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Lagarde, Merkel e von der Leyen tirano la volata del Recovery Fund

A Milano da martedì la Fashion week diventa Digital mentre giovedì tutti i carmaker europei daranno i numeri del mese di giugno.

In febbraio le passerelle c’erano state: il Covid-19 pareva ancora un problema limitato alla Cina. E alla Cina, isolata in un lockdown che di lì a poco avrebbe messo ko anche noi, la Milano Fashion Week aveva dedicato la sua prima sperimentazione digitale. “China we are with you” doveva servire a coinvolgere gli stilisti e i grandi buyer di un mercato cruciale per la moda italiana. I 25 milioni di utenti raggiunti in streaming dicono che l’obiettivo è stato senza dubbio centrato. Dopodiché, però: nemmeno il tempo di chiuderla, la settimana milanese, e nell’incubo pandemia siamo precipitati noi. Tessile e moda sono tra i settori che hanno pagato il conto più salato, con ricadute pesantissime sul Prodotto interno lordo. L’intera filiera, quella che fa di quest‘industria il secondo comparto manifatturiero nazionale nonché il primo produttore globale di “lusso”, ha bruciato almeno due stagioni. L’impossibilità di promuovere i brand con la presentazione delle nuove collezioni ha costretto tutti a inventarsi nuove modalità, ed è probabile che le riflessioni sugli infiniti eccessi dello show business modaiolo rivoluzioni in tutto il mondo il sistema-passerelle. È impensabile che gli stilisti mostrino il loro lavoro solo online, ma l’esperimento cui ha costretto il lockdown non finirà in soffitta. Qualcosa resterà e la Camera nazionale della moda, in attesa del ritorno alle sfilate “fisiche”, lancia la prima Milano Fashion Week di luglio (da oggi al 17). Mese tanto inadatto prima quanto utile, ora, a interrompere il lunghissimo vuoto di produzione, comunicazione e, soprattutto, vendite.

L’Italia dell’auto, in giugno, ha perso un altro 23%. La Germania e la Gran Bretagna hanno fatto anche peggio: i crolli sono arrivati al 32 e al 35%. Solo la Francia, tra i quattro grandi mercati europei, grazie alla maxi manovra di sostegno al settore varata dal governo di Emmanuel Macron è riuscita a mettere a segno un piccolo rimbalzo: +1,2%. Con queste premesse, dai dati che oggi saranno annunciati dall’Acea non c’è da aspettarsi granché. L’appuntamento con la risalita dai picchi della crisi, per il Continente, è rinviato. E non è un caso che, in attesa di elaborare i numeri completi di giugno, l’Associazione dei costruttori abbia ulteriormente, drasticamente rivisto al ribasso le già pessime stime per l’intero 2020. La previsione di vendita per fine anno è al livello più basso dal 2013: 9,6 milioni di auto, ovvero tre milioni in meno rispetto al 2019, ovvero un calo del 25%. Se andrà bene.

“Abbiamo fatto così tanto che abbiamo un bel po' di tempo per valutare attentamente i dati economici in arrivo”. La risposta di Christine Lagarde a una domanda del Financial Times, in un’intervista di pochi giorni fa, sarebbe stata sufficiente a chiarire che cosa “non” succederà oggi, nel corso della riunione di politica monetaria del board Bce. Però, poi, c’è sempre il rischio che qualcuno - più nei Palazzi europei che sui mercati - giochi sulle sfumature per “tirare” l’interpretazione verso il proprio esclusivo uso e consumo. Però, poi, in troppi - sempre nei suddetti Palazzi - insistono a pensare che tanto ci sono i bazooka di Francoforte, a combattere gli effetti devastanti del Covid-19 sulle economie, e che ci sia bisogno di poco altro per mantenere l’Eurozona in sicurezza. Infine: però, poi, soprattutto, siamo alla vigilia di quel Consiglio Ue che la presidente della Banca Centrale sollecita continuamente perché “agisca in fretta”. Perciò, meglio essere totalmente, assolutamente espliciti: “È improbabile” che l’Eurotower decida, oggi, nuove misure-bazooka

Comunque la si pensi sulla Germania, per l’Europa è una fortuna che alla presidenza Ue sia arrivato il turno di Berlino. Il plus si chiama, naturalmente, Angela Merkel. Se qualcuno ha qualche chance di piegare alle ragioni del bene comune il cosiddetto “Fronte del Nord” (Olanda, Danimarca, Svezia, Austria), è lei, la Cancelliera tedesca, per riconoscimento unanime unico vero leader espresso negli anni Duemila dalla politica continentale. Oggi e domani presiederà il suo primo Consiglio dopo che, di rinvio in rinvio, i 27 capi di Stato e di governo hanno trascinato fino a luglio le discussioni sul prossimo bilancio comunitario da 1.100 miliardi e sul Recovery Fund, il piano da 750 miliardi varato dalla Commissione per fronteggiare il devastante impatto del coronavirus sulle economie. Questo sarà, anche, il primo vertice “in presenza” dopo i lunghi mesi del lockdown e delle riunioni in streaming, e confrontarsi di persona probabilmente aiuterà. Dopodiché, non aspettiamoci subito miracoli. La stessa Cancelliera, in totale sintonia con il Parlamento Ue, con la Commissione (guidata da Ursula von der Leyen, ex ministro in tutti i governi Merkel: e anche questo aiuterà) e con la Banca centrale europea, non perde occasione di ammonire: “C’è l’abisso della crisi, non possiamo perdere tempo”. Ora più che mai l’obiettivo è dunque “trovare un accordo rapidamente”. Già in questo weekend? Improbabile (ma non si sa mai): “Mi auguro entro l’estate”.

Slittamenti, qui, non potranno essercene. Il Decreto Rilancio, appena approvato dalla Camera, va convertito in legge entro oggi oppure decadrà. Quello che il Senato ha ricevuto è dunque un testo blindato. E finalmente il piano da 55 miliardi per contrastare gli effetti del Covid-19 sull’economia potrà partire.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/finanza/quotidiano/2020/07/11/lagarde-merkel-von-der-leyen-tirano-volata-recovery-fund

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