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ELTIF: doppio vantaggio fiscale per chi investe nelle PMI

Arriva l’atteso incentivo fiscale a favore degli ELTIF, gli European Long Term Investment Fund. Il decreto Crescita ha, infatti, previsto l’esenzione dall’imposta sui rendimenti (a determinate condizioni) e dall’imposta di successione per gli investimenti in ELTIF, che si candidano quindi ad affiancare - e in parte sostituire - i PIR nel ruolo di motore dell’economia reale, convogliando i capitali provenienti dalle famiglie verso le PMI. Alcune caratteristiche tipiche ne fanno, inoltre, uno strumento adatto per una tipologia particolare di investitori, gli High Net Worth Individual - HNWI. Come verrà accolta la norma dagli investitori?

Il decreto Crescita prevede un beneficio fiscale a favore degli investitori in European Long Term Investment Fund (ELTIF), in buona parte analogo al beneficio già previsto per i PIR, ma con qualche differenza sostanziale.

Durante l’iter di conversione del decreto legge è stato eliminato il riferimento alla detrazione IRPEF del 30% della somma investita negli ELTIF per le persone fisiche, così come la deduzione IRES del 30% per le persone giuridiche.

Ciononostante, gli ELTIF si candidano ad affiancare e in parte sostituire i piani individuali di risparmio (PIR) nel ruolo di motore dell’economia reale, convogliando capitali provenienti dalle famiglie verso le PMI italiane ed europee.

Dal punto di vista della domanda, PIR ed ELTIF hanno peraltro poche sovrapposizioni. Il maggior importo medio e alcune caratteristiche tipiche degli ELTIF li rendono infatti adatti ad investitori diversi da quelli che investono in PIR, tipicamente famiglie con ingenti risorse patrimoniali: gli High Net Worth Individual (HNWI).

Quali sono gli incentivi previsti? Che accoglienza può avere lo strumento tra gli investitori? E qual è il potenziale impatto sullo sviluppo delle PMI?

Secondo l’art. 36-bis del decreto Crescita “non sono soggetti a imposizione i redditi di capitale e i redditi diversi derivanti dagli investimenti effettuati nei fondi di investimento europei a lungo termine (ELTIF) […] anche mediante l’investimento in organismi di investimento collettivo del risparmio che investono integralmente il proprio patrimonio in quote o azioni dei predetti fondi di investimento europei a lungo termine (fondi di ELTIF), da persone fisiche residenti nel territorio dello Stato”.

Per beneficiare delle agevolazioni de quo l’investimento in ELTIF dev’essere detenuto per almeno cinque anni. In caso di cessione prima dei cinque anni, le eventuali plusvalenze realizzate attraverso la cessione e i proventi percepiti durante il periodo di investimento sono soggetti all’imposta ordinaria, a cui vanno aggiunti gli interessi, ma senza l’applicazione di sanzioni. Tuttavia, in caso di cessione con reinvestimento integrale delle somme entro novanta giorni in altro ELTIF o fondo di ELTIF, le agevolazioni restano valide.

Il trasferimento per successione delle azioni o quote detenute è inoltre esente dall’imposta di successione.

Se fin qui le analogie con i PIR sono palesi, le peculiarità sono invece evidenti negli importi massimi e nei limiti operativi dei fondi ad essi associati. L’investimento si perfeziona infatti con la destinazione di somme, per un importo non superiore a 150.000 euro all’anno e a 1,5 milioni complessivi, per la sottoscrizione di quote o azioni di uno o più ELTIF o fondi di ELTIF. Inoltre, gli ELTIF devono presentare le seguenti caratteristiche:

- il patrimonio raccolto dallo stesso gestore non può superare oltre 200 milioni di euro nel medesimo anno e non può superare i 600 milioni complessivi;

- almeno il 70% del capitale deve essere investito in attività ammissibili, ai sensi del regolamento (UE) 2015/760 che ha istituito gli ELTIF, ovvero in imprese non finanziarie stabilite nell’Unione Europea o in altri paesi, esclusi quelli considerati ad alto rischio, che abbiano i seguenti requisiti:

a) non siano quotate su un mercato regolamentato o un sistema multilaterale di negoziazione, oppure,

b) sono quotate su un mercato regolamentato o MTF, ma con una capitalizzazione di borsa inferiore a 500 milioni di euro.

Le disposizioni qui riportate saranno efficaci a partire dal 2020.

Gli ELTIF sono investimenti con orizzonte temporale lungo e sono tipicamente illiquidi. Sono infatti finalizzati al finanziamento di progetti con durate medie dai 7 ai 10 anni e spesso gli strumenti attraverso i quali gli investimenti sono effettuati non consentono una liquidazione anticipata della propria quota.

Per questo motivo non sono strumenti adatti a tutte le tipologie di investitori, mentre lo sono particolarmente per gli High Net Worth Individual - HNWI, investitori con asset consistenti e tipicamente superiori ai 500.000 euro, che possono destinare una porzione del proprio patrimonio ad investimenti a rischio medio alto, strutturalmente illiquidi, a fronte di una remunerazione superiore alla media.

Il regolamento (UE) 2015/760 ha previsto peraltro come forma di tutela per gli investitori i seguenti due criteri quantitativi, che restringono il campo d’azione degli intermediari e focalizzano ulteriormente il target di investitori:

- se il patrimonio complessivo del cliente è inferiore a 500.000 euro, il collocatore assicura che l’investimento in ELTIF non superi il 10% del portafoglio dell’investitore;

- l’importo iniziale non può essere inferiore a 10.000 euro.

Date queste premesse pare coerente la previsione nel decreto Crescita di massimali di investimento ben superiori a quelli previsti per i PIR, pari cioè a 150 mila euro all’anno per dieci anni.

In tale ottica, l’esenzione dalle imposte di successione riveste un interesse di gran lunga maggiore qui che nel caso dei PIR, considerati i valori in gioco e l’entità delle franchigie in caso di successione. La legislazione vigente prevede infatti, in caso di trasferimento successorio, un’imposta di successione variabile a seconda del grado di parentela e soprattutto, per quanto qui rileva, una franchigia che va dai 100 mila euro per fratelli e sorelle al milione di euro per coniuge e parenti in linea retta.

La maggior parte delle successioni coinvolge i familiari più stretti e la franchigia è più probabilmente superata dalle famiglie high net, per le quali è utile trovare strumenti di pianificazione che possano abbattere l’entità dell’imposta futura. Gli ELTIF possono candidarsi a pieno titolo anche come strumenti di pianificazione successoria.

Dei piani individuali di risparmio e del lor contributo all’economia reale si è a lungo trattato. Ad una raccolta ingente di capitali (più di 15 miliardi) negli ultimi due anni ha fatto seguito un contributo al tessuto imprenditoriale italiano tangibile e tuttavia modesto se confrontato con le aspettative.

Le ultime evoluzioni normative, che avevano lo scopo di migliorare il loro impatto sull’economia reale hanno invece reso complesso e sostanzialmente bloccato i nuovi afflussi di capitale nei PIR, i quali in effetti sono fermi da gennaio. I flussi netti degli ultimi mesi sono, anzi, negativi.

Gli ELTIF potrebbero effettivamente sostituirsi a questi nei flussi di investimento. Anche se ad oggi il mercato vede la presenza di un solo fondo ELTIF, che peraltro ha precorso i tempi essendo stato istituito in assenza di qualsiasi incentivo fiscale, si può facilmente immaginare che a partire dal 2020 saranno diversi i gestori che si affacceranno sul mercato.

Quanto all’accoglienza degli investitori, secondo alcune stime fatte sulla scorta dei risultati ottenuti in altri paesi con strumenti analoghi si ipotizza un afflusso di capitali in ELTIF pari a 7/8 miliardi nei prossimi cinque anni.

Che dire riguardo al loro contributo allo sviluppo economico? Gli ELTIF sono stati ideati dal regolatore europeo per avvicinare il mercato dei capitali all’economia reale e creare fonti alternative al canale bancario per il finanziamento di lungo termine alle PMI europee non quotate.

Sono perciò strutturalmente adatti allo scopo, ponendosi come interfaccia diretta con il mondo delle imprese.

Solo a titolo di esempio, gli ELTIF possono, tra le altre cose, investire in capitale di rischio di aziende non quotate, così come farebbe un fondo di private equity, e possono erogare credito direttamente a favore delle società target.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2019/06/27/eltif-doppio-vantaggio-fiscale-investe-pmi

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