• Home
  • News
  • Rapporto debito/PIL: dal ministro Tria i chiarimenti all’UE

Rapporto debito/PIL: dal ministro Tria i chiarimenti all’UE

Nel rispetto della deadline del 31 maggio, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Tria ha fornito risposta alla lettera inviata da Bruxelles fornendo chiarimenti sui “fattori rilevanti” che non hanno permesso all'Italia di ridurre il rapporto debito/PIL. Il MEF sottolinea come, con riferimento al 2018, sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all’Italia di soddisfare gli sfidanti requisiti della regola di riduzione del debito, il Governo abbia seguito un approccio prudente e responsabile. Per le clausole IVA, il Governo sottolinea di avere un ventaglio di misure alternative grazie alla revisione delle agevolazioni fiscali e dei regimi di concessione delle licenze. Si intende, inoltre, introdurre misure per semplificare il sistema fiscale. Si sta poi avviando poi una nuova revisione della spesa.

Dopo una giornata a dir poco convulsa il Ministro delle Finanze Tria, rispettando la deadline fissata al 31 maggio, ha fornito risposta alla lettera inviata da Bruxelles con cui si richiedevano opportuni chiarimenti sui “fattori rilevanti” che non hanno permesso all'Italia di ridurre il rapporto debito/PIL.

La missiva da Roma a Bruxelles è stata corredata dal Rapporto sull’andamento del debito (58 pagine) ex articolo 126(3) del TFUE redatto dal Dipartimento del Tesoro.

Mercoledì 5 giugno la Commissione Europea pubblicherà le raccomandazioni specifiche per Paese, un passaggio chiave del semestre europeo.

Il MEF sottolinea in particolare come, con riferimento al 2018, sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all’Italia di soddisfare gli sfidanti requisiti della regola di riduzione del debito, il Governo ha seguito un approccio prudente e responsabile. Infatti, fin dal suo insediamento, non vi è stata alcuna decisione da parte del nuovo esecutivo che implicasse un allentamento della politica di bilancio per il 2018.

Sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l’anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del PIL, in discesa dal 2,4 per cento del 2017.

Il Governo concorda circa la necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio più elevato per riportare il rapporto debito/PIL su un percorso chiaramente discendente. La questione, tuttavia, è la tempistica e la portata dell’aggiustamento. Dato l’inatteso calo del commercio internazionale e della produzione manifatturiera, e tenuto conto del persistere, in Italia, di un elevato tasso di disoccupazione e di condizioni di quasi deflazione, si è ritenuto che l’introduzione di ulteriori misure fiscali restrittive nel corso del 2018 sarebbe stata controproducente.

L'utilizzo delle nuove politiche di welfare è, finora, inferiore alle stime sottostanti la legge di bilancio 2019', si prosegue e il Governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie. Si conferma anche il riferimento alla flat tax nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo.

I tre argomenti principali chiamati a convincere la Commissione UE sono che nel 2018 il saldo strutturale non peggiora rispetto agli obiettivi concordati, quest’anno il deficit si chiuderà sotto il 2,4 per cento previsto nel DEF, e la riduzione di disavanzo e debito per il 2020 e il 2021 viene ribadita in pieno.

Nella mattinata del 31 maggio sono state poi presentate le Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia che hanno fornito più di un eloquente messaggio di politica economica e le nuove stime dell’ISTAT secondo cui nel primo trimestre del 2019 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. Ignazio Visco sottolinea come l’appartenenza all’Unione europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile, è il modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali poste dall’integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori.

La crescita istituzionale dell’Europa, evidenzia, ha accompagnato quella economica di tutti i Paesi del continente; ha aperto un mercato più ampio alle imprese e ai consumatori, reso disponibili maggiori fondi a sostegno delle aree svantaggiate, facilitato la cooperazione in campi strategici, garantito un quadro di stabilità monetaria. Saremmo stati più poveri senza l’Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario.

Al completamento dell’Unione dobbiamo partecipare con responsabilità, in modo costruttivo e senza pregiudizi, per contribuire a rafforzarne le istituzioni, per il benessere di tutti. Devono essere chiare le responsabilità da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce, “le parole sono azioni” e che “nell’oscurità le parole pesano il doppio”.

Visco ha poi ricordato come l’elevato rapporto tra debito pubblico e PIL rimangono un vincolo stringente; per allentarlo non si può ritardare nel definire una strategia rigorosa e credibile per la sua riduzione nel medio termine. Rispetto al resto dell’area dell’euro, da noi il costo del debito è più elevato, la crescita economica più bassa. Affinché il bilancio pubblico possa contribuire a un aumento duraturo del tasso di crescita del prodotto servono interventi profondi sulla composizione della spesa e delle entrate.

Uno spazio più ampio andrebbe destinato, più che a sussidi e trasferimenti, ai programmi maggiormente in grado di stimolare l’attività economica. Questi andrebbero accompagnati da misure volte al contenimento delle distorsioni indotte dalla tassazione, in particolare nel mercato del lavoro, e a potenziare l’azione di contrasto all’evasione. Aumenti della spesa pubblica o riduzioni di entrate vanno però inseriti in un quadro che ne garantisca la sostenibilità finanziaria e ne precisi intenti, priorità e fonti di finanziamento. Il Governatore della Banca d’Italia ritiene poi coerente che nel DEF si subordini la disattivazione delle clausole relative all’IVA all’individuazione di misure compensative. Per tutte le opzioni percorribili vanno valutati in maniera accurata e trasparente i potenziali effetti sulla domanda, l’attività economica e la distribuzione dei redditi. In prospettiva il Paese ha bisogno di un’ampia riforma fiscale. Dai primi anni Settanta del secolo scorso sono state introdotte nuove forme di tassazione ed è stato progressivamente definito un complesso insieme di agevolazioni e di esenzioni, nell’assenza di un disegno organico e con indirizzi non sempre coerenti. Rivedendo solo alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe in questo processo di stratificazione. Bisogna invece interromperlo, per disegnare una struttura stabile che dia certezze a chi produce e consuma, investe e risparmia, con un intervento volto a premiare il lavoro e favorire l’attività di impresa, tenendo conto delle interazioni tra tutti gli elementi del sistema fiscale: tra il livello della tassazione indiretta e quello degli aiuti per i redditi più bassi; tra le aliquote delle imposte dirette e le detrazioni e deduzioni che le accompagnano; tra il sostegno dei redditi e gli incentivi al lavoro; tra le varie eccezioni al regime generale di tassazione previsto per ciascuna base imponibile; tra tutte queste componenti e il contrasto all’evasione, da attuare sfruttando appieno le tecnologie disponibili.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2019/06/03/rapporto-debito-pil-ministro-tria-chiarimenti-ue

Iscriviti alla Newsletter




È necessario aggiornare il browser

Il tuo browser non è supportato, esegui l'aggiornamento.

Di seguito i link ai browser supportati

Se persistono delle difficoltà, contatta l'Amministratore di questo sito.

digital agency greenbubble