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Tiziano Treu: nel PNRR le risposte su come deve cambiare il lavoro

“Le risposte principali per la ripresa nel nostro Paese si possono trovare nel PNRR. La versione inviata a Bruxelles è coerente con gli obiettivi indicati dal Next generation EU, della trasformazione ambientale e digitale, che decideranno del nostro futuro. Anche le regole del lavoro valide nel passato, già allora non tutte adeguate, vanno ripensate alla luce delle modifiche del lavoro e delle imprese indotte soprattutto dalle tecnologie digitali. La revisione riguarda tutti i temi principali del diritto del lavoro, a cominciare dalla subordinazione per arrivare alle politiche attive e alla formazione continua. Tiziano Treu anticipa, nell’intervista a IPSOA Quotidiano, i temi che verranno trattati nel corso della Tavola Rotonda del 9° Forum One LAVORO, organizzato da Wolters Kluwer in collaborazione con Dottrina Per il Lavoro.

Si parla di ripartenza. È un termine molto usato dai membri del Governo, che sono pronti a scommettere sulla validità delle proposte per un recupero del gap perso in questi 15 mesi di emergenza, prima sanitaria e poi economica. Lei ritiene che le proposte formulate dal Governo contengano tutte le risposte che gli operatori del mercato del lavoro si attendono, oppure manca ancora qualcosa?Le risposte principali si possono trovare nel PNRR. La versione inviata dal nostro governo a Bruxelles è coerente con i grandi obiettivi indicati dal Next generation EU, della trasformazione ambientale e digitale, che decideranno del nostro futuro. Il Piano indica in modo rigoroso tempi e modi per impiegare le risorse senza precedenti messe a disposizione del nostro paese e degli operatori economici. La sfida ora è quella di saper implementare correttamente e nei tempi utili i tanti progetti del Piano. Qui serve un salto di qualità rispetto al passato dove la nostra capacità gestionale delle risorse europee, pure alquanto minori delle attuali, è stata deficitaria da parte delle amministrazioni pubbliche e talora anche dei privati.

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In questi ultimi vent'anni si sono susseguite numerose riforme che hanno rivisto profondamente il diritto del lavoro. Ritiene che queste riforme siano sufficienti per affrontare la crisi che stiamo vivendo? La pandemia ha accelerato le principali tendenze già in atto che stanno trasformando la nostra economia e la nostra società. Anche le regole del lavoro valide nel passato, già allora non tutte adeguate, vanno ripensate alla luce delle modifiche del lavoro e delle imprese indotte soprattutto dalle tecnologie digitali. La revisione riguarda tutti i temi principali del diritto del lavoro e le sue stesse categorie fondative, a cominciare dalla subordinazione. I nuovi lavori sono sempre meno riconducibili alla dicotomia subordinazione - autonomia, presentano caratteri ibridi e richiederanno una base comune di tutele e di diritti, ma con modulazioni diverse a seconda dei bisogni e delle aspettative dei diversi tipi di lavoratori. Altre due aree critiche da riformare per rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro sono le politiche attive del lavoro e la formazione continua, entrambe storicamente deficitarie nel nostro Paese. Far funzionare le politiche attive nell’attuale situazione di competenze concorrenti richiederebbe un vero patto fra Regioni e Stato che concordasse misure concrete e durature per la riorganizzazione dei servizi pubblici e privati necessari a gestire le transizioni occupazionali dei prossimi anni. Analogamente andrebbe concordata una riformulazione dei programmi nazionali di apprendimento durante il corso della vita che riguardasse la generalità dei lavoratori (il target europeo è 60% ogni anno in formazione continua) e che coinvolgesse le imprese con obiettivi legati alle nuove professionalità specie digitali.Un altro termine molto usato dal Governo è: “semplificazione”. Ma quando si è cercato di semplificare le regole e le procedure ci si è, quasi sempre, scontrati con la burocrazia della pubblica amministrazione. Da questo punto di vista quale può essere l’antidoto?Non c’è un antidoto. È necessario che tutte le amministrazioni coinvolte nella attuazione del Piano applichino effettivamente le norme di semplificazione già in vigore (cosa non scontata). Inoltre, è necessario che siano monitorati via via gli effetti per verificare quali funzionano e quali vanno perfezionate. Il recente decreto n. 77/2021 è intervenuto a perfezionare le norme di semplificazione approvate nel 2020, prevedendo riduzioni di termini per le procedure, stabilendo il loro carattere perentorio e non semplicemente ordinatorio e disponendo poteri sostitutivi da parte delle autorità superiori fino alla presidenza del consiglio in caso di inosservanza dei termini. Infine, occorre rafforzare le competenze non solo giuridiche ma gestionali delle varie amministrazioni, come ha cominciato a fare il Ministro Brunetta. Semplificare è difficile, data la nostra tradizione, occorre coerenza e perseveranza, verificare l’impatto delle varie norme e adattarle nel tempo se necessario.
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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2021/06/22/tiziano-treu-pnrr-risposte-cambiare-lavoro

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