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In una settimana ricca di trimestrali, il punto sulla crisi tedesca e sull’auto

Si avvia alla conclusione la stagione dei bilanci di periodo in Piazza affari. Molti i big, da Intesa a Telecom, da Enel a Generali, ma spicca lunedì Ferrari con il suo record tra le blue chips di un prezzo più che triplicato dall’esordio di quattro anni fa. Sempre lunedì, mentre si prendono le misure sulla fusione Fca-Psa, arrivano I dati di ottobre delle immatricolazioni auto. Infine, dai dati della produzione e degli ordini si cercherà di capire se la Germania è effettivamente in recessione tecnica.

In pista non corre ancora come i tifosi (e gli azionisti) si aspettano. Ma promette di tornare a farlo e, nel frattempo, i record li continua a macinare in bilancio. Certo, la Ferrari è un’azienda diversa da qualunque altra casa automobilistica, e infatti in Borsa gli analisti trattano il Cavallino con la stessa lente con cui guardano i titoli del lusso. Però, se è vero che non vale usare Maranello come esempio di isola felice in un universo automotive in balia dell’ennesima crisi-rivoluzione, è vero anche che non è facile replicare trimestre dopo trimestre e anno dopo anno performance del tipo cui ha abituato gli investitori. I conti luglio-agosto, in approvazione oggi, promettono di muoversi lungo la stessa linea di tendenza. Quella che spiega, tra l’altro, perché Wall Street e Piazza Affari non facciano granché caso alle mancate (fin qui) promesse di vittoria in Formula Uno e spingano comunque sul titolo: entrato nel 2019 da quota 86-87 euro, viaggia ormai più o meno stabilmente sopra 140. E ha toccato un massimo di 152. Oltre tre volte tanto il prezzo d’esordio a Piazza Affari, quattro anni fa.

Ha avvertito la Bundesbank: una recessione vera e propria “finora non si profila”, una recessione tecnica è più che probabile. Questo perché, dopo il -0,1% registrato nel secondo trimestre, il Prodotto Interno Lordo della Germania “potrebbe essersi nuovamente ridotto nel terzo trimestre”. Il condizionale va letto con i codici delle banche centrali: i verbi all’indicativo li usano solo quando i numeri a disposizione sono definitivi. Ci siamo, più o meno. Oggi Berlino comunicherà i dati degli ordini ricevuti dall’industria in settembre, domani quelli della produzione nello stesso mese. Con i primi ci faremo un’idea delle prospettive, con i secondi avremo una delle fotografie-chiave per interpretare il presente. Ma non è che ci siano grandi dubbi. Per dirla con Peter Altmaier, il ministro dell’Economia del Paese che è, anche, il principale cliente estero delle imprese italiane: “La crescita è al momento troppo debole”, il rischio che “il ristagno diventi recessione” non è puramente teorico. E infatti non lo sono neppure i timori delle aziende.

In una settimana fittissima di trimestrali, l’agenda concentra oggi i conti di parecchi big: a consiglio per l’approvazione del quarter luglio-settembre vanno tra gli altri Enel, Leonardo, Generali, Telecom (l’ordine è puramente alfabetico). Martedì, insieme a Ferrari, era toccato a Intesa. Domani sarà Atlantia, a fare il punto. Probabilmente non solo sul trimestre: al dossier delle contrapposizioni tra la holding della famiglia Benetton e la componente grillina del governo (forse persino più aggressiva ora, verso Ponzano Veneto, di quanto già non fosse prima che l’esecutivo si trasformasse dal giallo verde in giallorosso), si è appena aggiunta la bocciatura del progetto di ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino. L’ha firmata il ministero dell’Ambiente, guidato dal pentastellato Sergio Costa.

Si sommerà inevitabilmente, più o meno dietro le quinte, alla questione delle concessioni autostradali nell’elenco delle “riluttanze” Atlantia a dare la mano chiesta da Palazzo Chigi (Giuseppe Conte 1 e Giuseppe Conte 2) per evitare il fallimento Alitalia.

Le seconde negli ultimi quattro mesi, le quarte negli ultimi quattro anni. La Spagna torna ad elezioni, senza vere prospettive di recuperare stabilità. Ma, non fosse riesplosa la questione catalana, gli spagnoli sembrerebbero: a) meno preoccupati di noi italiani, sospesi tra Lega all’arrembaggio, Cinquestelle in ritirata, Pd in non sa bene in quale stato; b) meno sull’orlo di una crisi di nervi dei britannici, a loro volta alla vigilia del voto ma sempre più impantanati nella palude (politica) di una cosa chiamata Brexit.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2019/11/02/settimana-ricca-trimestrali-punto-crisi-tedesca-auto

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