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Multinazionali USA: trend positivo per gli investimenti nel mercato italiano

Il mercato italiano è ancora di grande interesse per i bilanci delle grandi multinazionali Usa che tornano a fare affari in Italia e regalano 30mld di euro all'anno al nostro Pil e 250mila occupati. Nel dettaglio, sono all’incirca 800 le società controllate che operano in Italia per conto delle multinazionali americane. E quanto emerge dall’ultimo approfondimento elaborato oltreoceano dal Bureau Economc Analysis BEA che si occupa di monitorare andamento, trend e dinamiche dell’economia statunitense. I settori che risultano in rapida espansione sono il commercio, servizi finanziari e assicurativi, ma il dato più interessante è quello sull’elemento della professionalità, competenza e conoscenza scientifica, ramo che ad oggi, comprende più di 20mila i super-professionisti che lavorano per la Corporate Usa in Italia.

La Corporate America, la grande impresa statunitense, è cresciuta storicamente in Italia, in termini di investimenti e operazioni commerciali, acquisizioni e fusioni, dagli anni ’70 agli anni ’90.

A partire dal 2000 s’è registrato un primo rallentamento, seguito da un ritirarsi progressivo con l’insorgere della crisi nel biennio 2008-2009. Tuttavia, il mercato italiano resta allettante per i bilanci delle grandi aziende Usa.

In particolare, è nel corso del quinquennio passato che il trend di contiguità e penetrazione delle aziende americane ha rialzato il livello degli investimenti. La mappa dell’intreccio tra l’economia italiana e la locomotiva mondiale Usa è stata fornita di recente dall’ultimo approfondimento elaborato oltreoceano dal Bureau Economc Analysis BEA che si occupa di monitorare andamento, trend e dinamiche dell’economia statunitense.

In dettaglio, sono all’incirca 800 le società controllate che operano in Italia per conto delle multinazionali Usa. Troppe o troppo poche? Una domanda cui rispondono i numeri. Queste aziende gestiscono un patrimonio netto di quasi 190mld di euro.

Ogni anno spendono più di 5mld di euro nell’ammodernare strutture, equipaggiamento, dotazioni produttive e reti. L’ultimo dato sui ricavi lordi è pari a 115mld di euro l’anno. Naturalmente, al netto delle spese, delle imposte e tasse versate i profitti netti annuali si fermano introno all’asticella dei 7mld di euro l’anno.

Per i dipendenti la spesa, in salari, bonus e accessori produttivi, è pari a 15mld di euro l’anno, mentre il numero degli occupati è indicato in 233mila, ma oramai, come riconosce lo stesso BEA, si può anche scrivere di più di 250mila lavoratori italiani con redditi che guardano alla Corporate-America.

Ciò che potrebbe essere più efficace sono invece gli investimenti in sviluppo e ricerca, che si fermano al miliardo l’anno. Anche se le attese sul futuro sono per un raddoppio di questa voce in uscita.

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Il manifatturiero non è più il volano dell’industria. Lo stesso vale per le grandi aziende americane che operano in Italia. In quest’area tradizionale ora vi sono 108mila occupati, meno della metà della forza lavoro totale stipendiata da aziende controllate da multinazionali statunitensi.

Comunque, i sotto-settori con maggior impatto quello meccanico, dei trasporti e dell’auto con annessa la componentistica. Una nuova entry invece è rappresentata dal comparto chimico su cui il management americano sembra più intenzionato ad investire.

Analizzando i dati relativi al numero degli occupati e alle spese in investimenti, sono questi i settori che risultano in rapida espansione: il commercio, nelle sue due versioni, all’ingrosso e al dettaglio; a seguire si registra una crescita significativa delle entità giuridiche che offrono servizi finanziari e assicurativi; e per concludere, l’informatica e il digitale, con tutto ciò che comportano in termini di flussi e di volumi, non soltanto di cloud o data, ma anche di spese, investimenti, ricavi, utenti.

Ma il dato più interessante è quello sull’elemento della professionalità, competenza e conoscenza scientifica. In questo ramo, le società controllate da multinazionali usa tendono ad assumere e ad investire in misura chiaramente maggiore rispetto alle aziende italiane. Ad oggi, sono più di 20mila i super-professionisti, in rami scientifici e tecnologici avanzati che lavorano per la Corporate Usa in Italia.

Riguardo il contributo al nostro prodotto interno lordo, le oltre 800 società con filiazione americana ogni anno registrano un valore aggiunto in crescita che oramai ha superato i 30miliardi di euro. In pratica, il valore dei beni e servizi posti sul mercato da queste aziende ha lo stesso valore dell’attuale manovra di bilancio allo studio del Governo.

Tradotto, gli usa contano in Italia non soltanto come consumatori di prodotti italiani ma anche come parte, struttura della filiera domestica produttiva.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2019/10/22/multinazionali-usa-trend-positivo-investimenti-mercato-italiano

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