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Ricambio generazionale: non tutte le professioni sono sostituibili

L’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro ha elaborato uno studio in cui viene esaminato il tasso di sostituibilità tra pensionati e giovani, alla luce delle misure che il Governo ha introdotto a sostegno delle procedure di ricambio generazionale, con l’obiettivo di incentivare l’occupazione dei giovani. Tali misure di uscita anticipata dal mercato del lavoro, tuttavia, non sempre producono gli effetti sperati, soprattutto nel settore privato. Ampie e incisive differenze si registrano in relazione ai settori di attività e con riferimento al livello di istruzione dei lavoratori interessati.

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha pubblicato, in data 9 agosto 2019, il rapporto elaborato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro su “Il ricambio generazionale dell’occupazione”. Il documento esamina la sostituibilità tra pensionati e giovani alla prima esperienza lavorativa, in relazione alla professione che svolgono e al settore economico nel quale lavorano.

“Misure di uscita anticipata dal mercato del lavoro non sempre producono gli effetti sperati. Spesso accade il contrario, soprattutto nel settore privato” ha sottolineato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Le imprese potrebbero sfruttare i prepensionamenti come strumento di gestione delle ristrutturazioni aziendali per ridurre il personale, più che per il ricambio generazionale

Dai dati raccolti emerge che, specialmente nelle professioni più qualificate, l’uscita anticipata dal lavoro dei più anziani non favorisce l’ingresso di giovani nel mercato del lavoro. Si registra un saldo negativo tra l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani alla prima esperienza lavorativa e pensionati per quanto riguarda legislatori, imprenditori e alta dirigenza (-48 mila), professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), per impiegati (-27 mila), conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila) e per i militari (-3 mila).

E’ evidente che, soltanto parzialmente, i pensionati sono stati sostituita da giovani alla prima esperienza lavorativa.

Il maggiore ricambio occupazionale si registra nell’ambito delle attività commerciali e dei serviz, come anche nell’accoglienza nei settori del turismo. Basso ricambio occupazionale e saldo negativo caratterizzano i mestieri come tecnici del lavoro bancario (-2 mila) e segretari amministrativi, archivisti e tecnici degli affari generali (meno di mille unità).

Il livello d’istruzione degli anziani pensionati è nettamente inferiore a quello dei giovani alla prima esperienza di lavoro: oltre la metà dei pensionati (51,1%) ha conseguito al massimo la licenza media (il 18% al massimo la licenza elementare), un terzo è diplomato (34%) e solo il 14,9% è laureato. Il differente livello d’istruzione e di esperienza lavorativa, le diverse attitudini verso la tecnologia e le competenze trasversali maturate non consentono di prevedere che la diminuzione dell’età pensionabile porti all’assunzione di giovani, perché più probabilmente si assumeranno lavoratori adulti che hanno le stesse caratteristiche e skill di quelli che devono essere sostituiti.

Fondazione Studi Consulenti del lavoro, Il ricambio generazionale dell’occupazione 09/08/2019

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2019/08/10/ricambio-generazionale-non-professioni-sostituibili

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