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Quota 100, APE, opzione donna: come andare in pensione nel 2019

Il quadro politico attuale rende difficile comprendere il futuro assetto del sistema previdenziale, in particolare, delle pensioni anticipate. Quota 100, APE sociale e volontaria, opzione donna. Ed ancora la possibilità di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Sono le vie di pensionamento attualmente percorribili e un punto di partenza per le riflessioni del prossimo Governo (e per gli eventuali correttivi). Quali sono nel dettaglio, ad oggi, le possibilità concesse ai lavoratori per anticipare i tempi della pensione?

Il quadro politico che discenderà dalla crisi di governo in corso potrebbe avere effetti anche sul futuro assetto del nostro sistema previdenziale con particolare riferimento alla flessibilità in uscita. Va sottolineato infatti, come sia nella ipotesi in cui si dovesse formare un nuovo Governo il tema previdenziale assumerà contorni rilevanti.

Numerosi sono i temi su cui riflettere, dal futuro di quota 100 (che, va ricordato, ha natura sperimentale per un triennio con il proposito che era stato esplicitato di evolvere poi nella possibilità di un pensionamento anticipato con 41 anni di contributi indipendentemente dalla età) alla indicizzazione automatica dell’età pensionabile alla aspettativa di vita, al futuro dell’APE e di opzione donna, a eventuali interventi correttivi da apportare al pensionamento per chi rientri nella applicazione integrale del metodo di calcolo contributivo.

Diverse sono le ricette in campo riflesso di diverse visioni e prospettive politiche. In attesa di meglio comprendere le future evoluzioni sistemiche, qual è il “punto di partenza”? E’ utile procedere ad un sintetico riepilogo dei principali canali di pensionamento anticipato che si aggiungono al canonico pensionamento di vecchiaia.

Per accedere al pensionamento con quota 100, su base volontaria e quindi espressione di un libero arbitrio previdenziale occorre abbinare due paletti minimi rappresentati da 62 anni di età, requisito anagrafico però non indicizzato alla speranza di vita, e 38 anni di contributi.

Non possono accedere a quota 100 i lavoratori che si trovino in un programma di esodo nonché il personale militare delle Forze armate, il personale delle Forze di polizia e di polizia penitenziaria, nonché il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della Guardia di Finanza.

Per il concreto pensionamento, una volta raggiunti i requisiti, è comunque necessario attendere la finestra mobile. Per i dipendenti privati e gli autonomi la finestra è di 3 mesi, mentre per i dipendenti pubblici la finestra è semestrale.

I dipendenti pubblici hanno anche un obbligo di preavviso che ha un termine di 6 mesi (secondo i dati di recente resi noti dall’INPS sono 10.336 le domande di pensione Quota 100 presentate dai dipendenti pubblici con decorrenza agosto 2019).

Costi e benefici a confronto

CostiOccorrerà considerare come, in termini contributivi, andare prima in pensione significa versare meno anni di contributi, il che riduce quindi il montante in accumulazione. Al contempo, a età pensionabile più bassa si applicano coefficienti di trasformazione più penalizzanti. Va inoltre ponderata la previsione del divieto di cumulo pensione/reddito per chi accede al pensionamento con quota 100 valido fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia (fanno eccezione i redditi da lavoro autonomo "occasionale" per un massimo di 5mila euro lordi annui).BeneficiCome benefici vanno considerati, dal punto di vista quantitativo, un numero di anni maggiore di percezione della pensione e, con riferimento al profilo qualitativo, il recupero di tempo libero e una migliore qualità della vita. Va poi sottolineato come la ratio di quota 100 era anche quella di agevolare il ricambio generazionale delle aziende nella prospettiva di un recupero di competitività e di adeguamento alla innovazione (secondo una recente stima dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro nel 2019 per effetto di Quota 100 un giovane su tre pensionati farà ingresso nel mondo del lavoro -circa 116 mila ragazzi under 30), prevedendo il possibile intervento dei fondi bilaterali di solidarietà, che possono erogare un assegno straordinario per il sostegno al reddito a lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per l’eventuale opzione per l’accesso alla pensione a quota 100 entro il 31 dicembre 2021. L’assegno può essere però liquidato solo in presenza di accordi collettivi di livello aziendale o territoriale, sottoscritti on le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, nei quali è stabilito - a garanzia dei livelli occupazionali - il numero di lavoratori da assumere in sostituzione dei lavoratori che accedono a tale prestazione.

Sono stati cristallizzati, dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2026, i requisiti contributivi per la pensione anticipata, senza adeguarli all’incremento della speranza di vita di 5 mesi, accertato dall’ISTAT, che si continua invece ad applicare al pensionamento di vecchiaia (per cui occorrono 67 anni di età e 20 anni di contributi).

A prescindere dall'età anagrafica, è allora possibile il pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Va però sottolineato che per il pensionamento anticipato sono state ripristinate le finestre mobili trimestrali, così come previsto per il pensionamento con quota 100 dei lavoratori dipendenti del settore privato e autonomi

Opzione donna può essere attivata dalle lavoratrici dipendenti che al 31 dicembre 2018 abbiano raggiunto 58 anni di età e dalle autonome con 59 anni, avendo maturato una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

In caso di opzione donna si applica i il meccanismo della finestra mobile (12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le autonome).

Costi

Va ricordato come la scelta di opzione comporta l’applicazione al calcolo della pensione integralmente del metodo contributivo con un effetto riduttivo conseguente.

Anche per i lavoratori precoci (cioè coloro che possono vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del diciannovesimo anno di età) che si trovano nei profili di tutela (disoccupati, invalidi, caregiver, addetti alle mansioni gravose o usuranti) è stato esteso il beneficio del blocco dell’incremento della speranza di vita. Va ricordato che tale categoria di lavoratori dal 1° maggio 2017, a seguito della legge 232/2016, possono accedere alla pensione anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età anagrafica.

Anche per i lavoratori precoci sono stati ripristinate le finestre mobili trimestrali.

Dopo le due scadenze del 31 marzo e del 15 luglio 2019, è possibile presentare domanda per accedere all’APE sociale non oltre il 30 novembre 2019 (la possibilità di accesso è subordinata alla disponibilità delle necessarie risorse finanziarie).

Per richiedere l’APE sociale è necessario maturare almeno 63 anni tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019 e rientrare in una delle seguenti categorie:

1. i disoccupati che da almeno 3 mesi abbiano esaurito la prestazione per disoccupazione loro spettante

2. i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave

3. i lavoratori affetti da riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74 per cento

4. i lavoratori che da almeno 6 degli ultimi 7 anni di lavoro, svolgono in maniera continuativa le professioni difficoltose e rischiose elencate dalla normativa (sono 15).

Agli appartenenti alle prime tre categorie è richiesta un’anzianità contributiva minima di 30 anni, che sale a 36 per la quarta. Per le donne con figli è previsto uno “sconto contributivo” per l’accesso al beneficio, nella misura di 12 mesi per ciascun figlio, per un massimo di 24 mesi (cosiddetta APE sociale donna).

Nel 2019 è ancora in sperimentazione l’APE volontaria (e l’APE aziendale). Possono usufruirne i lavoratori e le lavoratrici dipendenti, privati e pubblici, autonomi e parasubordinati che abbiano almeno 63 anni di età, maturino il diritto a pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi e siano in possesso di almeno 20 anni di contribuzione. Non bisogna essere poi titolari di trattamento pensionistico diretto mentre non è necessario cessare il rapporto di lavoro.

La finalità è quella di evitare che ci sia un periodo (tra la fine dell'erogazione dell'APE e il momento nel quale si andrà in pensione) di “vuoto” finanziario.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2019/09/02/quota-100-ape-opzione-donna-andare-pensione-2019

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