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Italia zona protetta: analisi dei dati statistici sugli italiani ancora al lavoro

Circa 3 milioni dii lavoratori si sono ritrovati da un giorno all’altro a casa per via dei provvedimenti straordinari adottatati dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria da COVID-19. Quasi quattro milioni sono ancora al lavoro per garantire i servizi essenziali: è quanto emerge dall’analisi statistica della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Gli occupati in Italia ai tempi del Coronavirus”, che fotografa 23 milioni di lavoratori che devono fare i conti con un’Italia “bloccata” da misure e provvedimenti di portata straordinaria. Inoltre, 3,6 milioni (16% del totale) sono occupati in settori “a rischio chiusura” per un crollo della domanda o uno stallo dei servizi senza precedenti, come turismo (372 mila occupati in servizi di alloggio e agenzie), intermediazione immobiliare (149 mila), costruzioni (1,3 milioni) e alcune attività professionali, soprattutto di tipo tecnico.

La Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha presentato i risultati dell’analisi statistica della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Gli occupati in Italia ai tempi del Coronavirus”, che fotografa 23 milioni di lavoratori (5 milioni 306 mila autonomi e 17 milioni 146 mila dipendenti) che devono fare i conti con un’Italia “bloccata” da misure e provvedimenti di portata straordinario, per far fronte all’emergenza sanitaria da COVID-19.

Ancora quasi 8 milioni di persone però sono al lavoro in questi giorni per garantire servizi essenziali, 3,6 milioni (16% del totale) sono occupati in settori “a rischio chiusura”. SI tratta di medici e infermieri (1 milioni 320 mila occupati nell’assistenza sanitaria), ma anche forze dell’ordine e dipendenti delle P.A. (1 milione 243 mila), insegnanti e docenti universitari che da casa garantiscono continuità formativa (1 milione 587 mila), servizi pubblici essenziali (erogazione energia, gas, acqua, pulizia e raccolta rifiuti) e tante altre attività private: il commercio, il credito, l’informazione. L’emergenza sanitaria ha stravolto, in pochi giorni, l’intera geografia occupazionale del Paese definendo, di conseguenza, nuove e inedite condizioni di lavoro. Quasi un milione e mezzo di lavoratori autonomi giorno dopo giorno devono decidere se chiudere o proseguire l’attività destreggiandosi tra congedi, ferie e permessi, e 2,3 milioni dipendenti in questi settori, che oltre alla paura del contagio hanno quella di perdere il lavoro.

“La gestione del personale (o del lavoro) sta diventando un fattore sempre più critico in questo momento per le aziende, che si trovano a fronteggiare nuove e straordinarie responsabilità di tutela della salute e sicurezza in un contesto di progressivo stallo economico e di incertezza sui provvedimenti che saranno adottati a supporto dell’emergenza”, ha dichiarato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro. “A fronte dei sempre più numerosi lavoratori che resteranno a casa nei prossimi giorni, per i quali è necessario mettere al più presto in campo strumenti di sostegno, non dobbiamo dimenticare la condizione più precaria del lavoro autonomo. Il 20% degli autonomi si ritrova a casa perché interessato dal blocco attività e un altro 24,3% continua a mandare avanti la propria attività in settori che sono oramai al collasso. E’ Indispensabile, quindi, guardare con attenzione a questa componente importante del mercato del lavoro, che è uscita già stremata dalla crisi del 2008 e che sarà decisiva per la ripresa quando ci saremo lasciati alle spalle questa emergenza”.

Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, indagine statistica “Gli occupati in Italia ai tempi del Coronavirus” 13/03/2020

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2020/03/14/italia-zona-protetta-analisi-dati-statistici-italiani-lavoro

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