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Guerra commerciale UE-USA: sviluppi positivi per le imprese con la nuova amministrazione Biden?

Se lo scorso anno gli USA da principale partner commerciale dell’UE si sono quasi trasformati in un "avversario”, per il 2021, con l’avvento della nuova Amministrazione Biden si intravede una nuova apertura che potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo canale per lo scambio di idee, su cui ricostruire positive relazioni relazioni tra UE e USA. Non vi saranno ovviamente atti di immediata abolizione dei dazi e di archiviazione delle guerre commerciali con l’Europa, ma comunque il cammino è aperto verso un miglioramento dell’attuale situazione. Lo sperano soprattutto le imprese legate da flussi continui e crescenti di import-export, che devono fare i conti anche con gli effetti negativi causati dal Covid-19, .

Il regalo di addio di Trump all'Europa, e alle sue imprese, è stata l’accelerazione di una guerra commerciale nata quasi per caso e che non ha ancora visto una fine. I leader europei potrebbero benissimo celebrare la fine dell'amministrazione Trump, che ha trasformato di fatto gli States da principale partner commerciale del blocco in, sempre per conto e su indicazione del presidente Donald Trump, un “nemico”.

Probabilmente, i cittadini americani avranno più bevande prodotte localmente in giro, grazie ad un ultimo regalo di addio dell'Amministrazione. Ma ciò non cancella il doppio danno arrecato a partner commerciali, cioè aziende, da decenni strettamente legate da flussi continui e crescenti di import-export.

Oggi invece, l'America è pronta ad applicare ulteriori tariffe al vino e agli alcolici francesi, quest’ultimi in realtà transitoriamente e in parte congelati dall’ultimo diktat trumpiano, e tedeschi, che si aggiungono ai dazi che il Paese ha già riscosso su alcune importazioni di alcolici europei dall'ottobre 2019.

Miliardi di “prelievi” non tanto nascosti che stanno ridisegnando la mappa del commercio internazionale europeo e delle migliaia di aziende che lo alimentano. Ricordiamo che la disputa commerciale è scaturita da un lungo contrasto sui sussidi governativi riservati alla Boeing, il più grande planemaker americano, e Airbus, il campione aerospaziale europeo.

Due grandi aziende, ma le tariffe indiscriminate che si sono susseguite hanno colpito i produttori di alcolici che già soffrono per la chiusura di ristoranti a causa della pandemia Covid-19, e i settori agricoli, oltreché dell’acciaio.

Naturalmente, è possibile che le due parti stringano una tregua con l’arrivo dell'amministrazione Biden, dato che i colloqui sarebbero già in corso. In caso contrario, la disputa si sommerà ad un lungo elenco di criticità che attendono risposte dal neo-presidente eletto Joe Biden.

Ma per soffermarci sugli ultimi interventi, che si sono susseguiti nei giorni passati, è utile definire il contesto d’uno scontro senza precedenti, per volumi di scambi interessati e per tariffe e dazi imposti di centinaia di migliaia di aziende su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Nel marzo 2019 l'organo d'appello, il massimo grado di giudizio dell'OMC (L’Organizzazione Mondiale del Commercio), confermava che gli Stati Uniti non avevano adottato misure adeguate per conformarsi alle norme dell'OMC sulle sovvenzioni, nonostante le precedenti decisioni, continuato di fatto a sostenere illegalmente il loro costruttore di aeromobili Boeing a scapito di Airbus, danneggiando in tal modo l'industria aerospaziale europea e i suoi lavoratori.

Nella decisione, l'organo d'appello confermava che il programma fiscale dello Stato di Washington, allora oggetto centrale della decisione e di scrutinio, continuava ad essere strumento centrale delle sovvenzioni illegali statunitensi veicolate a favore di Boeing. In dettaglio, l’OMC rilevava che una serie di strumenti ancora in vigore, tra cui alcuni contratti di appalto della NASA e del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, costituivano sovvenzioni che potevano causare danni economici ad Airbus e confermava che Boeing continua a beneficiare di un'agevolazione fiscale illegale concessa dagli Stati Uniti a sostegno delle esportazioni (la "Foreign Sales Corporation and Extraterritorial Income Exclusion").

E’ da questa decisione in sede OMC La decisione che è derivato, per l’UE, il diritto di applicare misure di ritorsione. Ma a questo caso si deve aggiungerne un secondo, parallelo al primo, concernente Airbus. Infatti, invertendo le parti, nell'ottobre 2019 l'OMC autorizzò gli Stati Uniti ad adottare contromisure nei confronti delle esportazioni europee per un valore fino a 7,5 miliardi di dollari. In questa occasione, la pronuncia si basava su una decisione dell'organo d'appello del 2018, secondo la quale l'UE e gli Stati membri non si erano pienamente conformati alle precedenti decisioni dell'OMC in merito al sostegno finanziario Repayable Launch Investment concesso per i programmi relativi all'A350 e all'A380. Gli Stati Uniti decisero quindi d’imporre tali dazi supplementari il 18 ottobre 2019. Nel frattempo, gli Stati membri dell'UE interessati adottarono tutte le misure necessarie per garantire la piena conformità.

In questo scenario, lo scorso novembre, Bruxelles ha dato il via libera definitivo al regolamento della Commissione europea che aumenta i dazi sulle esportazioni statunitensi nell'UE per un valore di 4 miliardi di dollari. In sostanza, le contromisure sono state concordate dagli Stati membri dell'UE poiché gli Usa non avevano ancora fornito le basi per una soluzione negoziata, che avrebbe dovuto comprendere la soppressione immediata dei dazi statunitensi sulle esportazioni dell'UE nella vertenza Airbus all'OMC. Peraltro, il 26 ottobre l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) aveva formalmente autorizzato l'UE ad adottare tali contromisure nei confronti delle sovvenzioni illegali erogate dagli Stati Uniti al costruttore di aeromobili Boeing.

Le contromisure pongono l'UE su un piano di parità con gli Stati Uniti, con dazi considerevoli per entrambe le parti, cioè le aziende dei due blocchi, in base a due decisioni adottate dall'OMC in materia di sovvenzioni all'industria aeronautica. In sostanza, con l’ultima decisione Ue sono stati istituiti dazi supplementari del 15% sugli aeromobili come pure dazi supplementari del 25% su una serie di prodotti agricoli e industriali importati dagli Stati Uniti, il che rispecchia esattamente le contromisure imposte dagli Stati Uniti nel contesto della vertenza all'OMC sulle sovvenzioni a favore di Airbus. In totale, la stima è di 15mld di euro che da 1 anno hanno si sono riversati in forma di prelievo extra ai danni degli operatori che alimentano gli scambi tra il mercato Usa ed Ue. Il Covid ha ingigantito le sofferenze dei dazi.

Gli Stati Uniti hanno subito risposto modificando le tariffe sui prodotti dell'UE. Come? Implementando le proprie contromisure autorizzate in modo moderato e prendendo a riferimento i dati commerciali dell'anno solare precedente per determinare la quantità di prodotti da coprire. Tradotto, ulteriori dazi. La giustificazione? Perché nell'attuazione delle sue tariffe l'UE aveva utilizzato i dati commerciali di un periodo in cui i volumi degli scambi erano stati drasticamente ridotti a causa degli orribili effetti sull'economia globale del Covid-19. Il risultato di questa scelta è stato che l'Europa, a giudizio Usa, aveva imposto tariffe su molti più prodotti di quelli che sarebbero stati coperti se avesse utilizzato un periodo normale.

Inoltre, nonostante gli Usa avessero spiegato all'UE l'effetto distorsivo del periodo di tempo selezionato, l'UE aveva rifiutato di modificare il proprio approccio. Di conseguenza, per mantenere le due azioni proporzionate tra loro, gli Stati Uniti erano costretti a modificare in senso peggiorativo il proprio periodo di riferimento. Peraltro, secondo Washington, l'UE aveva fatto un'altra scelta che aveva ingiustamente aumentato la quantità di ritorsioni.

In sostanza, Bruxelles aveva calcolato la quantità di scambi da coprire utilizzando il volume degli scambi dell'UE-27 (ovvero, escluso il commercio nel Regno Unito). L'effetto di ciò aveva condotto ad un aumento ingiustificato delle ritorsioni. In questo caso, i prodotti soggetti alle tariffe aggiuntive includevano parti di fabbricazione di aeromobili provenienti dalla Francia e dalla Germania, alcuni vini non frizzanti dalla Francia e dalla Germania e alcuni cognac e altre acquaviti di uva dalla Francia e dalla Germania. Dunque, un colpo assestato alle due maggiori potenze Ue.

Con il nuovo anno, la guerra commerciale Usa-Ue si è arricchita d’un ambito nuovo, la Digital tax. In realtà, lo scontro già aperto con l’Unione europea nel suo complesso e, ad esempio, con Francia, Austria, Repubblica Ceca, Spagna e Uk riguardo singoli Stati, l’anno nuovo ha attratto anche l’Italia tra le realtà “schedate” e sotto investigazione Usa per l’adozione della Digital tax.

E’ di pochi giorni fa l’ultimo tassello che ha visto Washington sospendere le ritorsioni già adottate contro Parigi. Per molti è il primo passo dell’entrata in campo della nuova Amministrazione Biden. Dal nuovo non vi saranno ovviamente atti di grande apertura o di immediata abolizione dei dazi e archiviazione delle guerre commerciali con l’Ue. No. Vi sarà però l’avvio d’un nuovo canale di scambio di note e di idee, su cui ricostruire le relazioni tra Ue e Usa, partendo proprio da una guerra commerciale che oramai appare decisamente insensata oltreché fuori tempo.

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/commercio-internazionale/quotidiano/2021/01/25/guerra-commerciale-ue-usa-sviluppi-positivi-imprese-nuova-amministrazione-biden

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