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Le nuove frontiere della sicurezza sul lavoro ci interrogano…

La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è una tra le più alte espressioni di civiltà di un Paese moderno. Le norme contenute nel D.Lgs. n. 81/2008 hanno avuto importanti riflessi positivi sulla tutela dei lavoratori, anche se è innegabile che l’apparato normativo necessiti di un intervento di affinamento, da realizzare mediante il completamento della sua attuazione. Cosa dire al nuovo Governo? Ripartire dagli investimenti in sicurezza (che non devono essere considerati un costo), completare il sistema di qualificazione delle imprese, rafforzare i controlli (per i quali va realizzato un più efficace coordinamento), innovare ulteriormente la normativa, adattandola alle nuove sfide del lavoro che cambia. Ora, le nuove frontiere del mercato del lavoro ci interrogano sulle nuove frontiere della sicurezza.

Il livello di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rispecchia il grado di civiltà di un Paese e riguarda ciascun cittadino. Sono all’ordine del giorno ritratti di tragedie che accadono quotidianamente nei luoghi di lavoro o, magari, durante gli spostamenti per raggiungerli. Ma anche di semplici infortuni o malattie derivanti dal lavoro stesso. È un tema in merito al quale vorrei riprendere il filo dell’azione che avviai, undici anni e mezzo fa, da Ministro del Lavoro con il D.Lgs. n. 81/2008, noto come Testo Unico di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Abbiamo iniziato i relativi lavori nel 2007, partendo dalla convinzione che la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro fosse - allora come adesso - una tra le più alte espressioni di civiltà di un Paese moderno. Perché ne certifica il grado di avanzamento civile, sociale, economico e morale.

Abbiamo attuato una riforma coerente con la normativa europea e l’assetto costituzionale e promosso azioni mirate che hanno prodotto risultati concreti in termini di riduzione significativa degli infortuni totali ed in particolar modo di quelli mortali.

I capisaldi del complesso normativo erano contenuti nella legge delega (n. 123 del 3 agosto 2007) e sono l’estensione del campo di applicazione a tutti i settori di attività e a tutte le tipologie di rischio, a tutti i lavoratori e le lavoratrici, autonomi e subordinati e dell’uniformità della tutela su tutto il territorio nazionale. Questo era stato un nodo irrisolto nei precedenti tentativi di riforma che siamo riusciti a districare attraverso un lungo lavoro di stretta collaborazione e confronto con le Regioni.

È stato efficace il Testo Unico? In realtà, già da alcuni decenni, a partire dai primi anni ’90, il numero degli infortuni aveva fatto registrare nel nostro Paese un calo continuo che si è notevolmente accentuato a partire dal 2008 in concomitanza sia dell’emanazione del Testo Unico, sia con l’inizio della crisi economica. In questi anni i ritmi annui di flessione si sono attestati su valori compresi tra -4,5% e -7,0%, su livelli medi cioè più che doppi rispetto a quelli del decennio precedente. Nel 2015 e 2016, a seguito dei primi segnali di ripresa produttiva, il calo degli infortuni ha cominciato a dare segni di un sensibile rallentamento, finché nel 2017 ha iniziato, già dai primi mesi, una crescita molto consistente.

Un percorso pressoché analogo si riscontra per le morti sul lavoro che erano scese dai 1.504 casi del 2008 a 1.171 nel 2014 per risalire a 1.286 nel 2015 e ridiscendere a 1.104 nel 2016. Successivamente però, il trend si è invertito e, nel 2019, nonostante la diminuzione delle ore di lavoro dovute all’aumento della Cassa Integrazione, gli incidenti mortali sono aumentati.

Anche per le malattie da lavoro il 2008 è stato l’anno di inizio di un ciclo decennale molto particolare, durante il quale vi è stata, in tutte le aree geografiche del Paese, una crescita molto sostenuta delle denunce che si è protratta fino all’anno 2016. Ma in questo caso l’andamento è stato fortemente influenzato da un fattore di natura esclusivamente tecnica. Con l’aggiornamento della “Tabella delle malattie professionali”, avvenuta proprio in quell’anno, sono state inserite in “Tabella” le patologie muscolo-scheletriche le cui denunce sono così aumentate in misura quasi vorticosa.

Non vi è dubbio, pertanto, che le norme contenute nel D.Lgs. n. 81/2008 abbiano avuto importanti riflessi positivi sulla tutela dei lavoratori, anche se è innegabile che tale apparato normativo necessiti di un intervento di affinamento, da realizzare in primis mediante il completamento della sua attuazione. È, perciò, importante che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia dichiarato che intende intervenire sul tema degli incidenti sul lavoro avviando un apposito tavolo. Ben venga l’iniziativa di Conte che dimostra una sensibilità non scontata.

Il nuovo Governo riparta da un punto: la normativa sblocca-cantieri approvata dal Governo precedente ha incrementato nelle gare d’appalto l’utilizzo del “massimo ribasso” in guisa di “offerte economicamente più vantaggiose”. È una cosa che fa male anche alle imprese che intendono fare business di qualità, come dimostra la posizione assunta su tale punto dall’Ance - l’Associazione Nazionale Costruttori Edili. Ancora, assuma nuovi ispettori del lavoro; attui tutte le deleghe del D.Lgs. n. 81/2008, metà delle quali è ancora da adottare.

Su tutto questo pesa di nuovo, nel contesto della globalizzazione senza regole, un principio di concorrenza malata, che si riflette anche nelle regole europee. Cosa che esercita una pressione su due fattori fondamentali: la remunerazione del costo del lavoro, da una parte, e gli investimenti in sicurezza, dall’altra. I quali, invece di essere vissuti come un investimento in prevenzione, sono considerati un costo, possibilmente da evitare, perché questo fa il paio con la logica - che abbiamo cercato, con difficoltà, di contrastare - del massimo ribasso: gli appalti degli appalti degli appalti in cui si verificano i maggiori incidenti. Molte volte basta andare nella catena degli appalti e dei subappalti, per vedere come lì venga scaricata la differenza di costo anche per quanto riguarda la sicurezza.

Al ventunesimo Congresso mondiale sulla salute e sicurezza sul lavoro, tenutosi recentemente a Singapore, è stato presentato dall’UE-OSHA un Rapporto scientifico con il quale si certifica che il costo delle morti sul lavoro, degli infortuni e delle malattie professionali ammonta, a livello mondiale, a 2.680 miliardi di euro, pari al 3,9% del PIL globale. In Europa il costo è di 476 miliardi di euro, pari al 3,3% del PIL, mentre, i soli tumori causati dall’attività lavorativa, generano costi pari a 119 miliardi di euro. Cifre spaventose.

Finché la sicurezza sul lavoro verrà concepita come un costo e non come un investimento, si spenderà di più, dopo, e non si metterà un freno alle morti, alle invalidità e alle malattie. I recenti casi del ponte Morandi e della metropolitana di Roma, nei quali la magistratura è intervenuta con alcuni arresti, dimostrano che si preferisce risparmiare anche mettendo a rischio le vite umane; che il massimo ribasso è un cancro da sconfiggere: un ribasso, anomalo, del 50% nell’appalto per la Metro romana ha, come conseguenza, corruzione, mancati controlli e risparmi sulle manutenzioni.

Tra le norme inattuate è di fondamentale importanza il completamento del sistema di qualificazione delle imprese e della patente a punti in edilizia, ma occorre altresì rafforzare i controlli, per i quali va realizzato un più efficace coordinamento.

È indispensabile intervenire per consentire agli ispettori di operare efficacemente. E poi, senza dubbio, occorre innovare ulteriormente la normativa, adattandola alle nuove sfide del lavoro che cambia e producendo un aggiornamento delle norme tecniche.

In conclusione, ci sono parti di questa legislazione da completare, da correggere, da innovare. Non difendo quel testo in modo ideologico. Però, quell’impianto, per come è stato organizzato, a partire dai temi della prevenzione, della formazione, del controllo, del sostegno alla piccola e media impresa, della premialità che, a mio avviso, deve essere collegata alla diminuzione degli infortuni, ha retto.

Ora, le nuove frontiere del mercato del lavoro ci interrogano sulle nuove frontiere della sicurezza.

Fonte: http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/sicurezza-del-lavoro/quotidiano/2019/10/26/nuove-frontiere-sicurezza-lavoro-interrogano

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