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Archivio newsOltre la sostenibilità: il valore trasformativo delle società benefit tra valutazione d’impatto e beneficio comune
Le società benefit rivestono un ruolo innovativo, come motore di trasformazione economica e sociale, andando oltre la mera sostenibilità: rappresentano oggi un modello avanzato nella misurazione dell’impatto, capace di superare i limiti della sola rendicontazione di sostenibilità. C’è una differenza sostanziale tra misurare risultati (output) e valutare gli effetti trasformativi (out come e impatto). La valutazione d’impatto integrata nel modello di governance supporta la creazione di valore condiviso e beneficio comune, promuovendo pratiche aziendali responsabili e rigenerative. Le Società Benefit sono pioniere di un’evoluzione culturale e metodologica, essenziale per un'economia rigenerativa.
Le Società Benefit rappresentano oggi un modello avanzato nella gestione e valutazione dell’impatto, capace di superare i limiti della rendicontazione di sostenibilità tradizionale. Più che misurare risultati, queste imprese si assumono l’impegno vincolante di valutare effetti trasformativi, considerando contesto, intenzionalità e addizionalità del cambiamento generato. La loro azione, se ben orientata, può diventare leva strategica per un’economia rigenerativa.
Rendicontazione vs valutazione d’impatto
Nel dibattito sulla sostenibilità, il focus si è spesso concentrato su metriche e conformità normativa. La rendicontazione secondo standard come GRI o ESRS garantisce trasparenza e comparabilità, ma rischia di fermarsi a una fotografia ex post, spesso aggregata e neutra rispetto al contesto.
Le Società Benefit, invece, sono chiamate a uno sforzo qualitativamente diverso: perseguire uno o più obiettivi di beneficio comune, misurando l’impatto generato in relazione al contesto e alla propria visione trasformativa. In questo modello, la valutazione d’impatto non è un esercizio opzionale, ma parte integrante della governance.
Impatto, intenzionalità e addizionalità
Valutare l’impatto significa partire da una teoria del cambiamento, definire obiettivi trasformativi, scegliere indicatori coerenti e misurare gli effetti reali nel tempo. È un approccio che richiede intenzionalità e, soprattutto, addizionalità: la capacità di generare valore dove altri non riescono.
Ad esempioUn’impresa manifatturiera tessile benefit integra il beneficio comune nel core business impegnandosi a riconvertire la produzione con fibre naturali locali, coloranti vegetali e processi a ciclo chiuso; ad attivare una filiera circolare con agricoltori e artigiani del territorio, generando rigenerazione ambientale (riduzione scarti, suoli fertili) e impatto sociale (lavoro locale, occupazione femminile). |
Oltre il falso dilemma: standardizzazione o sartorialità?
Il dibattito tra chi promuove standard uniformi e chi preferisce approcci su misura rischia di trascurare un punto chiave: il significato profondo dell’impatto. Serve un modello capace di coniugare comparabilità e rilevanza contestuale, in grado di leggere i dati non solo come numeri, ma come segnali di un cambiamento sociale, ambientale ed economico.
L’intelligenza artificiale può aiutare a integrare dati primari con fonti esterne (come ISTAT o banche dati territoriali), pesando i risultati in base al contesto. Questo consente di andare oltre la neutralità dei numeri e valorizzare ciò che conta davvero: la qualità del cambiamento generato.
Il vantaggio trasformativo delle Società Benefit
Le Società Benefit non si limitano a misurare l’impatto: lo rendono parte della loro missione. La Relazione d’Impatto, obbligatoria per legge, è al tempo stesso strumento di apprendimento, accountability e orientamento strategico.
Queste imprese misurano ciò che generano e rendicontano ciò che ha senso: risultati legati a una visione dichiarata di cambiamento. In questo approccio, la sostenibilità non è un adempimento, ma un principio guida.
CSRD e Società Benefit: una convergenza possibile
L’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) offre un’opportunità: quella di avvicinare due mondi, rendicontazione ESG e valutazione d’impatto, spesso percepiti come separati.
La CSRD, con i suoi standard (ESRS), mira alla comparabilità dei dati e al dialogo con investitori.
Le Società Benefit, invece, lavorano su trasformazioni qualitative e specifiche.
Ma è proprio il dialogo tra questi approcci che può generare valore.
Le Società Benefit possono offrire alla CSRD contenuti concreti su temi come la doppia materialità o la rilevanza strategica del reporting per le PMI. Allineare il linguaggio e i framework, senza rinunciare all’identità benefit, può essere la chiave per costruire un’economia più responsabile.
Verso una sostenibilità evoluta
A quasi dieci anni dall’introduzione della qualifica giuridica, le Società Benefit si confermano un modello capace di integrare la sostenibilità nella missione aziendale. Tuttavia, per alcuni persistono criticità: l’assenza di uno standard normativo vincolante per la Relazione d’Impatto può portare a report eterogenei, autoreferenziali e poco confrontabili.
In questo contesto, l’adesione volontaria a framework come ESRS, GRI o VSME rappresenterebbe una scelta strategica. Servirebbe a rendere i risultati leggibili, credibili e coerenti con le aspettative del mercato, degli investitori e degli stakeholder.
Gli ESRS: un’occasione da cogliere
Per le Società Benefit, gli ESRS possono rappresentare un’occasione per:
- dialogare con banche, investitori e assicurazioni;
- adottare un approccio sistemico alla sostenibilità;
- integrare la governance del beneficio comune nei processi decisionali.
Chi ha già scelto il modello benefit ha compiuto un passo culturale e normativo importante. Ora serve consolidarlo con pratiche solide, misurabili e comparabili.
Il VSME: uno standard ponte per PMI e SB
Il nuovo standard volontario VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for SMEs), pubblicato da EFRAG, può svolgere un ruolo ponte per molte Società Benefit, soprattutto tra le micro e PMI.
Il VSME aiuta a costruire un sistema coerente tra missione, gestione e rendicontazione, traducendo il beneficio comune in obiettivi e indicatori concreti. Si articola su due livelli:
- VSME Lite: per imprese che iniziano a misurare e comunicare la propria sostenibilità, con un set di indicatori semplificati;
- VSME Full: per chi è pronto a evolvere verso sistemi di rendicontazione più strutturati, in linea con la CSRD.
In conclusione
Rendicontare è utile.
Generare impatto è indispensabile.
Le Società Benefit hanno accolto questa sfida, coniugando visione, azione e misurazione. Non si accontentano di “essere sostenibili”, ma scelgono di incidere concretamente sulla realtà, dove i bisogni sono più urgenti.
Agire con intenzionalità, misurare con consapevolezza e rendicontare con trasparenza per costruire un’economia rigenerativa, inclusiva, orientata al bene comune. Le Società Benefit, in questo scenario, sono laboratorio vivo di sostenibilità evoluta.
Le Benefit rappresentano un punto d’incontro tra diritto, strategia e cultura d’impresa. Se supportate da strumenti coerenti e proporzionati come il VSME e gli ESRS, possono diventare la spina dorsale di un nuovo modo di fare impresa: inclusivo, rigenerativo e orientato al futuro.
La sfida dei prossimi anni sarà trasformare la qualifica giuridica benefit in una leva strategica diffusa, capace di sostenere lo sviluppo equo e duraturo del tessuto produttivo nazionale ma anche europeo. Un’evoluzione possibile solo con imprese consapevoli, strumenti adeguati e una politica industriale che riconosca il valore del bene comune come infrastruttura essenziale per la competitività.
Serve ora uno slancio collettivo, in grado di consolidare le Società Benefit non come eccezioni virtuose, ma come infrastruttura permanente del nuovo paradigma economico.
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