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Casse di previdenza professionale: i risultati delle politiche di investimento 2019

Il presidente della COVIP, Mario Padula, ha presentato, il 29 settembre 2020, il “Quadro di sintesi” dei dati relativi al patrimonio delle Casse professionali e alla loro gestione finanziaria nel 2019. Il Rapporto dà conto delle risorse complessive detenute dalle Casse che si attestano, alla fine del 2019, a 96 miliardi di euro, con una crescita su base annuale del 7%. Le 5 casse di dimensioni più grandi detengono il 73,8% dell’attivo totale (tra queste anche la Cassa Dottori commercialisti con il 10,3%). L’Autorità di Vigilanza sottolinea, però, che l’impianto normativo volto a disciplinare la gestione degli Enti di previdenza privati è ancora incompleto e datato.

La COVIP ha pubblicato l’annuale quadro di sintesi, aggiornato a dicembre 2019, dei dati relativi al patrimonio delle Casse professionali e alla loro gestione finanziaria.

La presentazione del Rapporto è stata poi l’occasione per ripresentare una serie di riflessioni sullo “stato dell’arte” del settore ribadendo la improrogabile necessità di perfezionare l’assetto regolamentare con il provvedimento sui limiti di investimento e i conflitti di interesse degli Enti previdenziali privati, previsto dal decreto legge 98/2011 e di cui si è ancora in attesa.

Le risorse complessive del settore a valore di mercato alla fine del 2019 sono pari a 96 miliardi di euro. Su base annuale la crescita media è stata del 7%, più marcata nei primi quattro anni (7,9% in media dal 2011 al 2014)  rispetto al periodo successivo (6,2%). Dal 2011 al 2019 le risorse complessive del settore a valore di mercato sono cresciute di 40 miliardi (da 55,7 agli attuali 96 miliardi).

A fronte dei valori riscontrati nell’aggregato, permangono divergenze, anche ampie, nelle attività e nelle dinamiche di crescita delle singole Casse di previdenza: le 5 casse di dimensioni più grandi detengono il 73,8% dell’attivo totale (a ENPAM fa capo il 26,1 per cento del totale, seguono Cassa Forense con il 15,9, INARCASSA con il 12,9, Cassa Dottori Commercialisti con il 10,3 ed ENASARCO con l’8,6). Nella media dell’intero periodo di osservazione, le prime 4 Casse di previdenza hanno mostrato tassi di crescita dell’attivo superiori a quello generale, variando dal 7,3 al 13,4% su base annua.

A spiegare le diverse dimensioni dell’attivo concorrono diversi fattori, quali ad esempio le differenze tra i saldi previdenziali che dipendono dai regimi contributivi e prestazionali, oltre che dalle caratteristiche reddituali e socio-demografiche delle diverse platee di riferimento delle Casse. Nel 2019 il flusso complessivo dei contributi al netto delle prestazioni si è attestato a 3,3 miliardi di euro rispetto ai 3,5 dell’anno precedente; a fronte di 10,7 miliardi (10,4 nel 2018) di contributi incassati, sono state erogate prestazioni per 7,4 miliardi (6,9 nel 2018).

Tra le singole Casse, nelle prime 5 si concentra l’83,8% del saldo tra contributi e prestazioni, pari a 2,8 miliardi di euro. Per due di esse, Cassa geometri e Inpgi-gestione AGO,  le prestazioni superano i contributi. In tutti gli altri casi, la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra Casse e che in rapporto all’attivo varia tra lo 0,4% (Enpaia) e l’8,3% (Enpapi).

Gli investimenti immobiliari, pari a 20 miliardi di euro (19,7 nel 2018), subiscono una flessione in percentuale dell’attivo (20,8 contro 22,6%); tra le diverse componenti, diminuisce l’incidenza delle quote di fondi immobiliari (dal 16,4 al 15,7%) e prosegue la discesa del peso degli immobili detenuti direttamente (dal 5,6 al 4,6%).

Gli investimentiin titoli di debito, pari a 36,5 miliardi di euro (32,6 nel 2018), formano il 38% dell’attivo con un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2018; tra le diverse componenti, diminuiscono gli investimenti diretti (dal 22,5 al 21,4%) e aumentano quelli sottostanti gli OICVM (dal 15 al 16,5%).

Gli investimenti in titoli di capitale, pari a  16,8 miliardi di euro (13,8 nel 2018), costituiscono il 17,5 % dell’attivo, in aumento rispetto al 15,9 del 2018; l’aumento è più consistente per gli investimenti sottostanti gli OICVM (dal 7,7 al 9,1%) rispetto agli investimenti diretti (dall’8,2 all’8,4%).

Persiste la sensibile variabilità ed eterogeneità tra le Casse nella composizione delle attività investite. In particolare, il campo di variazione delle quote detenute è elevato per i titoli di Stato (tra 0-72%, la metà dei casi con percentuali comprese tra il 6 e il 23%), per gli OICVM (tra 0-81%, la metà dei casi tra il 16 e il 44%). Una dispersione si rileva anche per i fondi immobiliari (0-66%, la metà dei casi tra il 7 e il 21%) e gli immobili, comprensivi delle partecipazioni in società immobiliari controllate (0-42%, la metà dei casi compresi tra l’1 e il 14%).

Gli investimenti domestici delle Casse di previdenza ammontano a 34,8 miliardi di euro, il 36,3 % delle attività; la percentuale risulta in diminuzione di 3,9 punti rispetto al 2018; gli investimenti non domestici si attestano a 46,1 miliardi, corrispondenti al 48,0 per cento del totale, 4,1 punti percentuali in più rispetto al 2018. Nell’ambito degli investimenti domestici, restano predominanti gli investimenti immobiliari (18,5 miliardi di euro, il 19,3% delle attività totali) e i titoli di Stato (7,8 miliardi di euro, l’8,1% delle attività totali. Complessivamente al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato, le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere calcolate in 11,8 miliardi di euro (9,8 nel 2018), così suddivisi: 6,6 (5,4 nel 2018) investiti dalle Casse di previdenza e 5,2 (4,4 nel 2018) impiegati dai Fondi pensione.

Le Casse di previdenza, viene sottolineato, risultano ancora oggi gli unici investitori istituzionali affrancati da una regolamentazione unitaria in materia, regolamentazione che, viceversa, è di livello primario e secondario per i fondi pensione. Per questi ultimi, con il recepimento della c.d. Direttiva IORP II sono state fra l’altro recentemente introdotte previsioni che aumentano il grado di dettaglio della disciplina, soprattutto in materia di governance, allo scopo di incrementare il livello di qualità dei processi decisionali e la capacità di monitoraggio dei rischi, attraverso la chiara e documentata attribuzione delle responsabilità e la definizione puntuale delle funzioni fondamentali nella struttura organizzativa dei fondi pensione. Ne consegue che il divario regolamentare tra fondi e casse tende ad allargarsi ulteriormente.

La Autorità di Vigilanza evidenzia ancora come il completamento del quadro regolamentare favorirebbe il rafforzamento strutturale delle Casse di previdenza e la più completa definizione di processi decisionali lineari e tracciabili, rendendone più efficace l’operatività in un ambito, quello delle scelte di investimento, fortemente sollecitato dalla complessità dei mercati finanziari. Dal rafforzamento strutturale dipende anche il ruolo che le casse di previdenza, come i fondi pensione, possono svolgere per lo sviluppo dei mercati finanziari e la crescita dell’economia.

In termini più generali la COVIP osserva poi come il quadro normativo volto a disciplinare la gestione delle casse di previdenza, oltre ad essere incompleto per la perdurante assenza del richiamato regolamento, risulta per altri aspetti datato, essendo il complesso della normativa primaria sostanzialmente risalente alla metà degli anni novanta.

COVIP, Quadro di sintesi 2019 sulle Casse professionali

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2020/09/30/casse-previdenza-professionale-risultati-politiche-investimento-2019

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