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Retribuzione e salario minimo: l'analisi dei consulenti del lavoro

Nell’approfondimento del 13 maggio 2025 la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro presenta i risultati di una ricerca da cui risulta che in assenza di un salario minimo legale, le retribuzioni complessive italiane previste dai CCNL sono in linea o superiori a quelle di altri Paesi in cui il minimo è previsto per legge, tra cui Francia, Germania, Romania, Spagna e Svezia

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato in data 13 maggio 2025 un approfondimento dal titolo “Struttura della retribuzione e salario minimo: disciplina italiana e confronto con altri Stati comunitari” che mette a confronto la disciplina retributiva italiana con quella dei cinque Paesi europei citati. Dalla ricerca condotta emerge che i lavoratori italiani possono contare su un sistema retributivo garantista che prevede un livello di protezione economica tra i più completi e articolati nel panorama europeo, anche grazie a istituti come la tredicesima e la quattordicesima mensilità e il Trattamento di fine rapporto, non previsti per legge negli altri sistemi retributivi europei.

Lo studio ha riguardato i sei CCNL più applicati in Italia rispetto ai quali, per realizzare una comparazione credibile è necessario osservare non solo i minimi retributivi orari, ma l’intera struttura della retribuzione. Infatti, soffermandosi esclusivamente sulla paga oraria non si rappresenta in modo veritiero quanto viene percepito effettivamente da un lavoratore. Dunque, anche in assenza di un salario minimo legale, il livello retributivo complessivo previsto dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro è già in linea o addirittura superiore alla retribuzione minima imposta per legge in altri Stati.

La forza del modello italiano risiede, dunque, nella sua flessibilità e capacità di adattamento settoriale, garantita dalla contrattazione collettiva rappresentativa. Un meccanismo che consente di calibrare i trattamenti economici in base alle reali esigenze dei lavoratori e delle imprese, assicurando al contempo equità e dignità del lavoro in conformità all’art. 36 della Costituzione. La contrattazione collettiva è, dunque, un patrimonio da preservare, perché in grado di garantire tutele economiche solide e flessibili ai lavoratori, adattandosi ai cambiamenti del mercato.

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Fondazione Studi Consulenti del lavoro, approfondimento 13/05/2025

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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2025/05/14/fondazione-studi-retribuzioni-italia-alte-europa

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