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Operazioni societarie: legittimo il recesso dalle acquisizioni per l’effetto “Coronavirus”

L’effetto Coronavirus si amplifica fino a coinvolgere le operazioni di fusione e scissione - M&A, Mergers and acquisitions - già pianificate o addirittura in corso. Le imprese coinvolte potrebbero decidere infatti di invocare le “material adverse change” - MAC, cioè le clausole contrattuali che consentirebbero di fare dietro front dalle operazioni, con possibili e gravi impatti negativi sulle aziende. Anche se si tratterebbe di una eventualità - per alcuni, remota - diversi casi si sarebbero già presentati in Cina dove sono sorte delle controversie a seguito della richiesta di società cinesi di ricorrere a tali clausole per recedere dai contratti.

L’emergenza generata dal Coronavirus ha un forte impatto anche sui sistemi economici che accusano il contraccolpo generato dalla sospensione, interruzione, di tante attività produttive, a seguito delle misure di contenimento decise dai governanti.

Accanto al picco delle borse, del crollo del prezzo del petrolio, degli effetti devastanti sul turismo (almeno per quello in Italia) e su tanti altri settori economici, un altro elemento esplosivo potrebbe aggiungersi a questo già cocktail indigesto alle aziende, e cioè la possibilità che nell’ambito delle grandi operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A, Mergers and acquisitions) o di accordi di collaborazione (Joint Venture) già programmati per questi primi mesi del 2020 se non addirittura già partiti, le società possano decidere di invocare le “material adverse change” (MAC), cioè le clausole di forza maggiore per recedere.

Si tratta per qualcuno di una eventualità remota, anche perché, nella storia recente, nemmeno all’indomani dell’attacco alle Torri gemelle del 2001 ci sono state società che si sono avvalse di tale possibilità. Ma forse, adesso, la situazione è diversa e, per certi aspetti, più grave. Ed è certo che il dietro front sui deal prossimi alla chiusura potrebbe avere impatti sulle aziende e sui lavoratori di non poco conto.

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Quando parliamo di M&A, cioè di fusioni e acquisizioni, ci troviamo in un ramo del corporate finance: un’operazione di Merger mira alla fusione di due società che insieme avrebbero (nelle attese) un rendimento maggiore, consentendo di creare una base più solida per gli affari, mentre per l’acquisition è l’acquisizione di una società da parte di un’altra la quale ritiene, dopo un’attenta analisi preliminare, che tale operazione porterà a delle sinergie importanti per la propria crescita.

Ebbene i contratti di M&A sono particolarmente sensibili ai mutamenti delle condizioni di mercato, circostanza che nell’attuale situazione genera un clima di grande incertezza.

Un allarme in tal senso lo si può cogliere leggendo il report di un importante studio legale internazionale dal titolo “Impact of the Coronavirus outbreak on International Trade Involving China” (17 febbraio 2020).

Secondo l’analisi dello studio, a seguito dell’epidemia di Coronavirus, le aziende potrebbero decidere di azionare le “clausole di forza maggiore” (force majeure) inserite nei contratti internazionali.

Il riferimento è alle “material adverse change” (Mac) eventualmente inserite in accordi di acquisto di quote o joint venture. Ma sotto tale profilo, la qualificazione del nuovo Coronavirus quale “evento di forza maggiore” e se una parte contrattuale possa invocare con successo la clausola di “forza maggiore” dipenderebbe dalla formulazione esatta della clausola stessa e dalla legge applicabile ai contratti.

I primi casi si sarebbero presentati in Cina laddove sarebbero sorte delle controversie a seguito della richiesta di società cinesi di ricorrere alle clausole di forza maggiore per recedere dai contratti.

Ad analoghe conclusioni è giunto uno studio legale americano, con il suo memorandum “Coronavirus/COVID-19: Implications for Commercial and Financial Contracts” (26 febbraio 2020): alcune aziende stanno affermando che l'epidemia costituisce un evento di forza maggiore o fa da causa di giustificazione per la mancata esecuzione nell'ambito di contratti commerciali.

Lo studio sta fornendo consulenza ai clienti su numerose questioni legali relative all'epidemia, come la corretta divulgazione da parte delle società pubbliche dell'impatto dell'epidemia sulla società. Inoltre, le aziende che stanno negoziando accordi commerciali oggi dovrebbero considerare in modo proattivo l'allocazione appropriata del rischio e le conseguenze di un ulteriore deterioramento delle attività derivante dall'epidemia di Coronavirus.

Un caso italiano segnalato sul suo sito istituzionale dall’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt (AIFI) è quello che riguarda una importante azienda del settore dei viaggi online e che dopo aver acquisito altre società sarebbe adesso in trattativa con il fondo scandinavo di private equity Triton che avrebbe voluto divenirne un investitore, con il coinvolgimento di diverse banche d’affari: sembrerebbe che alcune difficoltà a trovare finanziamenti bancari dipenderebbero proprio dal Coronavirus inteso in questa circostanza come clausola Mac.

In sintesi, le società possono, tramite i loro studi legali, invocare le clausole MAC e uscire dagli accordi?

In questo scenario non ancora stabilizzato, le banche e gli studi legali internazionali, ne possiamo essere certi, guarderanno con attenzione a quanto sta avvenendo in Asia, alle liti intraprese e alle richieste avanzate dalle società, situazione che potrà sicuramente costituire un punto di riferimento anche per l’Europa, a seguito di quella che sarà l’evolversi delle vicende epidemiologiche.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2020/03/11/operazioni-societarie-legittimo-recesso-acquisizioni-effetto-coronavirus

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