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La manutenzione delle auto ibride: aspetti tecnici, tecnologici ed economici

Dalla manutenzione reattiva a quella predittiva: i vantaggi che la manutenzione predittiva implica - riduzione degli interventi di manutenzione a quelli davvero necessari, vita media dei componenti più lunga, minore impatto ambientale, solo per citare i più evidenti - si sommano a quelli propri delle auto ibride, che anche per questa via si confermano essere al centro della mobilità sostenibile e, quindi, dei progetti e degli obiettivi di sostenibilità che l’Italia si è posta con il PNRR. Quali solo le procedure e i punti d’attenzione? Una guida per i professionisti che scelgono la tecnologia a ciclo combinato.

Fra gli strumenti ideati dal PNRR per far fronte alle carenze strutturali del nostro Paese, messe a nudo ed acuite dalla pandemia da Covid-19, ce ne sono diversi che riguardano la cosiddetta “mobilità sostenibile”. In sostanza, perché si realizzi una mobilità sostenibile che abbia quindi dei risvolti positivi e duraturi per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico occorre prendere in considerazione tutti gli aspetti del contesto nel quale essa si trova a dover operare: - il passaggio - graduale e rapido al contempo - dalla mobilità tradizionale a quella full electric, passando per le tecnologie hybrid; - il sistema e le tipologie di incentivi, per garantire che tale passaggio sia armonico; - le integrazioni e le sinergie tra il pubblico e il privato, per favorire l’elettrificazione di massa; - l’attività di pianificazione, per implementare il mobility management; - il contesto tecnico-tecnologico e quello… psicologico; - il contesto ambientale a 360°.

Si tratta di misure “trasversali”, nelle quali la mobilità sostenibile è di volta in volta considerata come: - oggetto di missioni specifiche (missione 3: infrastrutture per una mobilità sostenibile) o - componente di altre missioni (missione 2: rivoluzione verde e transizione ecologica, componente C2, energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile). L’ambiente e la relativa sostenibilità, del resto, sono il propulsore principale della mobilità sostenibile, uno degli aspetti principali della green revolution.
La “gradualità veloce”: le tecnologie Hybrid Per arrivare a una mobilità di massa su veicoli full electric, occorrono tempo, sinergie, ricerca, pianificazione. Nel frattempo, bisogna potenziare le tecnologie che, nel breve periodo, sono in grado di contribuire al progressivo raggiungimento delle sostenibilità: e per “democratizzare il mercato dell’auto elettrica” occorre spingere gli automobilisti al cambio dell’auto, per svecchiare il parco circolante, abbassando le emissioni inquinanti, e aumentare contemporaneamente il valore residuo dell’usato con benefici sul mercato del nuovo. Chi ha intenzione di acquistare un veicolo a basse emissioni ormai può contare su una vasta scelta di modelli e di tecnologie; oltre alle auto totalmente elettriche, che nelle intenzioni del PNRR rappresentano il futuro su vasta scala, esistono diverse tipologie di auto ibride: - le micro hybrid, auto che sono dotate di un impianto elettrico più efficiente con dispositivo Start&Stop che permette di risparmiare carburante durante le soste; - le mild hybrid, auto con una batteria ad alto voltaggio dedicata che supporto l’azione del motore termico; - le full hybrid, nelle quali il motore elettrico funziona sia in autonomia che in sinergia con quello termico (la batteria si ricarica sfruttando l’energia prodotta dal motore termico e dalle decelerazioni); - le plug-in hybrid, in cui il motore elettrico (che si ricarica con una presa domestica o con una colonnina) è in grado di funzionare in autonomia, garantendo un’autonomia di 50/60 km. La tecnologia ibrida: un rapido recap La tecnologia ibrida è per eccellenza la tecnologia della transizione ecologica: per moltissimi automobilisti, infatti, può rappresentare il “primo salto” dall’ultima vettura tradizionale utilizzata alle vetture in grado di ridurre in maniera significativa le emissioni inquinanti. Un passaggio soft, in vista del “secondo salto”: quello che si farà dall’ibrido verso la mobilità totalmente elettrificata, il futuro che verrà. A zero emissioni inquinanti. Facciamo un rapido ripasso. Un’auto ibrida ha due motori: uno termico tradizionale e uno elettrico alimentato da una batteria che si ricarica grazie all’energia cinetica prodotta dall’altro motore e, nel caso della tecnologia plug-in, anche attraverso wall-box o colonnina di ricarica pubblica. All’interno della macro-categoria “vettura ibrida” esistono diversi “livelli di elettrificazione” che si adattano alla differente propensione di ciascun automobilista a lasciare l’alimentazione tradizionale in vista di quella elettrica.
Le principali modalità di ibrido Tra le vetture ibride si possono identificare 3 macro-categorie: 1. Mild Hybrid: sono le ibride leggere, nelle quali la parte elettrica supporta in alcune fasi quella termica e consente al veicolo di ottimizzare il viaggio, soprattutto in fase di accelerazione, migliorando consumi e prestazioni; 2. Full Hybrid, le ibride “complete”. Qui, il motore elettrico di media potenza (intorno ai 30 cavalli) e le batterie permettono all’auto di viaggiare in autonomia elettrica, di solito a una velocità medio-bassa e per distanze limitate; 3. Plug-in Hybrid, le ibride che possono essere collegate ad una presa elettrica. Sono sempre dotate di un powertrain composto dall’interazione tra due motori - il primo a combustione interna, il secondo a batteria - in grado di percorrere alcune decine di chilometri in modalità esclusivamente elettrica, senza che il propulsore, alimentato tradizionalmente venga acceso ed evitando l’emissione di qualsivoglia inquinante. Ciò è reso possibile dall’adozione di accumulatori più potenti rispetto ai modelli ibridi “semplici” e, soprattutto sono ricaricabili non solo nelle fasi di decelerazione e non di carico del motore, ma anche mediante la rete elettrica domestica o le colonnine pubbliche. Questi sono dotati di un’autonomia in modalità elettrica maggiore rispetto alle Full Hybrid: in ogni caso, una volta che le batterie sono scese sotto un livello di carica, non permettendo più la marcia soltanto in elettrico, si comportano esattamente come le Full Hybrid, unendo quindi da una parte il motore termico a quello elettrico.
La manutenzione di un’auto ibrida: aspetti tecnici e… contabili Due motori, quindi doppia manutenzione, con tempi e costi mediamente raddoppiati? No! Perché? Cominciamo dagli aspetti “temporali e amministrativi”: tagliandi e revisioni (qui trovi un approfondimento su veicoli green e bollo auto). Nonostante le auto ibride abbiano due motori: - gli intervalli di manutenzione sono sostanzialmente gli stessi previsti per le auto tradizionali; - il motore elettrico e le sue componenti, non essendo sottoposti alle dure sollecitazioni dei motori a scoppio, non solo non richiedono manutenzione né pulizia, ma allo stesso tempo alleggeriscono il lavoro del motore a benzina, che dura quindi di più; - le procedure di revisione sono le stesse (il controllo delle emissioni dei gas di scarico e dell’inquinamento acustico vengono effettuate solo sul motore termico…). Morale: la manutenzione è sostanzialmente sovrapponibile, senza costi aggiuntivi. Analogo discorso può essere fatto per quanto riguarda le più importanti “componenti tecniche”: batterie, freni, lubrificanti e pneumatici. Le batterie, indubbiamente, costituiscono un costo. Tuttavia, va anche detto che le batterie sono normalmente dotate di garanzie molto lunghe, sino a otto anni).
Non a caso, alcune aziende automobilistiche propongono, in alternativa, il noleggio del pacco batterie dell’auto ibrida (o elettrica); in ogni caso, alcuni rapporti prevedono che entro il 2025 il costo del battery pack sarà consistentemente diminuito.
Anche la manutenzione dei freni non incide negativamente sui relativi costi: anzi, grazie al sistema di frenata rigenerativa (rigenerazione delle batterie in fase di decelerazione), le pastiglie dei freni si consumano di meno, e vanno conseguentemente sostituite con una minore frequenza. Discorso a parte merita - ma da un punto di vista tecnico - l’utilizzo dei lubrificanti nelle auto ibride i quali, in funzione delle caratteristiche tecniche dei motori elettrici, rispetto a quelli convenzionali, devono avere delle particolari caratteristiche chimico-fisiche: - proprietà dielettriche (conducibilità elettrica nulla), innanzitutto, essenziali in presenza di corrente elettrica; - compatibilità con i nuovi componenti legati all’elettrificazione, al fine di evitare la corrosione delle bobine di rame del motore elettrico e di proteggere i materiali polimerici che le ricoprono; - risposta agli stress termici; - funzionalità di lubrificazione convenzionali della trasmissione, al fine di proteggere gli organi meccanici, mantenere delle proprietà ottimali di frizione e dunque garantire l’efficacia dei veicoli nel tempo. Capitolo pneumatici: sovente le auto ibride montano pneumatici specifici (realizzati con materiali speciali e dotati di appositi battistrada), di grande diametro e di sezione più stretta, caratteristiche che garantiscono un minore attrito sull’asfalto e una maggiore facilità di rotolamento, offrendo pertanto minori consumi. Con tutto quello che comporta sui costi di manutenzione. La manutenzione di un’auto ibrida: formazione & competenza Se in passato gli appassionati potevano - entro certi limiti, e assumendosi i rischi del caso - improvvisarsi meccanici, l’avvento della mobilità elettrificata cambia il paradigma: non basta più neanche un buon meccanico, occorre essere specializzati. Le riparazioni sulle auto ibride (e in futuro su quelle full electric) richiedono, infatti, una gestione attenta e rigorosa per salvaguardare la sicurezza degli automobilisti e degli addetti ai lavori, a causa dell’alta tensione che alimenta questo tipo di veicoli. È molto importante rivolgersi a persone qualificate per ogni tipo di intervento sull’auto ibrida: e questo non tanto perché l’auto ibrida sia più delicata di una tradizionale, ma perché le performances sono garantite da una componentistica ad alto tasso tecnologico, che necessita di interventi svolti da personale aggiornato e competente. La manutenzione predittiva L’alto tasso tecnologico delle auto ibride comprende anche la manutenzione predittiva, la versione 4.0 della manutenzione preventiva, che viene effettuata a seguito dell'individuazione di uno o più parametri misurati ed elaborati utilizzando appropriati modelli matematici, allo scopo di individuare il tempo residuo prima del guasto. Si tratta di un approccio metodologico che “prevede l’impiego di tool per il condition monitoring, cioè strumenti che controllano le prestazioni dei macchinari durante il loro funzionamento individuando eventuali anomalie prima che si arrivi alla rottura”.
Le differenze con le altre manutenzioni La manutenzione reattiva consiste nella riparazione solo dopo che si verifica il malfunzionamento o la rottura di un macchinario. La manutenzione preventiva, invece, è programmata e prevede l’intervento dopo un tempo standard o una certa intensità di utilizzo, come nel caso dei tagliandi delle auto programmati ogni due anni o dopo 15 mila chilometri percorsi.
La manutenzione predittiva è basata su tre elementi: - tecnologie di ultima generazione; - personale esperto; - raccolta di dati. Sui primi due aspetti si è fatto cenno. Merita una riflessione la raccolta dei dati: le informazioni - che vengono raccolte grazie a dispositivi intelligenti e sensori - riguardano molti aspetti: dalla temperatura alla pressione, passando per le vibrazioni, la velocità di rotazione, le proprietà chimiche dei componenti, e via discorrendo. In base all’incrocio sincronico dei dati è possibile monitorare in real time le performances dell’auto; in base all’incrocio diacronico dei dati (allo storico, insomma), è possibile rilevare in anticipo delle anomalie, e procedere, appunto, con la manutenzione predittiva. I vantaggi che la manutenzione predittiva implica - riduzione degli interventi di manutenzione a quelli davvero necessari, vita media dei componenti più lunga, minore impatto ambientale, solo per citare i più evidenti - si sommano a quelli propri delle auto ibride, che - anche per questa via - si confermano essere al centro della mobilità sostenibile e, quindi, dei progetti e degli obiettivi di sostenibilità che ci siamo posti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Scopri Audi Q3 TFSI e con un test drive gratuito Contenuto sponsorizzato Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/impresa/ambiente/quotidiano/2022/01/31/manutenzione-auto-ibride-aspetti-tecnici-tecnologici-economici

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