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Il giorno della (definitiva) Brexit e il Pil italiano dello scorso anno

Dopo l’acquisizione di Tiffany, Bernard Arnault presenta martedì i conti del 2019 di Lvmh. Sabato a Torino Confindustria festeggia i 110 anni di vita con un convegno sulle “visione di modernità”.

A novembre ha alzato a 14,7 miliardi di euro (o 16,3 miliardi di dollari) l’offerta per Tiffany: Bernard Arnault ha fatto in fretta a portare i 120 dollari per azione della proposta iniziale a quota 135, e a quel punto non ha più incontrato ostacoli, il brand per antonomasia della gioielleria mondiale è entrato dritto dritto nel portafoglio Lvmh. Che, oggi, presenta i conti 2019.  L’acquisizione più costosa di tutti i tempi nel mondo del lusso non ne intaccherà la solidità. E la redditività, naturalmente. 

Cala in Francia, sale in Germania. Noi italiani, dicono gli analisti, almeno in teoria dovremmo seguire i tedeschi: l’indice di fiducia delle imprese in gennaio, che l’Istat annuncerà oggi, dovrebbe confermare il miglioramento visto già a dicembre, quando era passato da 99,2 a 100,7. Stessa attesa per la fiducia dei consumatori, passata un mese fa da 108,6 a 110,8. 

Le stime Istat per l’intero 2019 sono fresche di aggiornamento: +0,2%, confermava l’Istituto di statistica il 4 dicembre scorso. Altri centri studi e organismi internazionali sono più pessimisti, ma le analisi dell’ente presieduto da Gian Carlo Blangiardo puntano evidentemente su una ripresina di fine anno. Le stime preliminari relative al quarto trimestre diranno, oggi, se le aspettative sono fondate.

Il Fondo monetario non prevede chissà quali scossoni e conferma le sue stime di crescita per la Gran Bretagna: +1,4% quest’anno, +1,5% il prossimo.  Pur se di poco, sono tassi più alti di quelli attribuiti all’eurozona (parecchio zavorrata dall’Italia, con i suoi modestissimi 0,5-0,7%). Però, forse, nel caso di Londra l’Fmi ha considerato gli aspetti tecnici della Brexit – “Ordinata uscita dalla Ue, graduale transizione a un nuovo rapporto economico”, si legge nel rapporto – più del potenziale impatto sul campo. A meno che i ripetuti allarmi lanciati al governo da settori chiave dell’industria britannica non si rivelino esagerati. Non si direbbe, se lo stesso Cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, ha ammesso che “alcune aziende beneficeranno della Brexit, altre no”. Dalla mezzanotte di oggi, in ogni caso, i conti con la realtà prenderanno il posto di quelli con le ipotesi.

Confindustria compie 110 anni e li celebra dedicandosi una mattinata che vuole essere “una linea tra passato e futuro”. A Torino, negli spazi di quelle Ogr (ovvero Officine Grandi Riparazioni) che restano un simbolo della fabbrica novecentesca, storici, economisti e politologi ripercorreranno il passato per rivendicare le “Visioni di modernità” del mondo delle imprese. Tra gli altri, ci sarà Romano Prodi. Chiude Vincenzo Boccia.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2020/01/25/definitiva-brexit-pil-italiano

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