E’ la fine del lockdown?

Martedì Confindustria farà il punto sul dopo coronavirus. Il Centro Studi si concentrerà sulla ricostruzione, in attesa della normalità. Sempre martedì Huawei presenta il bilancio 2019. Non arriverà nessuna sorpresa da questi conti. Il difficile verrà col prossimo bilancio. Mercoledì l’incontro mensile non di politica monetaria della Bce: i temi non sono ancora definiti. Venerdì scade il termine della prima chiusura. Sarà in effetti così?

E dopo? Quale sia già ora, e quale potrà essere ancora, l’impatto del Covid-19 sulle imprese e sull’economia italiana Confindustria lo ripete dacché è iniziata l’emergenza. Così come ha più volte sottolineato le esigenze (dunque le richieste) del mondo produttivo ai tempi del lockdown. Oggi sarà il suo Centro Studi ad aggiornare il quadro, con un Rapporto forzatamente diverso dalla consueta analisi previsionale perché centrato, soprattutto, sulla Ricostruzione che ci aspetta al termine del tunnel. Non sappiamo quando torneremo alla normalità, né quanto graduale sarà il processo. Sappiamo però che occorre incominciare a “progettare” adesso. Nelle “Previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta e il rilancio dell’economia?”, il Csc fissa una serie di punti chiave. Sono cruciali, ribadirà, ”l’efficacia e la tempestività della risposta di politica economica”. E se “in una prima fase occorre preservare la tenuta del sistema produttivo garantendo liquidità, semplificando gli adempimenti per imprese e lavoratori, attivando celermente spesa pubblica per trasferimenti e investimenti”, in parallelo va varato “un piano straordinario di investimenti pubblici e di supporto agli investimenti privati”. Non riguarda solo l’Italia: è l’Europa a essere ”chiamata a un cambio di passo nelle politiche e nella governance, anche nell’ottica della transizione green”.

Il conto economico del Coronavirus sarà salato per quasi tutti i settori. Il mercato degli smartphone non fa eccezione. Non raggiungerà i picchi negativi dell’automotive, per esempio, completamente paralizzato dall’epidemia partita dalla Cina e diventata in fretta pandemia, ma certo è alle prese con il primo stop di una storia fatta finora unicamente di crescita. Prevedibile, in qualche modo, che a pagare uno dei prezzi più alti sia Huawei. Il campione cinese oggi presenta il bilancio 2019. Confermerà che il colosso ha spalle più che robuste, e mille altri motivi (a partire dalla copertura della superpotenza politico-economica cui appartiene) per poter promettere che anche gli effetti del Covid-19 saranno assorbiti senza grandi problemi. Ciò non toglie che, in un mercato in calo del 38% solo a febbraio (fonte Strategy Analytics), sia Huawei a incassare il colpo più pesante. Le sue vendite, che già risentivano del bando Usa, il mese scorso sono crollate a 5,5 milioni di unità. E il gruppo che puntava a insidiare Samsung e Apple ha dovuto, invece, cedere il terzo posto a Xiaomi. Provvisoriamente, è chiaro.

Sono saltati tutti i calendari. Ovunque e per chiunque. La Banca centrale europea è una delle istituzioni schierate nella trincea di prima linea, e questo significa (tra l’altro) che i suoi vertici sono in riunione “digitale”, forse, ma comunque di fatto permanente. Oggi, tuttavia, è uno dei giorni in cui l’agenda pre Covid-19 fissa un appuntamento istituzionale del board che torna utile anche per la gestione dell’emergenza. L’unica cosa che salterà è il rigido rispetto dell’ordine del giorno: dovrebbe essere l’incontro mensile “non di politica monetaria”, i temi saranno in realtà dettati quasi ora per ora dall’evoluzione della pandemia.

Ora che è stato il Coronavirus, a chiudere nei fatti tutte le frontiere e senza distinzioni di passaporto, il tema dell’accoglienza dei migranti in Europa può apparire superato. Non lo è. Si riproporrà, prima o poi. Probabilmente amplificato da certi egoismi nazionali che, in queste settimane, vedono alcune capitali europee dare il peggio del loro sovranismo rispetto ai loro stessi partner continentali. Non a caso i timori per la tenuta dell’Unione sono vicini al livello d’allerta. Perciò, sempre che l’emergenza non costringa in extremis a spostare l’appuntamento, oggi sarebbe il caso di dare un’occhiata anche a quanto accadrà in Lussemburgo. La Corte di Giustizia dovrebbe pronunciarsi sul rifiuto di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca di aprirsi a chi fugge da carestie, fame, guerre. Fuga che si è fermata, nel frattempo, solo perché la paura del Covid-19 è persino più forte.

Finisce? Difficile. Oggi scade il termine della prima chiusura pressoché assoluta di ogni attività produttiva, salvo quelle essenziali. Dal fronte dei contagi arrivano notizie che incoraggiano un cauto ottimismo e dimostrano che il lockdown funziona. Proprio per questo non è il caso di abbassare la guardia. Meno ancora di dare per scontato che, da lunedì, l’Italia riaprirà come se l’incubo fosse alle spalle.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2020/03/28/lockdown

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