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Ammortizzatori sociali: dal PNRR una spinta alla riforma

E’ attesa per il mese di luglio la riforma degli ammortizzatori sociali, una misura di accompagnamento alla realizzazione del PNRR. Improntata al principio dell’“universalismo differenziato”, la riforma deve creare un sistema diretto ad ampliare il più possibile la base dei fruitori (includendo anche i lavoratori autonomi), ma con delle differenziazioni in ordine alla durata del trattamento, alle soglie dimensionali dell’impresa e al settore di appartenenza. Gli obiettivi teorici sono chiari, ma il passaggio alla fase attuativa non sarà sicuramente facile. Cosa è auspicabile per le imprese?

Il tema della riforma degli ammortizzatori sociali in questo momento storico è di fervente attualità anche in ragione della possibile fase di uscita dalla pandemia, dell’avvio della fase esecutiva del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e della conseguente road-map delle riforme più volte annunciata dal Governo che vorrebbe la riforma degli ammortizzatori fosse presentata nel mese di luglio. A ben vedere la tematica degli ammortizzatori sociali è di grandissimo interesse anche e soprattutto in ragione della circostanza per cui la pandemia ha dimostrato in modo inequivocabile che il nostro sistema non era pronto - se non come accaduto forzando gli strumenti in vigore - ad affrontare il diffuso disagio economico seguito al lockdown e probabilmente il sistema non era adeguato anche prima. Il panorama degli ammortizzatori, infatti, nonostante le riforme succedutesi nel tempo si è presentato, alla prova dei fatti, frastagliato e non in grado di tutelare tutte le categorie colpite dalla crisi economica e nemmeno di erogare prestazioni economiche ai singoli tali da rappresentare un decisivo e duraturo sostegno. In questo quadro si è da subito sentita la necessità di intervenire sul punto ma solo oggi si è davvero in procinto di immaginare una riforma complessiva dei predetti strumenti. La riforma degli ammortizzatori però non è, come sempre dovrebbe essere, una monade all’interno di un sistema e quindi, sebbene non sia parte direttamente del PNRR, è da questo documento che è possibile tracciare delle linee guida sulla riforma che verrà. Per meglio comprendere quanto avverrà presumibilmente di qui a poco occorre evidenziare quale sia la collocazione della riforma nell’ambito del più complesso programma del PNRR. Come detto, infatti, la riforma degli ammortizzatori non è disciplinata fra i progetti direttamente imputabili al Piano ma ad essa si richiama negli obiettivi generali. E’ questo stesso documento a considerare la riforma degli strumenti di sostegno al reddito come “di accompagnamento alla realizzazione del Piano”. In altre parole, siamo innanzi ad un programma di riforma che non si colloca direttamente nel PNRR ma che è ad esso legato in modo funzionale alla sua concreta realizzazione. La circostanza per cui la riforma degli ammortizzatori sociali sia elemento fondamentale della ripresa e del recupero di competitività del Paese non è un’esigenza individuata soltanto dal legislatore nazionale ma, rientra fra le misure considerate necessarie anche nelle Country specific racommendation dell’unione Europea. Entrando nel merito delle linee guida individuate dal Piano per la riforma degli ammortizzatori, l’idea di fondo perseguita è quella per cui l’ottenimento di benefici durevoli in termini di performance del mercato del lavoro deve necessariamente passare attraverso strumenti di sostegno al reddito che consentano al lavoratore di affrontare con maggiore serenità le fasi di transizione tipiche dell’attuale mercato. Al fine di raggiungere l’obbiettivo auspicato la riforma degli ammortizzatori dovrà tendere alla realizzazione di un sistema in cui viene allargata la platea dei fruitori e semplificato l’accesso. La tendenza è quindi quella dell’introduzione di strumenti di sostegno al reddito tendenti ad un c.d. universalismo differenziato. In particolare il PNRR afferma testualmente: “l’obiettivo è mettere a sistema l’ampliamento del campo di applicazione delle prestazioni assicurative in costanza di rapporto, garantendo a tutti i lavoratori specifici trattamenti ordinari e straordinari di integrazione salariale, differenziando durata ed estensione delle misure di sostegno al reddito sulla base delle soglie dimensionali dell’impresa e tenendo conto delle caratteristiche settoriali, con un rafforzamento della rete di sicurezza contro la disoccupazione e l’inoccupazione implementando le protezioni dei lavoratori discontinui e precari”. Sostanzialmente si prevede un percorso teso alla realizzazione di un sistema complessivo che sia diretto ad ampliare il più possibile la base dei fruitori con delle differenziazioni che dovrebbero collocarsi su tre direttrici: a) la durata del trattamento; b) le soglie dimensionali dell’impresa; c) le caratteristiche del settore di appartenenza. Ancora, nel testo definitivo del PNRR si specifica che la riforma complessiva dovrebbe contenere anche degli strumenti di tutela dedicati anche per i lavoratori autonomi. In modo molto opportuno il testo del Piano lega la riforma degli strumenti di sostegno al reddito alla riforma delle politiche attive prevedendone la necessità di un loro deciso rafforzamento. Sul punto il Piano recita testualmente “si segnala la necessità di favorire la complementarietà tra la riforma e il potenziamento delle politiche attive, da un lato, e l’attivazione di significative azioni di politica industriale verticale e selettiva basate su investimenti pubblici, dall’altro.” Fin qui il PNRR, ovvero lo strumento di programmazione di interventi futuri in cui come detto la riforma degli ammortizzatori sociali è elemento strumentale. La sfida del prossimo futuro sarà il passaggio alla fase attuativa di queste linee di programma. Su questo tema le criticità emergono in modo particolarmente evidente tenuto che ad oggi si è annunciata una riforma per il mese di luglio i cui contenuti non sono ancora ben definiti e sollevano una serie di interrogativi la cui risposta potrà provenire solo dall’analisi del testo normativo o dalle bozze che circoleranno e sulla cui corrispondenza al testo approvato non vi è certezza. Il tema da porre sul tavolo è, però, di metodo, nel senso che – come correttamente evidenziato nel Piano – la riforma degli ammortizzatori sociali dovrebbe essere sinergica rispetto all’implementazione delle politiche attive in un ciclo virtuoso in cui l’ammortizzatore rappresenta la rete sociale a cui dovrebbe essere affiancato un meccanismo di politiche attive efficienti in tema di ricollocazione/riqualificazione del lavoratore. Ad oggi la riforma è un “cantiere aperto” in cui, nell’ottica dell’operatore, sarebbe auspicabile un sistema articolato e sinergico che possa condurre a meccanismi di circolarità fra gli strumenti in modo da attenuare gli effetti dell’instabilità del mercato del lavoro in particolare in una fase di ripresa in cui verosimilmente saremo innanzi a grandi modificazioni nelle strutture organizzative dell’impresa. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/amministrazione-del-personale/quotidiano/2021/06/26/ammortizzatori-sociali-pnrr-spinta-riforma

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