News
Archivio newsNon dimentichiamo di utilizzare l’AI per tutelare la sicurezza sul lavoro!
La digitalizzazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’iter di processi organizzativi e operativi nel mondo del lavoro sta generando numerose e rilevanti questioni di natura etica, di dignità, di rischi di esclusione, di formazione delle competenze necessarie e (speriamo) di un nuovo impulso alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. A seguito di questa rivoluzione industriale e sociale, l’Unione europea ha cercato di costruire una visione complessiva attraverso l’AI Act. E in Italia? E’ in corso di discussione un decreto governativo - che mira a recepire e adattare le disposizioni europee al nostro contesto -, in cui manca completamente il riferimento alla digitalizzazione della sicurezza sul lavoro, che potrebbe, invece, dare l’impulso per abbattere, finalmente, quella soglia annuale delle vittime del lavoro che pare, allo stato, insuperabile. Pertanto, ci auguriamo un ripensamento del Legislatore…
L’avvento della digitalizzazione e delle intelligenze artificiali - in particolare, per quanto riguarda queste ultime, l’utilizzo di agenti AI nell’iter di processi organizzativi e operativi - sta portando con sé un fenomeno che è proprio di ogni rivoluzione industriale: esso, di fatto, avviene, a macchia d’olio, quasi prima che ce ne accorgiamo e che se ne possano esaminare razionalmente contenuti e conseguenze.
Abbiamo di fronte questioni che investono il peso delle tecnologie nell’insieme delle società umane. Basti pensare all’uso delle AI generative, attraverso la rete, per influire sui processi democratici degli Stati, allo scopo di distorcere la realtà e le opinioni e anche il voto democratico.
Nell’universo del lavoro ci si trova di fronte a numerose e rilevanti questioni di natura etica, di dignità del lavoro, di rischi di esclusione, di formazione delle competenze necessarie. E, aspetto estremamente rilevante, di utilizzo della digitalizzazione per dare un nuovo impulso alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
A testimonianza di quanto la questione sia urgente, l’OIL - l’Organizzazione Internazionale del Lavoro - ha pubblicato, il 28 aprile 2025, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro 2025, un rapporto intitolato “Rivoluzionare la salute e la sicurezza sul lavoro. L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione nel mondo del lavoro”. Spiega il primo capitolo del rapporto, intitolato in modo più che significativo “Come la digitalizzazione sta trasformando la salute e la sicurezza sul lavoro”, che “la digitalizzazione sta rimodellando il mondo del lavoro, introducendo pratiche innovative, promuovendo nuovi settori e ridisegnando gli ambienti di lavoro”.
Procedendo nella definizione del quadro il rapporto afferma che “l’intelligenza artificiale e gli strumenti digitali offrono alle aziende delle opportunità importanti per migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro. Se progettate e realizzate in modo efficace, queste tecnologie contribuiscono a mitigare i rischi professionali, a ridurre gli infortuni e le malattie professionali e a migliorare l’efficienza, la produttività e la performance. […]
Tuttavia, è importante notare che i vantaggi della digitalizzazione non sono universalmente condivisi”.
Infatti, “sebbene la digitalizzazione offra numerosi vantaggi in materia di salute e sicurezza sul lavoro, essa può comportare rischi importanti che devono essere prevenuti e gestiti con attenzione. Errori nell’interazione persona-robot, sfide ergonomiche ed esposizione a rischi di rumore e vibrazioni sono alcuni dei potenziali rischi associati all’utilizzo delle tecnologie digitali. I dispositivi indossabili e intelligenti, se progettati in modo improprio, possono causare sforzi fisici, mentre i velivoli senza pilota, come i droni e gli schermi montati sulla testa possono comportare rischi di lesioni, perdita di equilibrio e problemi alla vista. I progressi tecnologici possono anche portare a un’intensificazione del lavoro, all’insicurezza lavorativa e al ‘tecnostress’, poiché i lavoratori sono sottoposti a una pressione crescente per adattarsi a strumenti e processi in rapida evoluzione”. I rischi sono, insomma, molteplici: “La sfumatura dei confini tra lavoro e vita privata dovuta al lavoro mobile e online può contribuire al burnout, mentre la sorveglianza invasiva e il monitoraggio costante possono violare la privacy e ridurre l’autonomia lavorativa. […].
I rischi legati al processo decisionale basato sull’Intelligenza Artificiale sono la frammentazione dei compiti, la perdita di soddisfazione lavorativa e il senso di parzialità, con il rischio di emarginare determinati gruppi di lavoratrici e lavoratori e aggravare le disuguaglianze sul lavoro”.
Approcciando le evoluzioni imposte da questa rivoluzione industriale e sociale, l’Unione europea ha cercato di costruire una visione complessiva attraverso l’AI Act - Regolamento UE 1689/2024.
Si tratta del primo progetto regolatorio al mondo nato con l’obiettivo di disciplinare in modo organico, utilizzando il criterio del “rischio”, l’uso dell’AI. Il regolamento classifica, dunque, i sistemi di AI in quattro livelli di rischio: inaccettabile, elevato, limitato, minimo o nullo. Per quel che riguarda il rapporto tra quelli ad alto rischio e il lavoro - si pensi alle tecnologie per la selezione del personale o la gestione dei lavoratori - tali sistemi sono soggetti a rigorosi obblighi di trasparenza, sicurezza e responsabilità prima di essere ammessi all’utilizzo da parte delle imprese.
C’è poi il capitolo della formazione: viene introdotto l’obbligo di alfabetizzazione all’AI del personale coinvolto, il quale deve essere adeguatamente formato e reso consapevole dei rischi e delle opportunità. Dunque, un obbligo formativo pensato per favorire un uso responsabile, corretto e inclusivo dell’AI. Da attuare tenendo ben conto delle peculiarità individuali del personale coinvolto: è necessario abbattere i rischi di esclusione e discriminazione.
In Italia siamo, dunque, di fronte alla questione dell’adozione dell’AI Act europeo, che è entrato in vigore il 2 febbraio 2025, nella legislazione nazionale. Per questo è in corso la discussione su un decreto governativo, già passato al Senato (al momento in cui scriviamo, in discussione alla Camera atto n. 2316), che mira a recepire e adattare le disposizioni europee al contesto nazionale.
Tale disegno di legge prevede l’investimento di un miliardo di euro per la cybersicurezza, le telecomunicazioni e il 5G. Manca completamente dal provvedimento è il riferimento alla digitalizzazione della sicurezza sul lavoro ai fini della tutela della integrità psicofisica dei lavoratori. Non un euro che sia riferito all’uso della digitalizzazione per la prevenzione, nonostante siano già disponibili numerose applicazioni tecnologiche che si vanno realizzando e commercializzando, a questo fine, in tutto il mondo.
Un mancato investimento in questo senso è un grave spreco. Una digitalizzazione della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, opportunamente finanziata e concordata razionalmente con le parti sociali, potrebbe, invece, dare l’impulso per abbattere, finalmente, quella soglia annuale delle mille vittime del lavoro che pare, allo stato, insuperabile.
Ci auguriamo, in questo senso, che il testo di tali disposizioni sia opportunamente corretto, prevedendo un esplicito collegamento tra individuazione dei settori tecnologici, tutela dell’integrità psicofisica dei lavoratori (solo superficialmente richiamata all’art. 11 del decreto governativo) e risorse destinate agli investimenti nelle tecnologie collegate alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Copyright © - Riproduzione riservata
Per accedere a tutti i contenuti senza limiti abbonati a IPSOA Quotidiano Premium 1 anno € 118,90 (€ 9,90 al mese) Acquista Primi 3 mesi € 19,90 poi € 35,90 ogni 3 mesi Acquista Sei già abbonato ? Accedi