• Home
  • News
  • Passi avanti per l’operazione Intesa-Ubi. I big-tech presentano i conti

Passi avanti per l’operazione Intesa-Ubi. I big-tech presentano i conti

La settimana si apre con l’assemblea di Intesa che delibererà l’aumento di capitale per l’assalto a Ubi. Lunedì poi si dà il via alla settimana dei conti del big tech, sempre utili per capire come si muovono i consumi. Mercoledì Jerome Powell farà il punto sui tassi Usa e giovedì toccherà a Christine Lagarde a potenziare il “bazooka” della Bce.

Da quando Carlo Messina ha lanciato Intesa SanPaolo all’assalto, non c’è giorno in cui Victor Massiah, il board, i “pattisti” di Ubi Banca non abbiano lavorato al tentativo di rafforzare il muro difensivo da un’offerta pubblica di scambio considerata ostile. Quel muro non è ancora solidissimo. Così come non ancora solidissime possono essere considerate le certezze di Intesa. Che però, intanto, conferma il prossimo step: forse è vero, che tra gli effetti collaterali del Covid-19 ci sarà anche lo slittamento dell’Ops da giugno-luglio a settembre, ma in ogni caso oggi l’assemblea delibererà l’aumento di capitale al servizio dell’operazione.

L’attesa era ovviamente tutta per il Consiglio dei capi di Stato e di governo, giovedì 23. Ora inizia la maratona dei ministri che dovranno affrontare le conseguenze dell’emergenza Coronavirus nei singoli settori di competenza. Solo tra oggi e giovedì si riuniranno in videoconferenza i titolari di Salute, Turismo, Energia, Trasporti (ovvero i quattro comparti maggiormente colpiti, da subito, dalla crisi sanitaria ed economica), più Interni e Giustizia. L’obiettivo sarebbe uscire dai vari summit con politiche comuni, o quantomeno coordinate. “Sarebbe”, non “è”: l’Unione si conferma sempre più teorica.

Prima colpiti (alcuni) dal blocco delle attività in Cina. Poi strapremiati (quasi tutti) da quel che il lockdown mondiale non solo non ha bloccato, ma ha fatto girare a mille. Vedi il proliferare dello smart working o il super boom dell’e.commerce. Gli effetti sui conti di Big Tech li vedremo questa settimana: negli Usa presenteranno le loro trimestrali, tra gli altri, Alphabet-Google, Microsoft, Intel, Amazon, Facebook, Twitter.

“Whatever it takes”, le tre ormai storiche parole pronunciate da Mario Draghi per sintetizzare la linea della Bce durante la Grande Recessione post Lehman Brothers, oggi sono il verbo di tutte le banche centrali. E’ ovvio che sia così: la pandemia non ha risparmiato nessuno, nel mondo, e quella che si prospetta è una recessione non altrettanto lunga (si spera) ma quasi certamente peggiore. Oggi a rifare il punto sulla base degli ultimi sviluppi sarà la Federal Reserve. Jerome Powell ha già più volte tagliato i tassi, ha lanciato maxi prestiti d’emergenza per sostenere i mercati. Non si fermerà. Per dirla con il presidente della Fed di New York, John Williams, “ci vorrà almeno un anno, forse due” perché l’economia Usa possa recuperare le forze che ha perso e ancora perderà causa Coronavirus. Perciò, se “stiamo eseguendo più operazioni di mercato aperto che in qualsiasi momento della nostra storia, e per somme maggiori”, la consapevolezza è che potrebbe non essere sufficiente: “Il nostro lavoro non è finito».

A Francoforte, dove il “whatever it takes” è nato, il bazooka continuerà a essere potenziato. Mercoledì 29 il Consiglio direttivo ha aggiunto alle manovre già varate il “paracadute junk bond”: in caso di abbassamento dei rating (prevedibile non solo per l’Italia) legati alla crisi economica da Covid-19, la Bce accetterà come garanzie delle banche che chiederanno liquidità anche titoli di Stato e obbligazioni societarie con rating inferiore all’investment grade. Titoli spazzatura, in altre parole. Una decisione che era da poco stata presa solo per la Grecia, che ora viene allargata a tutta l’eurozona, e che sarà seguita da altre misure. Forse già a partire da oggi, al termine della riunione di politica monetaria “introdotta” dal comunicato diffuso dall’Eurotower mercoledì: la Bce “può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’Eurozona”.

Primo maggio strano, surreale come il mondo in cui viviamo da quando è esplosa la pandemia. Niente manifestazione dei sindacati (quest’anno Cgil, Cisl, Uil avevano scelto Padova per le celebrazioni nazionali), niente concertone a San Giovanni (anche la piazza romana sarà sostituita dalla Tv). Niente lavoro, soprattutto, per troppe persone, e sullo sfondo di quella drammatica stima mondiale dell’International Labour Organization: fa capo all’Onu, ha calcolato che gli effetti del Covid-19 possano aggiungere altri 25 milioni di disoccupati ai 188 milioni che già un posto non l’avevano. Per dare l’idea: dopo la crisi post-Lehman, i “nuovi disoccupati” erano stati 22 milioni. Lentamente, però, i Paesi più colpiti stanno incominciando a ripartire. Lunedì, quando anche da noi finirà il lockdown, torneranno nelle loro fabbriche, aziende, uffici (quelli che non proseguiranno con lo smart working) quasi tre milioni di italiani. Non è la ripresa totale. Ma è il primo spiraglio vero: qualcosa di reale da festeggiare in un Primo Maggio carico ancora di paure e, per tutto il resto, puramente virtuale.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2020/04/25/passi-operazione-intesa-ubi-big-tech-presentano-conti

Iscriviti alla Newsletter




È necessario aggiornare il browser

Il tuo browser non è supportato, esegui l'aggiornamento.

Di seguito i link ai browser supportati

Se persistono delle difficoltà, contatta l'Amministratore di questo sito.

digital agency greenbubble