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Recovery Fund: i leader europei trovano l’accordo. All’Italia 209 miliardi di euro

Dopo una lunga trattativa tra i Capi di Stato e di Governo dell’UE, arriva l’accordo sul Recovery Fund. Il punto di approdo negoziale si è concretizzato, dopo vari stop and go, su un fondo da 750 miliardi di euro, con 390 miliardi di euro in sovvenzioni e 360 miliardi di euro in prestiti. Da quanto si apprende l’Italia potrebbe accedere a circa 209 miliardi, di cui 81,4 di sussidi e 127,4 di prestiti. Si prevede poi l'attivazione del “freno di emergenza”, solo in casi eccezionali e per serie deviazioni dai target, con un passaggio in Consiglio UE per una sospensione dell’erogazione dei fondi al massimo per tre mesi. Quali sono le criticità emerse nel corso del vertice?

La trattativa ad oltranza tra i Capi di Stato e di Governo ha trovato l’intesa sul Recovery Fund, fortemente auspicato qualche giorno fa anche dal Presidente della Bce Christine Lagarde che ha sottolineato come il fondo deve essere veloce, flessibile e ingente, e il bilancio europeo a lungo termine 2021-2027.

Il meeting, inizialmente previsto con una durata di due giorni (17 e 18 luglio) si è poi ampliato ad un orizzonte ben più lungo con due maratone notturne al rush finale (è stato il vertice più lungo degli ultimi vent’anni nella storia europea superando il vertice di Nizza che rivide videro l'assetto istituzionale dell'Ue, cambiando anche il sistema di voto, quando il Consiglio europeo si riunì giovedì 7 dicembre 2000 e andò avanti fino alle prime ore del mattino di lunedì 11).

Il vertice “in presenza” di Bruxelles è stato caratterizzato da una contrapposizione non certo a colpi di fioretto tra Paesi mediterranei con il nostro Paese fortemente coinvolto ed esposto, con un supporto anche da parte dei Paesi dell’Est, e i Paesifrugali” con l’Olanda in testa, con il ruolo di registra e mediatrice della cancelliera Angela Merkel appena insediata nel ruolo di Presidente di turno dell’Unione europea a supporto del presidente del Consiglio Charles Michel e del Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

E’ utile partire da una breve ricostruzione evolutiva delle diverse tappe dello “stato dell’arte” da cui si partiva, attingendo ad una specifica Nota del Servizio Studi del Senato. A seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 23 aprile, la Commissione UE aveva presentato il 27 maggio una proposta per l'adattamento del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 alle esigenze della ripresa post Covid-19.

Il progetto si articola attorno al Next Generation Ue e al quadro finanziario pluriennale (Qfp) rafforzato. Il Next generation EU è un nuovo strumento europeo per la ripresa, che si affiancherebbe al SURE per la disoccupazione, ai finanziamenti BEI, al MES light, alla sospensione del Patto di Stabilità e al nuovo quadro degli aiuti di Stato oltre agli interventi di politica monetaria della Bce. Come viene sottolineato nel nostro Piano nazionale delle riforme lo strumento europeo per la ripresa è un’iniziativa per cui il nostro Governo si è fortemente battuto. Esso rappresenta un grande passo in avanti per l’Europa, si evidenzia, ed è l’occasione per il nostro Paese per rilanciare gli investimenti e attuare riforme che ne amplifichino gli effetti all’interno di un disegno di crescita e transizione verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

Alla costruzione di questo progetto il Governo italiano dedicherà nei prossimi mesi tutte le energie disponibili, facendo tesoro dell’ampia consultazione con le componenti economiche, sociali e culturali del Paese svoltasi con i recenti Stati Generali. Più nello specifico nel progetto iniziale varato dalla Commissione europea si prevedeva di incrementare il bilancio su base temporanea tramite nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari per un ammontare pari a 750 miliardi di euro. Di tale cifra, 500 miliardi sarebbero stati destinati a sovvenzioni mentre i restanti 250 miliardi sarebbero stati messi a disposizione degli Stati membri sotto forma di prestiti, da restituire tra il 2028 ed il 2058. Il Qfp avrebbe poi una dotazione in impegni di spesa di 1.100 miliardi di euro.

Era prevista la creazione di nuovi strumenti e il potenziamento di programmi chiave per rendere disponibili i fondi lì dove vi è maggiore necessità Il primo confronto su tali proposte a livello di Consiglio europeo ha avuto luogo in occasione della video-conferenza del 19 giugno scorso. In vista del summit il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel il 10 luglio aveva presentato una proposta di compromesso (negotiating box) in cui si prevedeva per Next Generation EU, prestiti da contrarre ad opera della Commissione europea sui mercati internazionali, delle medesime dimensioni della proposta della Commissione (750 miliardi in prezzi 2018).

Il termine dei prestiti sarebbe stato anticipato a fine 2026 e i fondi così raccolti sarebbero stati utilizzati solo per affrontare le conseguenze della crisi. Sarebbe rimasta inalterata la ripartizione tra risorse destinate a prestiti (250 miliardi di euro) e quelle invece destinate a sovvenzioni (500 miliardi di euro). I rimborsi avrebbero avuto luogo tra il 2027 e il 2058 e, al fine di coprire i relativi impegni, il massimale delle risorse proprie sarebbe stato temporaneamente innalzato di 0,6 punti percentuali. I fondi sarebbero dovuti essere poi impegnati entro il 31 dicembre 2023 e i pagamenti effettuati entro il 31 dicembre 2026.

Differentemente dalla proposta originaria della Commissione, la negotiating box proponeva che il 70% delle risorse fosse impegnata negli anni 2021 e 2022, il restante 30% entro il 2023, e che il Piano per la ripresa e la resilienza, sulla base del quale vengono approvati i finanziamenti, oltre ad essere sottoposto alla valutazione della Commissione venisse approvato anche dal Consiglio dell'Unione. I criteri di distribuzione delle risorse proposti dalla Commissione europea (popolazione, tasso medio di disoccupazione rispetto alla media europea e inverso del PIL) sarebbero rimasti confermati fino al 2022.

Per il 2023 invece il criterio relativo al livello di disoccupazione sarebbe stato sostituito dalla perdita cumulativa in termini di PIL osservata tra il 2020 ed il 2021. La proposta Michel prevedeva poi un QFP il cui ammontare, in termini di impegni, si sarebbe dovuto ridursi a 1.074,3 miliardi, dunque 25,7 miliardi in meno rispetto alla proposta della Commissione. In termini di risorse proprie, si proponeva un massimale per pagamenti pari all'1,40% del reddito nazionale lordo di tutti gli Stati membri mentre il massimale per impegni invece non eccederebbe l'1,46% della somma dell'RNL degli Stati membri.

Si faceva poi riferimento all'introduzione di ulteriori risorse proprie, che avrebbero potuto includere una tassa sulle transazioni finanziarie. I proventi delle risorse proprie introdotte dopo il 2021 sarebbero state utilizzate per rimborsi anticipati dei prestiti derivanti da "Next generation EU". Ulteriore previsione era legata, per il periodo 2021 - 2027, alla prosecuzione del sistema delle correzioni nazionali al bilancio dell'Unione (rebate), con riduzioni una tantum dei contributi annuali basati sul PIL di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Austria e Svezia. Si preannunciava poi l'introduzione di un regime generale di condizionalità in caso di deficienze generalizzate nel rispetto dello Stato di diritto.

Partendo da un inquadramento generale, quali erano le diverse posizioni negoziali nel corso del vertice UE? Sempre attingendo all’approfondimento del Servizio Studi del Senato, i Paesi dell'Europa meridionale partivano dall’assunto per cui i fondi messi a disposizione rappresentavano una base minima indispensabile per la ripresa. I "Paesi frugali" (Danimarca, Austria, Paesi Bassi, Svezia con l’avvicinamento delle Finlandia), oltre ad essere contrari a ogni forma di mutualizzazione del debito, sostenevano da un lato l'opportunità di mantenere il QFP entro l'1% del reddito nazionale lordo dell'UE-27 e dall'altro la necessità di rispondere alla crisi con prestiti a condizioni favorevoli più che con finanziamenti a fondo perduto.

I Paesi frugali ritengono inoltre che gli interventi finanziabili debbano essere limitati alla riparazione dei danni o alla pianificazione di investimenti connessi alla pandemia. Vi era poi il "gruppo della coesione" che riunisce i Paesi dell'est, tra cui Polonia, Ungheria, Bulgaria, Repubblica slovacca. Questi auspicavano un QFP basato non solo su elementi contingenti, ambizioso non solo nel breve ma anche nel lungo termine fondato sulle politiche esistenti della coesione.

Quali sono le criticità emerse nel corso del vertice? I nodi del contendere sono stati rappresentati dal volume, dalla composizione del Recovery Fund tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto, dalla governance. Ulteriori temi sono stati poi il rispetto dello Stato di diritto come prerequisito per ottenere i fondi per la riresa, il regime dei controlli, i rebates , vale a dire gli sconti sui contributi al bilancio comunitario

Il “punto di approdo negoziale” si è concretizzato, dopo vari stop and go, su una nuova proposta formalizzata dal Presidente Michel in cui si prevede un Recovery fund da 750 miliardi di euro, con 390 miliardi di euro in sovvenzioni e 360 miliardi di euro in prestiti.

Da quanto si apprende l’Italia dovrebbe potere accedere a circa 209 miliardi di cui 81, 4 miliardi di sussidi e127,4 sotto forma di prestiti. Per quel che riguarda la governance si prevede che la decisione sui Piani nazionali di riforme, precondizione per accedere al fondo, competa alla Commissione europea che deciderà entro due mesi sulla base della coerenza con le Raccomandazioni Ue 2019-2020 ma dovrebbe essere poter votato anche dai ministri a maggioranza qualificata.

Si prevede poi l'attivazione del freno di emergenza solo in casi eccezionali (serie deviazioni dai target) con un passaggio in Consiglio UE senza conferirgli facoltà decisionali con una sospensione dell’erogazione al massimo per tre mesi. ll bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2020/07/21/recovery-fund-leader-europei-trovano-accordo-italia-209-miliardi-euro

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