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Colf e badanti: busta paga con aumento del 9,2%

Non ha avuto esito positivo il tentativo di accordo tra le parti datoriali e le parti sindacali che si è tenuto, il 16 gennaio, al Ministero del Lavoro per l’individuazione degli incrementi contrattuali del CCNL delle collaborazioni domestiche. In conseguenza della mancata intesa dal 1° gennaio 2023, con una inflazione all’11,8% il rialzo della paga minima oraria sarà di circa il 9,2%. Un avviso di come il tema dell’inflazione caratterizzerà in maniera forte la prossima stagione dei rinnovi contrattuali ricordando come secondo dati Istat alla fine di settembre 2022 i contratti in attesa di rinnovo a fine settembre 2022 sono 29 e coinvolgono circa 6,3 milioni di dipendenti, il 50,7% del totale.

Il 16 gennaio si è tenuto al Ministero del Lavoro il terzo incontro per l’individuazione degli incrementi contrattuali del CCNL delle collaborazioni domestiche tra le parti datoriali e le parti sindacali. L’obiettivo che ci si poneva era quello di addivenire ad un accordo che conciliasse le diverse istanze per evitare un aumento automatico all’incremento dell’inflazione. Accordo che non è stato però raggiunto. I precedenti incontri tra le associazioni che rappresentano i datori di lavoro domestico Domina e Fidaldo (della quale fanno parte Assindatcolf, Nuova Collaborazione, Adlc, Adld) e i sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e Federcolf), che hanno firmato il CCNL del settore, sottoscritto l’8 settembre 2020 e già scaduto si erano incontrate al Ministero del Lavoro in precedenza il 19 dicembre e il 3 gennaio. Il riferimento contrattuale Va evidenziato come il riferimento contrattuale è posto dall’art. 38 del CCNL secondo cui si prevede come le retribuzioni minime contrattuali e i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio, determinati dal contratto, sono variati, da parte della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo, secondo le variazioni del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ ISTAT al 30 novembre di ogni anno. La Commissione viene a tal fine convocata dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, entro e non oltre il 20 dicembre di ciascun anno, in prima convocazione, e, nelle eventuali successive convocazioni, ogni 15 giorni. Dopo la terza convocazione, in caso di mancato accordo o di assenza delle parti, il Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale è delegato dalle Organizzazioni ed Associazioni stipulanti a determinare la variazione periodica della retribuzione minima, in misura pari all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ ISTAT per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali e in misura pari al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio. In conseguenza del mancato raggiungimento dell’accordo dal 1° gennaio 2023, con una inflazione all’11,8% (si considera il dato al 30 novembre 2022), il rialzo della paga minima oraria sarà di circa il 9,2 per cento e al 100% per le indennità di vitto alloggio. La radiografia del lavoro domestico del Censis Sembra interessante per completezza di esposizione riportare le principali evidenze di una ricerca pubblicata nello scorso mese di marzo scorso anno dal Censis con Assindatcolf,” Colf, badanti e baby sitter: una spesa irrinunciabile, ma quanto sostenibile?”, nell’ambito del progetto “Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia”. L’immagine della domanda di servizi di lavoro domestico che emerge dalla rilevazione si compone di almeno quattro tratti essenziali. In primo luogo, per quanto riguarda il profilo della domanda di servizi domestici, le richieste delle famiglie tendono a concentrarsi intorno alla figura della collaboratrice o del collaboratore domestico, di nazionalità straniera e per una prestazione commisurata a ore di impegno. Il 79,5% delle famiglie del campione si rivolge a una colf, e questa richiesta si risolve nell’83,1% dei casi con l’assunzione di una persona straniera e nell’ 89,9% prevede una collaborazione ad ore;- nel caso delle badanti (richieste dal 20,5% delle famiglie) la quota di straniere è dell’84,9% e quella relativa a contratti che prevedono la convivenza è del 67,1%; nel caso delle baby sitter (richieste dal 7,1% delle famiglie) aumenta la quota di italiane (il 47,8% sul totale delle richieste) e prevale anche in questo caso la prestazione ad ore (52,2%). In secondo luogo, la domanda di servizi domestici tende a soddisfare un bisogno delle persone spesso motivato dal non essere in grado di svolgere direttamente le attività di cura della casa o di cura dei propri cari o della propria persona: - il 43,3% di chi si rivolge a una colf lo fa perché la condizione personale non consente di adempiere ai tanti impegni che procura la tenuta della casa (per esempio a causa dell’età o dello stato di salute); - il 74,3% di chi si rivolge a una badante, con un’età superiore ai 75 anni, vive da solo e non è in grado di svolgere le faccende domestiche o anche di curarsi da solo. La conciliazione degli impegni del lavoro con quelli della famiglia è, invece, in testa alle motivazioni di chi si rivolge a una baby sitter (55,8%) e rappresenta in maniera rilevante buona parte della domanda di collaboratori domestici (21,4%). In terzo luogo, la spesa per poter usufruire di servizi domestici appare nella maggior parte dei casi sostenibile (il 57,9% nel caso di baby sitter, il 79,2% nel caso di colf); non così quando si considerano i servizi resi da una badante: solo il 31,4% ritiene la spesa sostenibile, il 56,6% la considera parzialmente sostenibile, mentre il 12,0% vede questo costo ai limiti delle proprie possibilità. L’insostenibilità del costo di una badante è correlato, soprattutto, alla consapevolezza di dover affrontare un futuro in cui i bisogni di assistenza tenderanno inevitabilmente a crescere (il 33,3% sul totale di chi ritiene a rischio la possibilità di disporre in futuro di una badante). In seconda battuta, la causa dell’impossibilità di permettersi la spesa è, invece, legata alla riduzione dei propri risparmi e alla constatazione di non poter garantire in futuro un adeguato grado di assistenza. Da questa prospettiva, il quarto punto importante emerso dalla rilevazione è dato dal valore medio della spesa mensile sostenuta dalle famiglie del campione, e in particolare è risultato: un maggiore importo mensile per la disponibilità di badanti rispetto alle altre figure professionali: 1.204 euro nel caso di una badante; 650 euro per una colf e 750 euro per una baby sitter. Valori questi che inevitabilmente crescono quando è indispensabile il supporto di più persone. Fra le famiglie al cui interno sono presenti persone conviventi non autosufficienti la spesa mensile per prestazioni di colf o badanti si aggira intorno ai 1.100 euro che possono salire fino a 1.700 quando diventa necessario disporre di più di una figura professionale. Fra le famiglie con minori di 14 anni la spesa per un lavoratore domestico è, invece, di 750 euro o poco meno di 1.000 euro nel caso vengano impiegate più figure dedicate ai servizi di supporto o assistenza. Queste cifre delineano un crinale lungo il quale spesso si decidono le sorti dell’organizzazione della vita familiare e della distribuzione delle risorse economiche disponibili riguardo ai tanti bisogni che una famiglia esprime, sottolinea il Censis. La stagione di rinnovi contrattuali Il tema dell’inflazione caratterizzerà in maniera forte la prossima stagione dei rinnovi contrattuali ricordando come secondo dati Istat alla fine di settembre 2022 i contratti in attesa di rinnovo a fine settembre 2022 sono 29 e coinvolgono circa 6,3 milioni di dipendenti, il 50,7% del totale. Il tempo medio di attesa di rinnovo è aumentato sia per i lavoratori con contratto scaduto, passato da 28,7 mesi a settembre 2021 a 33,9 mesi a settembre 2022,- sia per il totale dei dipendenti, passando da 15,2 a 17,2 mesi. L’ipotesi su cui sta ragionando il Ministero del Lavoro è quella, compatibilmente con il vincolo di bilancio, di detassare gli aumenti retributivi frutto dei rinnovi contrattuali per favorire la chiusura delle trattative e sostenere le retribuzioni dei lavoratori, il cui potere d’acquisto è eroso dall’inflazione crescente. Si guarda poi con particolare favore al welfare aziendale ricordando come nella legge di Bilancio 2023 si è disposta la riduzione dal 10% al 5% dell'aliquota dell'imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d'impresa ai lavoratori dipendenti del settore privato. Copyright © - Riproduzione riservata

Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2023/01/18/colf-badanti-busta-paga-aumento-9-2

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