono sostituire il periodo di 90 giorni con uno di 180 giorni per le esposizioni garantite da immobili residenziali o da immobili non residenziali di PMI nella classe delle esposizioni al dettaglio, nonché per le esposizioni verso organismi del settore pubblico.

La novità principale della nuova definizione di default risiede tuttavia nella definizione più rigorosa della soglia di rilevanza, ovvero l’importo degli eventuali arretrati che fanno scattare lo stato di insolvenza.

Allo stato attuale un pagamento arretrato è considerato rilevante se supera il 5% dell’esposizione complessiva dell’impresa nei confronti dell’istituto di credito. Ai sensi della nuova disciplina le soglie sono invece molto ridotte:

- in caso di finanziamento ad imprese, sono considerati rilevanti importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentino contestualmente più dell’1% del totale delle esposizioni di un’impresa verso la banca;

- in caso di finanziamenti a famiglie e piccole e medie imprese, con esposizioni inferiori al milione di euro, la componente assoluta si riduce da 500 a 100 euro, ferma restando la soglia dell’1% dell’esposizione complessiva.

Inoltre, è abolita la possibilità di impiegare somme ancora disponibili su altre linee di credito aperte con lo stesso istituto per compensare gli arretrati in essere allo scopo di evitare la classificazione in default.

L’eventuale determinazione dell’insolvenza dell’impresa debitrice su una singola esposizione determina automaticamente il default di tutte le esposizioni di quell’impresa nei confronti dell’istituto. Ai sensi della nuova disciplina, inoltre, le banche potrebbero essere tenute a fare valutazioni aggiuntive per identificare i casi in cui il default di un’impresa possa contagiare altre imprese clienti a questa connesse, incidendo negativamente sulle loro capacità di rimborso.

Le nuove disposizioni europee, infine, in caso di ritorno in bonis del credito, prevedono che la banca debba aspettare almeno 3 mesi dal momento in cui non sussistono più le condizioni che hanno determinato l’insolvenza per poter riclassificare l’esposizione come regolare.

La guida stilata dall’ABI riporta in maniera semplice e immediata tutte le informazioni utili per una maggior consapevolezza sul tema. Il documento, nove pagine in tutto, è diviso in quattro distinte sezioni, ognuna delle quali ha una funzione specifica.

La prima sezione introduce brevemente le nuove regole in materia di default come declinate nel presente articolo. La seconda sezione, più corposa, è una sorta di Q&A con le domande ricorrenti in tema di default e le relative risposte, che approfondiscono alcuni elementi di dettaglio della normativa ed eliminano alcuni dubbi applicativi, permettendo di confrontare le nuove regole con casi pratici. Nella terza parte è riportato un albero decisionale con cui l’imprenditore può confrontarsi per determinare se può incorrere o meno in una situazione di default e predisporre se del caso eventuali contromisure per evitare l’insolvenza.

Infine, l’ultima sezione, “Classificazione dell’impresa in default: cosa cambia con le nuove regole”, è un utile quadro sinottico che mette a confronto gli elementi caratterizzanti la Nuova Definizione di Default con le vecchie regole in materia, evidenziando quali sono i cambiamenti e cosa invece è rimasto immutato.

Lo stesso Accordo per il Credito 2019 che ha istituito il Tavolo CIRI da cui scaturisce la guida de quo, ha esteso peraltro, per gli anni 2019 e 2020, la possibilità per le PMI e per le micro imprese, di sospendere il pagamento della sorte capitale di prestiti ad ammortamento rateale o di allungare la durata dei prestiti.

Tra le condizioni per poter chiedere la moratoria, è previsto che la società richiedente non abbia già debiti classificati dalla banca come non performing loan e non abbia rate scadute oltre 90 giorni, non sia cioè in condizione di formale insolvenza. Sono inoltre previste specifiche regole a tutela delle imprese in difficoltà e a garanzia del buon esito della moratoria.

Può essere visto in ultima analisi come uno strumento di prevenzione di situazioni di crisi che potrebbero, anche alla luce delle nuove condizioni, facilmente sfociare in insolvenze conclamate.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/banche/quotidiano/2019/05/20/imprese-default-banche-chiarite-regole-gestire-difficolta-pagamento

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