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Rapporto 2020 sulle libere professioni: da Confprofessioni l’analisi di opportunità e criticità

Confprofessioni ha presentato il proprio Rapporto annuale sulle libere professioni, contenente i dati racconti ed analizzati con riferimento al 2020 e dunque alla luce dei riflessi prodotti dalla emergenza sanitaria. Quest’ultima ha accelerato la crisi del lavoro indipendente, soprattutto tra i giovani. Con oltre 1,4 milioni di iscritti agli ordini professionali, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di professionisti in Europa. Con oltre 30 milioni di euro erogati gli interventi del sistema confederale hanno sostenuto gli studi professionali colpiti dal lockdown. Appare sempre più eviente, come messo in luce anche nel corso dell’intervento del presidente Stella la trasformazione strutturale del lavoro indipendente, dove si salvano solo i liberi professionisti.

Arriva con il V Rapporto sulle libere professioni, redatto da Confprofessioni con riferimento all’anno 2020, un’analisi puntuale degli effetti prodotti dalla emergenza pandemica Covid-19 sulle libere professioni nel nostro Paese. Nei primi sei mesi del 2020, oltre 30 mila liberi professionisti e 170 mila lavoratori indipendenti hanno dovuto abbandonare la propria attività a causa della crisi innescata dalla pandemia.

Il Rapporto, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, coordinato dal professor Paolo Feltrin, è stato presentato il 26 gennaio 2021 a Milano in diretta streaming con la partecipazione, tra gli altri, di Tiziano Treu, presidente del Cnel; del viceministro dell’Economia, Antonio Misiani; del Sottosegretario al Lavoro, Francesca Puglisi.

Il Presidente Gaetano Stella ha ricordato che il comparto dei liberi professionisti costituisce nel 2019 oltre il 6% degli occupati in Italia e il 27% del complesso del lavoro indipendente. Oltre la metà dei liberi professionisti risiede nel Nord Italia, dove prevalgono soprattutto le professioni scientifiche e quelle che operano nei servizi alle imprese. Tuttavia il Rapporto di Confprofessioni evidenzia la notevole crescita registrata al Sud, tra il 2011 e il 2019, delle attività veterinarie e scientifiche (+76,5%), dei servizi alle imprese (+40%) e del commercio (+23,2%).

I settori professionali più colpiti sono quelli legati al commercio, finanza e immobiliare con un calo di quasi il 14% nel primo trimestre del 2020. Pesante anche il bilancio per i professionisti datori di lavoro che nel primo trimestre del 2020 registrano una flessione del 16,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione insiste prevalentemente nel Nord Italia (-23,9%), dove scende anche il numero di liberi professionisti senza dipendenti, e nel Centro Italia (-28,3%). In netta controtendenza il Sud Italia, dove la variazione risulta invece positiva per entrambe le componenti e a crescere è soprattutto il numero di datori di lavoro (+15,9%).

Ad aprile le Casse di previdenza professionali hanno accolto oltre 400 mila domande per l’indennità dei 600 euro, introdotta dal decreto “Cura Italia”; mentre a maggio sono quasi 5 milioni le domande dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata pervenute all’Inps, con una percentuale di accoglimento che supera l’80%. Le categorie che hanno fatto maggior ricorso alle indennità sono gli psicologi e i geometri, con una percentuale di domande presentate superiore al 60%. Seguono gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti, e i veterinari con percentuali intorno al 50%. Tutte le altre categorie si attestano sotto il 40%, mentre in coda, sotto il 12%, troviamo quasi tutte le professioni sanitarie e i notai.

Maggiore flessione si è registrata tra le professioniste donne e di età under 34 (-11%), mentre la crescita maggiore si riscontra nella fascia 45-54 anni (+4%). L’86% dei neolaureati nel 2019, infatti, afferma di essere “decisamente disponibile” a forme di lavoro dipendente (contratto a tempo indeterminato/a tutele crescenti, determinato, somministrazione e apprendistato), mentre solo il 28% si dice propenso a forme di lavoro autonomo e in conto proprio, soprattutto tra i laureati in psicologia e nelle discipline scientifiche e ingegneristiche.

In generale, i professionisti con Cassa di previdenza privata si caratterizzano per un reddito medio in crescita (+4,4%) e pari a 35 mila euro al 2019, mentre i secondi vedono calare in misura significativa i propri introiti (- 10%) che si attestano al 2019 su una cifra poco superiore ai 15 mila euro, meno della metà di quella delle professioni ordinistiche.

Confprofessioni, V Rapporto sulle libere professioni in Italia 26/01/2021

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/professioni/quotidiano/2021/01/27/rapporto-2020-libere-professioni-confprofessioni-analisi-opportunita-criticita

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