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Coronavirus: prevista recessione seguita da una lenta ripresa

La Commissione Europea evidenzia come la pandemia di coronavirus rappresenti uno shock violento per l'economia mondiale e per quella dell'UE, con conseguenze socioeconomiche molto gravi. Nonostante la risposta politica rapida e integrata tanto a livello dell'UE quanto a livello nazionale, quest'anno l'economia dell'Unione subirà una recessione di proporzioni storiche. La ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà dunque, non solo dall'evoluzione della pandemia in quel determinato paese, ma anche dalla struttura di ciascuna economia e dalla capacità di ognuna di rispondere con politiche di stabilizzazione.

La Commissione Europea ritiene la pandemia di coronavirus uno shock violento per l'economia mondiale e per quella dell'UE, con conseguenze socioeconomiche molto gravi. Nonostante la risposta politica rapida e integrata tanto a livello dell'UE quanto a livello nazionale, quest'anno l'economia dell'Unione subirà una recessione di proporzioni storiche.

Le proiezioni di crescita per l'UE e la zona euro sono state riviste al ribasso di circa nove punti percentuali rispetto alle previsioni economiche d'autunno 2019. Per la primavera 2020 l'economia della zona euro subirà una contrazione record del 7¾ %, per poi crescere del 6¼ % nel 2021; allo stesso modo l'economia dell'UE dovrebbe contrarsi del 7½ % nel 2020 e crescere del 6 % circa nel 2021.

Le previsioni sono state basate su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 23 aprile.

L’analisi della Commissione Europea evidenzia che lo shock per l'economia dell'UE è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma secondo le previsioni sia il calo della produzione nel 2020 (dal -4¼ % in Polonia al -9¾ % in Grecia) che l'ampiezza del rimbalzo nel 2021 saranno marcatamente diversi poiché la ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall'evoluzione della pandemia in quel determinato paese, ma anche dalla struttura di ciascuna economia e dalla capacità di ognuna di rispondere con politiche di stabilizzazione.

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per Un'economia al servizio delle persone, ha dichiarato che "In questa fase possiamo delineare soltanto in modo approssimativo la portata e la gravità dello shock da coronavirus per le nostre economie. Le ricadute immediate per l'economia globale saranno molto più gravi di quelle della crisi finanziaria, ma la profondità dell'impatto dipenderà dall'evoluzione della pandemia e dalla nostra capacità di riprendere in sicurezza l'attività economica e di ricominciare a crescere successivamente. Lo shock è simmetrico: tutti i paesi dell'UE ne sono colpiti e, secondo le previsioni, quest'anno saranno tutti in recessione. L'UE e gli Stati membri hanno già concordato misure straordinarie per attenuare l'impatto. La nostra ripresa collettiva dipenderà da risposte costanti, forti e coordinate a livello nazionale e dell'UE. Insieme siamo più forti."

Paolo Gentiloni, Commissario europeo responsabile per l'Economia, ha dichiarato che "L'Europa sta subendo il più forte shock economico dalla Grande depressione. Sia la gravità della recessione che il vigore della ripresa saranno disomogenei, condizionati dalla velocità alla quale sarà possibile revocare le misure di sospensione delle attività, dall'importanza di servizi come il turismo in ciascuna economia e dalle risorse finanziarie di ciascun paese. Tali disparità rappresentano una minaccia per il mercato unico e per la zona euro, ma possono essere attenuate attraverso un'azione europea decisa e congiunta. Dobbiamo essere all'altezza di questa sfida."

Di seguito la sintesi di alcune delle analisi effettuate dalla Commissione Europea

La pandemia di coronavirus ha colpito duramente i consumi, la produzione industriale, gli investimenti, gli scambi, i flussi di capitali e le catene di approvvigionamento. L’allentamento progressivo delle misure di contenimento dovrebbe porre le basi per una ripresa ma probabilmente l'economia dell'UE inizierà a recuperare interamente le perdite di quest'anno non prima della fine del 2021. Gli investimenti resteranno contenuti a discapito del mercato del lavoro che non si riprenderà completamente.

Per limitare i danni economici e facilitare una ripresa rapida e solida sarà fondamentale mantenere l'efficacia delle misure politiche di risposta alla crisi a livello nazionale e dell'UE al fine di mettere le economie su un percorso di crescita sostenibile e inclusiva.

Anche se i regimi di riduzione dell'orario lavorativo, le integrazioni salariali e il sostegno alle imprese dovrebbero contribuire a limitare la perdita di posti di lavoro, la pandemia di coronavirus avrà gravi ripercussioni sul mercato del lavoro con un probabile aumento della disoccupazione.

Secondo le previsioni il tasso di disoccupazione nella zona euro aumenterà, passando dal 7,5 % del 2019 al 9½ % nel 2020, per poi scendere nuovamente all'8½ % nel 2021, mentre nell'UE aumenterà dal 6,7 % del 2019 al 9 % nel 2020, per poi calare all'8 % circa nel 2021.

I paesi in cui l’aumento della disoccupazione sarà maggiore sono quelli con una percentuale elevata di lavoratori con contratti a breve termine e quelli in cui gran parte della forza lavoro dipende dal turismo. Anche i giovani che entrano nel mercato del lavoro in questo momento avranno maggiori difficoltà a trovare il loro primo impiego.

A causa del calo della domanda e del forte ribasso dei prezzi del petrolio si avrà una significativa riduzione dei prezzi al consumo. L'inflazione nella zona euro, misurata dall'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), è attualmente stimata allo 0,2 % nel 2020 e all'1,1 % nel 2021. Per l'UE le previsioni indicano un'inflazione allo 0,6 % nel 2020 e all'1,3 % nel 2021.

Gli Stati membri hanno reagito in modo deciso con misure fiscali volte a limitare i danni economici causati dalla pandemia. Gli "stabilizzatori automatici", come i versamenti di prestazioni di sicurezza sociale, associati a misure discrezionali di bilancio sono destinati a provocare un aumento della spesa. Il disavanzo pubblico aggregato della zona euro e dell'UE passerà da appena lo 0,6 % del PIL del 2019 a circa l'8½ % nel 2020, prima di scendere al 3½ % circa nel 2021.

Dopo la tendenza alla diminuzione registrata dal 2014, il rapporto debito pubblico/PIL è anch'esso destinato a crescere: nella zona euro si prevede che aumenterà dall'86 % del 2019 al 102¾ % nel 2020, per poi calare al 98¾ % nel 2021, mentre nell'UE aumenterà dal 79,4 % del 2019 al 95 % circa quest'anno, per poi scendere al 92 % l'anno prossimo.

La Commissione Europea evidenzia che se la pandemia dovesse durare per un periodo più lungo rispetto al previsto, la diminuzione del PIL potrebbe essere di gran lunga superiore a quanto ipotizzato nello scenario di base di queste previsioni. E’ necessario pertanto continuare ad attuare una strategia comune per la ripresa a livello dell'UE dal carattere forte e tempestiva, al fine di evitare che la crisi possa portare a gravi distorsioni nel mercato unico e a profonde divergenze economiche, finanziarie e sociali tra gli Stati membri della zona euro.

All’orizzonte c’è inoltre la minaccia di dazi tra l'UE e il Regno Unito a seguito della fine del periodo di transizione che potrebbe ulteriormente frenare la crescita, anche se in misura minore nell'UE rispetto al Regno Unito.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2020/05/07/coronavirus-prevista-recessione-seguita-lenta-ripresa

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