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Etica e sostenibilità del lavoro nell'era dell'AI: qual è il ruolo dei Consulenti del Lavoro

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro attraverso un cambiamento nei processi produttivi e una ridefinizione del concetto stesso di lavoro, delle competenze necessarie e del rapporto uomo e macchina. In questo contesto, i Consulenti del Lavoro sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale come facilitatori della transizione verso un modello di lavoro etico e sostenibile: non solo esperti di normativa giuslavoristica, ma consulenti strategici che aiutano le aziende a navigare nel cambiamento, ponendo al centro la persona e il suo benessere. Il Festival del Lavoro 2025, che si svolge a Genova dal 29 al 31 maggio 2025, rappresenta un'importante occasione di confronto su questi temi cruciali per il futuro della nostra società.

Il mondo del lavoro sta attraversando una trasformazione epocale, guidata dall'innovazione tecnologica e, in particolare, dall'intelligenza artificiale. Questa rivoluzione, che alcuni definiscono la "quinta rivoluzione industriale", non rappresenta solo un cambiamento nei processi produttivi, ma una ridefinizione profonda del concetto stesso di lavoro, delle competenze necessarie e del rapporto tra uomo e macchina.

Come Consulenti del Lavoro, siamo chiamati a interpretare e guidare questo cambiamento, ponendo al centro la persona e la sua dignità. La sfida che si pone davanti a noi non è semplicemente tecnologica, ma etica e sociale: come conciliare l'innovazione con la sostenibilità del lavoro, come garantire che il progresso sia inclusivo e rispettoso della dignità umana.

Intelligenza artificiale: etica e valori

Non si può prescindere da una riflessione che parta dall’attualità del tema che la Chiesa Cattolica sente fortemente come propria: la Chiesa ha sviluppato una riflessione approfondita sulle implicazioni etiche dell'intelligenza artificiale, riconoscendone sia le potenzialità sia i rischi. Papa Francesco, nel suo Messaggio per la 57ª Giornata Mondiale della Pace, ha sottolineato come "l'intelligenza artificiale dovrebbe contribuire al rispetto della dignità umana e agire al servizio del bene comune", esortando a garantire che i sistemi di AI siano progettati e utilizzati in modo responsabile, rispettando la centralità della persona.

Padre Paolo Benanti, francescano e consigliere papale per le questioni etiche legate all'IA, nonché unico italiano nel Comitato sull'Intelligenza Artificiale delle Nazioni Unite, ha sviluppato il concetto di "algoretica" - un'etica degli algoritmi che guidi lo sviluppo tecnologico verso il bene comune. Benanti sottolinea che "la macchina può essere utilizzata per scopi che non sono esattamente positivi" e per questo è essenziale "guardare con attenzione il potenziale di queste macchine" con una visione etica.

Il richiamo fondamentale è che l'AI debba essere sempre "al servizio della persona" e non viceversa. Il termine "algoretica" evidenzia proprio la necessità di sviluppare "valori etici integrati ai valori numerici che nutrono l'algoritmo", affinché le tecnologie possano diventare "strumenti di umanizzazione del mondo". Senza una governance etica, l'automazione rischia di aumentare le disuguaglianze sociali invece di ridurle.

Nella sua enciclica "Fratelli Tutti", Papa Francesco ha inoltre evidenziato la necessità di "ripensare il nostro modello di sviluppo" affinché sia "inclusivo e vantaggioso per tutti". Nel contesto dell'intelligenza artificiale, ciò significa promuovere uno sviluppo tecnologico che serva autenticamente il bene comune e non accresca le disuguaglianze, promuovendo la "fraternità universale" come fondamento di un'economia veramente umana.

In continuità con Papa Francesco si è posto Papa Leone XIV, che non a caso si è ispirato a Papa Leone XIII che scrisse l’enciclica “Rerum Novarum” sulla questione sociale della prima rivoluzione industriale. Infatti, secondo il nuovo Papa, siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale, quella digitale, che pone all’uomo sfide inedite per la dignità umana, la giustizia e il lavoro, soprattutto a causa degli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Pur sottolineando il potere immenso dell’intelligenza artificiale, il Papa ha esortato ad agire con responsabilità e discernimento per orientare questi strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità: è una responsabilità che riguarda ogni persona, in proporzione all’età e ai ruoli sociali. Il pericolo è quello di cadere in una sorta di dipendenza, occorre pertanto evitare un uso dell’AI che possa aumentare le disuguaglianze sociali e tra i popoli.

Dignità del lavoro nell'epoca dell'automazione

Venendo ad un approccio più “laico”, va ricordato che la dignità del lavoro è un principio fondamentale sancito dalla nostra Costituzione, che all'articolo 1 definisce l'Italia come "una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Ma cosa significa tutelare la dignità del lavoro nell'era dell'automazione e dell'intelligenza artificiale?

Significa innanzitutto riconoscere che il valore del lavoro non si misura solo in termini di produttività, ma anche di realizzazione personale, di contributo al bene comune, di partecipazione attiva alla vita sociale. Significa garantire che l'automazione non porti a una standardizzazione del lavoro umano, riducendolo a mera esecuzione di compiti ripetitivi, ma che al contrario valorizzi gli aspetti creativi, relazionali e cognitivi che ci distinguono dalle macchine.

L'intelligenza artificiale può liberare l'uomo dai compiti più alienanti e pericolosi, permettendogli di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto. Ma questo processo richiede una governance attenta, che ponga al centro l'etica e il rispetto della persona.

Le nuove competenze: adattabilità e apprendimento continuo

L'intelligenza artificiale sta già ridisegnando il panorama delle competenze richieste dal mercato. Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta solo di competenze tecniche legate alla programmazione o all'uso degli strumenti digitali. L'AI sta creando un bisogno crescente di quelle "competenze umane" difficilmente replicabili dalle macchine: creatività, pensiero critico, intelligenza emotiva, capacità di lavorare in team e di risolvere problemi complessi.

Le professioni del futuro richiederanno un mix di competenze tecniche e trasversali, unite a una fondamentale capacità di adattamento e di apprendimento continuo. La formazione non sarà più un momento circoscritto della vita lavorativa, ma un processo permanente, una vera e propria "educazione alla complessità" che dovrà accompagnare il lavoratore durante tutto il suo percorso professionale.

In questo contesto, il ruolo della formazione professionale e dell'aggiornamento continuo diventa cruciale. I Consulenti del Lavoro sentono la responsabilità di promuovere una cultura dell'apprendimento permanente e di sostenere le aziende nell'implementazione di programmi formativi che preparino i lavoratori alle sfide future.

Inclusione e sostenibilità: non lasciare indietro nessuno

La transizione verso un'economia sempre più digitalizzata e automatizzata comporta rischi significativi di esclusione per alcune categorie di lavoratori. Le persone con basse qualifiche, i lavoratori più anziani, coloro che operano in settori tradizionali particolarmente esposti all'automazione rischiano di essere lasciati indietro.

Una transizione etica e sostenibile deve prevedere strumenti di protezione sociale adeguati e percorsi di riqualificazione accessibili a tutti. Le politiche attive del lavoro devono evolversi per rispondere a queste nuove sfide, con un'attenzione particolare all'inclusione delle categorie più vulnerabili.

Come Consulenti del Lavoro, abbiamo il dovere di promuovere pratiche inclusive nelle aziende che assistiamo, valorizzando la diversità come fattore di innovazione e competitività. L'intelligenza artificiale stessa deve essere progettata e implementata secondo principi etici che promuovano l'inclusione e prevengano discriminazioni algoritmiche.

Il ruolo dei Consulenti del Lavoro come facilitatori della transizione

In questo scenario complesso, i Consulenti del Lavoro sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale come facilitatori della transizione verso un modello di lavoro etico e sostenibile. La nostra professione si sta evolvendo: non siamo più solo esperti di normativa giuslavoristica, ma consulenti strategici che aiutano le aziende a navigare nel cambiamento, ponendo al centro la persona e il suo benessere.

La nostra sfida è duplice: da un lato, dobbiamo aggiornare costantemente le nostre competenze per comprendere l'impatto dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro; dall'altro, dobbiamo guidare le aziende nell'implementazione di strategie che coniughino innovazione tecnologica e responsabilità sociale.

Questo significa promuovere modelli organizzativi che valorizzino la collaborazione tra uomo e macchina, sistemi di gestione delle risorse umane basati sulla valorizzazione dei talenti, politiche di welfare aziendale che supportino i lavoratori nella transizione.

Verso un nuovo contratto sociale

L'avvento dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro richiede un ripensamento del contratto sociale che ha caratterizzato l'era industriale. Le categorie tradizionali del diritto del lavoro, pensate per un'economia basata sulla produzione di massa e sul lavoro dipendente, mostrano i loro limiti di fronte a nuove forme di lavoro sempre più fluide e ibride.

È necessario un quadro normativo innovativo, che tuteli i diritti fondamentali dei lavoratori indipendentemente dalla forma contrattuale, che promuova la formazione continua come diritto universale, che garantisca sistemi di protezione sociale adeguati alle nuove forme di precarietà.

Ma oltre agli aspetti normativi, è necessario un nuovo patto etico tra imprese, lavoratori e istituzioni, basato sulla condivisione dei benefici dell'innovazione tecnologica e sulla responsabilità comune verso una società più giusta e inclusiva.

Conclusioni: un futuro da costruire insieme

Voglio concludere queste mie riflessioni ricordando alcune parole chiave da tenere sempre a mente quando si parla di intelligenza artificiale:

Formazione: senza la necessaria formazione sulle nuove competenze, soprattutto trasversali, necessarie per affrontare il futuro lavorativo sarà difficile far fronte alla trasformazione che oggi solo si intravede. Non trascurerei l’assenza di corretta informazione di massa. Oggi si parla di intelligenza artificiale solo al negativo (disoccupazione, violazione della privacy, truffe, ecc.) proprio perché c’è cattiva informazione. Si pensi anche a quanto bene potrebbe fare l’AI se applicata alla prevenzione infortunistica. Si potrebbe limitare la mortalità sul lavoro che ancora oggi vede oltre mille morti ogni anno. Esempi ce ne sono tanti di come si possa utilizzare la tecnologia e l’intelligenza artificiale per fornire prevenzione fino a poco fa inimmaginabile, riducendo sensibilmente i rischi sul luogo di lavoro (ad esempio: guanti sensoriali, caschi con camera visiva che avvisano del pericolo, gli esoscheletri, che riducono l’affaticamento di chi effettua lavori pesanti, prevendo infortuni e salvaguardando la salute del personale, l’alcolock, soluzione che rileva il tasso alcolemico, con l’obiettivo di prevenire incidenti e come deterrente verso comportamenti illeciti dei dipendenti, ecc.). Questi progetti andrebbero incoraggiati e finanziati;

Etica: l’etica non è qualcosa che può scaturire da una norma o da definizioni astratte. Bisogna avere comportamenti improntati all’equità, al rispetto, alla trasparenza, che sono le condizioni essenziali per quel nuovo patto sociale di cui prima facevo cenno;

Dignità: la persona prima di ogni cosa e posta sempre al centro di qualsiasi processo evolutivo. L’AI al servizio delle persone e non viceversa.

Il Festival del Lavoro 2025 di Genova rappresenta un'importante occasione di confronto su questi temi cruciali per il futuro della nostra società. Come Presidente dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Milano, sono convinto che la nostra categoria professionale abbia la responsabilità e le competenze per contribuire significativamente a questo dibattito.

L'intelligenza artificiale non è un destino ineluttabile che si impone dall'alto, ma uno strumento che possiamo e dobbiamo governare secondo principi etici condivisi. Il futuro del lavoro è nelle nostre mani: sta a noi costruire un modello in cui la tecnologia sia al servizio della persona, della sua dignità e del suo benessere.

La sostenibilità del lavoro nell'era dell'intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica o economica, ma una sfida etica e sociale che richiede il contributo di tutti gli attori coinvolti. Solo attraverso un dialogo costruttivo e una visione condivisa potremo trasformare le sfide in opportunità, per un futuro del lavoro più giusto, inclusivo e a misura d'uomo.

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Fonte: https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2025/05/29/etica-sostenibilita-lavoro-ai-qual-ruolo-consulenti-lavoro

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