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De Luca, Consulenti del Lavoro: Categoria in prima linea nell’emergenza Coronavirus

La Categoria dei Consulenti del Lavoro “ha attivato un doppio livello di comunicazione. Il primo fatto del dialogo del Consiglio Nazionale dell’Ordine con la politica e di risposta alle imprese, i cui rapporti di lavoro ci troviamo a gestire ogni giorno come professionisti attraverso documenti, circolari e approfondimenti su tutte le novità normative che il Coronavirus sta comportando. L’altro, ancor più concreto, è costituito dal rapporto che i circa 26.000 Consulenti del Lavoro, sparsi su tutto il territorio nazionale, hanno costantemente con le aziende clienti che superano il milione e mezzo”. Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, indica le iniziative intraprese dalla Categoria per evitare il più possibile le conseguenze dell’emergenza Coronavirus per aziende, professionisti e lavoratori.

Nella fase attuale dell’emergenza Coronavirus i timori, oltre a livello sanitario, sono soprattutto collegati alle conseguenze economiche delle azioni di contenimento dettate dalla paura del contagio: dalla frenata dei consumi all’impatto sull’occupazione. Abbiamo parlato con il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, delle ripercussioni dell’emergenza, dopo i provvedimenti adottati dal Governo negli ultimi giorni, e del ruolo attivo dei Consulenti del Lavoro per evitare il più possibile ripercussioni su aziende e lavoratori.

Presidente De Luca, in un momento così complesso per il Paese come si sta muovendo la Categoria dei Consulenti del Lavoro? Cosa sta facendo nello specifico per evitare il più possibile le conseguenze per lavoratori e aziende?

Facendo l’unica cosa secondo noi necessaria in questo momento e che ci è possibile fare: dare informazioni costanti, tempestive, puntuali e corrette ai nostri interlocutori, non solo iscritti all’Ordine ma anche professionisti in genere, lavoratori, cittadini. Naturalmente questo significa da un lato analizzare e spiegare in modo chiaro e corretto, fugando ogni dubbio, tutti i provvedimenti d’urgenza adottati dal Governo o le ordinanze delle autorità pubbliche che coinvolgono, in particolare, le materie di cui siamo esperti. Ma, dall’altro lato, vuol dire anche avanzare attivamente proposte e sollevare eventuali vulnus proprio in relazione a tali norme a chi le emana.

Quali sono state le vostre principali richieste?

Prima di tutto quella di dotare aziende e professionisti di maggiori tutele e di strumenti di sostegno al reddito e prevedere modalità di compilazione e inoltro delle domande di CIG semplificate per poter agevolare aziende e professionisti del settore. Abbiamo chiesto con forza, e le nostre richieste sono state accolte, anche la sospensione di versamenti e adempimenti per aziende e lavoratori residenti e/o domiciliati nella “zona rossa”. Invece ancora mancano provvedimenti in favore di tutti quei soggetti che risentono delle conseguenze, anche indirette, dell'emergenza. Non bisogna dimenticare infatti che il Paese si è fermato e il sostegno ad aziende e lavoratori è indispensabile.

Nello specifico che tipo di comunicazioni state dando alle imprese in queste settimane?

C’è, per così dire, un doppio livello di comunicazione. Il primo è quello di cui le parlavo, fatto del dialogo del Consiglio Nazionale dell’Ordine con la politica e di risposta alle imprese, i cui rapporti di lavoro ci troviamo a gestire ogni giorno come professionisti attraverso documenti, circolari e approfondimenti su tutte le novità normative che il Coronavirus sta comportando. L’altro, ancor più concreto, è costituito dal rapporto che i circa 26.000 Consulenti del Lavoro, sparsi su tutto il territorio nazionale, hanno costantemente con le aziende clienti che superano il milione e mezzo. A loro diciamo come possono procedere per far lavorare in modalità agile i propri dipendenti, consigliamo soluzioni per l’attivazione eventuale di ammortizzatori sociali, e così via.

A proposito di questa comunicazione che ha definito “centrale”, da Roma cosa state facendo per i vostri colleghi?

Innanzitutto cerchiamo di tutelarli, consigliando prudenza ma senza panico. Adesso è arrivato il momento di dire basta alla paura del contagio perché l’Italia non si deve fermare. La recessione è un rischio che il nostro Paese oggi non può correre. E la tecnologia ci aiuta in questo. Le faccio un esempio: lo scorso 28 febbraio era in programma a Roma il consueto appuntamento assemblare con i Presidenti dei 106 Consigli Provinciali dell'Ordine che, a seguito del moltiplicarsi degli episodi di contagio e delle conseguenti disposizioni delle autorità preposte, si è trasformato da frontale in online. Quello che stiamo cercando di trasmettere nelle ultime settimane ai nostri colleghi è la necessità di cambiare approccio, di utilizzare strumenti gestionali diversi da quelli che abitualmente siamo abituati ad utilizzare. Vanno pertanto adottate tutte le soluzioni che la tecnica, la legge, persino l’intelligenza creativa ci mettono a disposizione.

Sta parlando di smart working. Secondo lei l’Italia è pronta a questo modello normativo?

Secondo i nostri studi i lavoratori dipendenti italiani potenzialmente occupabili in smart working sono 8 milioni 359 mila. Ma questa modalità di lavoro, tornata al centro della cronaca proprio dall’emergenza Coronavirus, pur essendo molto diffusa in Europa, non trova molto riscontro nel nostro Paese dove la percentuale di lavoratori dipendenti che utilizzano il lavoro agile si ferma al 2%, risultando la più bassa d’Europa. Da un lato sono evidenti i benefici per il dipendente che lavora da casa in termini di conciliazione vita privata e lavoro, riduzione dei tempi e dei rischi legati allo spostamento casa-lavoro; dall’altro lato, l’adozione di questo modello implica da parte delle aziende uno sforzo organizzativo rilevante in termini di investimento tecnologico, revisione dei processi di lavoro, formazione e valutazione dei dipendenti e soprattutto il superamento delle naturali diffidenze che possono sussistere da parte del management e degli stessi lavoratori. Il tessuto produttivo italiano, è noto, è composto di piccole e medie aziende che ancora, a livello culturale e tecnologico, non sono tutte pronte a far fronte a questa nuova modalità organizzativa di lavoro. È necessario un salto culturale affinché la diffusione aumenti.

L’annullamento di eventi culturali e formativi è una delle misure adottate dal Governo. Come Categoria come state ragionando in termini di formazione continua?

Data l’eccezionalità della situazione attuale e la necessità di adottare misure atte a contenere la diffusione dei contagi da Coronavirus, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro sta valutando la possibilità di emanare un provvedimento di riproporzionamento a posteriori, ovvero dopo la fase di emergenza, in favore dei Consulenti del Lavoro operanti nelle zone interessate, al fine di poter meglio valutare l’evoluzione e la relativa entità.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2020/03/10/de-luca-consulenti-lavoro-categoria-prima-linea-emergenza-coronavirus

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