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Auto, ambiente, lavoro. La ripartenza alla prova dei numeri

Escono i dati delle “non” vendite di auto a maggio e quelli dell’occupazione (o cassa integrazione) in aprile. In mezzo, la Festa della Repubblica e un direttivo di politica monetaria della Bce

Adolfo De Stefani Cosentino è il presidente di Federauto, l'associazione dei concessionari. Il 4 maggio, giorno di riapertura dopo due mesi di lockdown, ha tirato un naturale sospiro di sollievo accompagnato, però, dalla seguente avvertenza: “Senza incentivi, organizzeremo tornei di briscola”. Con i saloni pieni da scoppiare e con il mercato a zero era facilmente prevedibile. C’era, tuttavia, ancora la speranza che il governo si ricordasse di quanto vale la filiera automotive per il PIL, l’occupazione, l’export, le entrate fiscali. Non è successo. Meno di tre settimane dopo, il 21 maggio, Federauto ha così firmato un nuovo, durissimo comunicato congiunto con gli altri protagonisti del settore, Anfia (industria) e Unrae (case estere): “Risulta incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la strategicità e la competitività” di un comparto che in tutta Europa gli altri Paesi costruttori - Francia e Germania in testa - “stanno mettendo al centro dei loro piani di supporto”. Oggi, 1° giugno, il bilancio delle “non” vendite di maggio aumenterà ulteriormente l’intensità dell’allarme. La politica (e non soltanto) comincerà a dar retta all’intera filiera o continuerà a identificare il settore con la sola Fca (e a dividersi sulla sua richiesta di maxi-prestito garantito dallo Stato)? 

Il 2 giugno 1946, data del referendum istituzionale, l’Italia abbandonò la monarchia e scelse la Repubblica. Il 2 giugno di ogni anno, dal 1947, quella scelta viene celebrata con una Festa nazionale. Va da sé che il 2020 sarà diverso e resterà nella storia. Ė di grande valore, non solo simbolico, che Sergio Mattarella abbia deciso di onorare la ricorrenza con una visita a Codogno, epicentro del primo, devastante impatto con il Covid-19. Il virus ci ha lasciati storditi. In due modi diversi, però. C’è un Paese reale con moltissime ferite, ma che ha voglia di ricostruire e che da domani inaugurerà la “fase tre” del ritorno alla normalità (polemiche incluse) con la riapertura delle “frontiere” tra le Regioni. C’è, poi, un Paese ufficiale che pare voglia, più che ricostruire, preservare (sé stesso). Identici riti politici di sempre. Zero visioni, zero progetti. Burocrazia a mille. Prontissimo, in compenso, l’elenco delle opposte accuse su chi siano i responsabili delle non scelte che, anche stavolta, faranno dell’economia italiana la più lenta sulla via europea della ripresa.

Oggi l’ISTAT annuncia i dati sull’occupazione in aprile. Andranno letti con l’aiuto dei numeri sulla Cassa integrazione comunicati dieci giorni fa dall’INPS. Le imprese hanno chiesto 772,3 milioni di ore, che salgono a quota 835 se si considerano le richieste totali di sussidio: in un solo mese, un livello di poco inferiore a quello dell’intero 2009, l’anno più pesante della lunghissima recessione seguita al crack Lehman. Qui la causa è chiaramente il Covid-19, indicato nel 98% delle richieste di CIG. In “Cassa” risultavano circa 8 milioni di lavoratori messi. Solo poco più della metà (4,6 milioni) avevano però già ricevuto il relativo assegno.

“Politica monetaria”, c’è scritto sotto la data di oggi nel calendario delle riunioni BCE. In realtà, da quando è scoppiata la crisi Covid, l’ordine del giorno è quasi puramente formale. Lo si rispetta, è ovvio, ma con estrema flessibilità. Ora è il momento del PEPP, il Programma di emergenza per l’acquisto di titoli, nel quale l’Eurotower ha fin qui investito 750 miliardi e che l’ultimo Direttivo ha deciso di ampliare a partire da questo mese. Nel frattempo, Christine Lagarde non allenta il pressing in vista del Consiglio UE che dovrà esprimersi sul piano da 750 miliardi presentato mercoledì 28 maggio dalla Commissione di Ursula von der Leyen. La buona notizia è che quel Consiglio è in calendario a breve. La cattiva: probabilmente nemmeno la riunione del 18-19 giugno sarà risolutiva.

Intanto, arriva la Giornata mondiale dell’Ambiente. L’ONU l’ha istituita nel 1972, ma è sempre passata quasi inosservata tra la maggior parte dei Paesi e delle relative popolazioni. La pandemia e il lockdown forse - solo forse - ci hanno dato una nuova consapevolezza. “Eco-compatibile” è una parola che appare sempre più spesso nel vocabolario quotidiano di cittadini, imprese, governi. Resta da capire se ci rimarrà. E, soprattutto, se si trasformerà in fatti.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2020/05/30/auto-ambiente-lavoro-ripartenza-prova-numeri

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