News
Archivio newsL’IA trasforma la contrattualistica commerciale statunitense
L’intelligenza artificiale sta imponendo un ripensamento profondo della contrattualistica commerciale statunitense. Alcune delle clausole contrattuali più rilevanti si stanno evolvendo per rispondere alle sfide introdotte dall’IA: dalla definizione del suo perimetro applicativo alla ripartizione del rischio per decisioni automatizzate, dalla titolarità degli output alle restrizioni sull’utilizzo dei dati, fino ai profili di conformità normativa e agli obblighi di performance. Questa trasformazione riguarda tanto i rapporti diretti con i fornitori di IA quanto gli accordi di outsourcing in cui l’IA è integrata nei servizi resi, rendendo queste clausole sempre più centrali in una vasta gamma di accordi commerciali.
L’adozione su larga scala di strumenti basati sull’intelligenza artificiale spinge sempre più operatori commerciali a rivedere clausole che fino a poco tempo fa apparivano consolidate, nel tentativo di gestire rischi nuovi e di fronteggiare l’incertezza normativa generata da tecnologie che evolvono a un ritmo incompatibile con gli schemi tradizionali.
Sebbene alcuni Stati abbiano iniziato a intervenire su profili specifici dell’uso dell’IA, la maggior parte dei rischi connessi al suo impiego resta tuttora fuori dal perimetro della disciplina settoriale esistente. In questo vuoto regolatorio, i contratti assumono un ruolo centrale, divenendo lo strumento attraverso cui le parti definiscono il funzionamento dei sistemi, disciplinano l’uso dei dati e ripartiscono la responsabilità. Alcune delle clausole contrattuali più rilevanti si stanno evolvendo per rispondere alle sfide introdotte dall’IA - dalla definizione del suo perimetro applicativo alla ripartizione del rischio per decisioni automatizzate, dalla titolarità degli output alle restrizioni sull’utilizzo dei dati, fino ai profili di conformità normativa e agli obblighi di performance. Tale trasformazione riguarda tanto i rapporti diretti con i fornitori di IA quanto gli accordi di outsourcing in cui l’IA è integrata nei servizi resi, rendendo queste clausole sempre più centrali in una vasta gamma di accordi commerciali.
Contrattualistica commerciale e IA: cosa sta succedendo?
L’impatto dell’IA - e in particolare dell’IA generativa - sulla contrattualistica commerciale statunitense è ormai evidente.
Le clausole concepite per disciplinare soluzioni informatiche tradizionali si rivelano oggi sempre più inadeguate e sono oggetto di un crescente processo di revisione volto a tenere conto dei rischi introdotti dalle nuove tecnologie. Poiché l’IA non è più un elemento marginale, ma una componente integrata nei processi operativi di molte organizzazioni, i contratti sono oggi chiamati a disciplinare non soltanto il funzionamento dei sistemi, ma anche i flussi informativi e le dinamiche organizzative che ne derivano.
Tale evoluzione si colloca all’interno di un contesto normativo instabile e frammentato, nel quale gli accordi privati finiscono per assumere, di fatto, la funzione di principali strumenti di governance dell’impiego dell’IA.
Obblighi informativi e di trasparenza
Se la definizione contrattuale di IA rimane rilevante per delimitare l’ambito oggettivo delle obbligazioni contrattuali, un’evoluzione significativa riguarda l’attenzione crescente verso gli obblighi informativi e di trasparenza. Le definizioni non sono infatti sufficienti, da sole, a restituire una reale visibilità sulle modalità con cui la tecnologia viene effettivamente impiegata. Da qui, l’esigenza degli utenti di comprendere come i modelli siano costruiti, quali dati abbiano alimentato l’addestramento, e quali logiche ne guidino l’evoluzione.
Nei contratti con i fornitori di IA, l’attenzione si concentra sulla struttura del modello e sulle pratiche di sviluppo e aggiornamento che ne determinano l’affidabilità.
Nei contratti di servizi, invece, il fulcro si sposta sulla trasparenza circa le modalità di impiego dell’IA nelle diverse fasi di erogazione del servizio, così da chiarire quando e in quale misura essa incida sulla prestazione.
Dichiarazioni e garanzie
In assenza di un quadro normativo che attribuisca chiaramente la responsabilità per i rischi dell’IA, dichiarazioni e garanzie contrattuali assumono un rilievo centrale.
Nei rapporti diretti con i fornitori di IA, i clienti sovente richiedono conferme sulla liceità dei dati utilizzati per addestrare il modello, sulla legittima disponibilità degli elementi tecnologici impiegati e sulle pratiche seguite per sviluppare e testare i sistemi. Contestualmente, si è affermata l’aspettativa che il fornitore di IA si conformi agli standard di settore in tema di protezione dei dati.
Diversa è la dinamica nei rapporti con i prestatori di servizi che utilizzano internamente strumenti di IA sviluppati da terzi e sui quali non esercitano un controllo diretto. In questo contesto, tali soggetti sovente tentano di limitare le garanzie (specie quelle relative all’accuratezza, completezza o conformità normativa degli output) al minimo e richiedono che il cliente dichiari di utilizzare gli output di IA sotto la propria responsabilità.
I clienti, dal canto loro, sollecitano impegni di conformità normativa nonché garanzie sull’impiego etico dei sistemi e sulla presenza di un adeguato controllo umano.
Ripartizione della responsabilità per gli esiti dell’IA
L’imprevedibilità intrinseca dei sistemi di IA impone di riconsiderare i tradizionali schemi di responsabilità contrattuale. Poiché l’ordinamento statunitense non stabilisce ancora in modo univoco a chi imputare un errore generato da decisioni automatizzate, i contratti diventano lo strumento attraverso cui definire la ripartizione del rischio. In questo contesto, i clienti tendono a opporsi a esoneri generalizzati, mentre i fornitori di IA cercano di limitare la propria esposizione per risultati che, per definizione, non possono controllare pienamente.
Emerge così un modello di responsabilità articolato, che distingue tra anomalie riconducibili al comportamento del modello, alla qualità dei dati di addestramento, all’integrazione tecnica o a un uso improprio da parte dell’utente finale.
Nei contratti di servizi, i prestatori cercano di escludere la propria responsabilità per gli aspetti del modello che non controllano, pur assumendo quella relativa alla supervisione e alla qualità della prestazione finale. Sempre in questo contesto, al fine di gestire il rischio, si diffondono impegni relativi all’uso etico e conforme dell’IA, accompagnati da obblighi di segnalazione di eventuali anomalie.
Proprietà intellettuale e output generati dall’IA
L’IA solleva questioni delicate in materia di proprietà intellettuale, in particolare rispetto alle fasi di addestramento dei modelli e alla titolarità degli output generati. L’addestramento può infatti avvalersi di materiali protetti da diritti di terzi, richiedendo garanzie sulla legittimità dei diritti d’uso relativi ai dati e agli elementi tecnologici impiegati. Parallelamente, la titolarità degli output generati dall’IA richiede chiarimenti altrettanto puntuali, anche alla luce del fatto che alcuni contenuti potrebbero non soddisfare i requisiti necessari per beneficiare della tutela autoriale. Ne derivano clausole che disciplinano con maggiore precisione la titolarità degli output, i diritti delle parti rispetto al modello e alle sue evoluzioni.
Si rafforza inoltre, da parte del cliente, l’esigenza di confermare che dati, materiali e informazioni forniti dallo stesso rimangano di sua esclusiva titolarità e che il loro utilizzo da parte del prestatore di servizi non comporti alcun trasferimento di diritti a favore del fornitore di IA o della piattaforma. Accanto alle tutele contrattuali, è comunque prudente che il cliente conduca verifiche indipendenti per intercettare eventuali violazioni. I prestatori di servizi, a loro volta, precisano che i diritti di proprietà intellettuale trasferibili al cliente non possono eccedere quelli effettivamente riconosciuti loro dalla piattaforma di IA e che non è possibile garantire la totale assenza di violazioni quando elementi centrali del processo generativo esulano dal loro controllo.
Uso dei dati, conservazione e privacy
La governance dei dati è probabilmente l’ambito che ha subito la trasformazione più profonda con l’introduzione dell’IA. Numerosi clienti esigono che i dati siano utilizzati esclusivamente per l’erogazione della prestazione e non anche per attività di addestramento o miglioramento dei modelli, al fine di scongiurare rischi di dispersione o sfruttamento non autorizzato.
In presenza di informazioni riservate, gli stessi richiedono con frequenza crescente l’adozione di misure specifiche (quali modalità di “zero-retention”, regimi di “no-training” o veri e propri meccanismi di isolamento dei dati) e, ove possibile, l’anonimizzazione dei dati prima della loro immissione nel sistema. Infine, una richiesta ormai ricorrente riguarda la conferma che gli accordi a monte tra il prestatore di servizi e il fornitore di IA non consentano l’uso dei dati del cliente per scopi di addestramento.
Conformità normativa in un contesto in evoluzione
In assenza di una disciplina federale organica, l’IA resta comunque soggetta a un insieme eterogeneo di norme in materia di privacy, tutela dei consumatori, non discriminazione e cybersecurity. I contratti diventano quindi lo strumento attraverso cui attribuire con chiarezza la responsabilità della conformità normativa:
- da un lato, si richiede al fornitore di IA di garantire che i sistemi rimangano aggiornati rispetto all’evoluzione legislativa;
- dall’altro, si impone al cliente (o al prestatore di servizi che utilizza la tecnologia nell’erogazione degli stessi) di impiegare gli strumenti in modo conforme ai limiti operativi e alle norme applicabili.
Alla luce della dinamicità del contesto regolatorio in tema IA, si osserva sempre più spesso l’introduzione di clausole contrattuali che prevedono meccanismi di aggiornamento automatico e obblighi di cooperazione reciproca, garantendo così la stabilità dell’accordo anche in presenza di modifiche legislative frequenti. In questa stessa prospettiva, molti operatori economici scelgono di affiancare al contratto principale AI addenda dedicati, ossia allegati contrattuali autonomi che raccolgono in un’unica sede le disposizioni che disciplinano l’utilizzo della tecnologia, tra cui usi consentiti e vietati, modalità di interazione con i dati, aspettative di performance e obblighi di trasparenza. La natura modulare di tali allegati consente di aggiornare rapidamente la disciplina dell’IA senza rinegoziare l’intero accordo principale, con evidenti vantaggi in termini di flessibilità.
Prestazioni e livelli di servizio
Poiché gli output generati dall’IA presentano una natura intrinsecamente probabilistica, risulta spesso impraticabile garantire livelli assoluti di accuratezza. Di conseguenza, i fornitori di IA evitano di garantire l’accuratezza dei risultati, benché i clienti continuino a richiedere un livello minimo di prevedibilità. Sul piano contrattuale, si è quindi affermato l’uso di garanzie circoscritte e calibrate su aspetti quali affidabilità del sistema e rispetto delle specifiche tecniche documentate. Nei rapporti di servizio, i prestatori puntano a precisare che l’utilizzo degli output generati con l’ausilio dell’IA ricade sotto la responsabilità dei clienti, mentre questi ultimi richiedono trasparenza sull’effettivo apporto dell’IA alla prestazione e la conferma che il prestatore resti comunque responsabile del risultato finale, in linea con i termini contrattuali pattuiti.
Conclusioni
L’IA sta ridisegnando in profondità l’architettura dei contratti commerciali statunitensi. In assenza di una disciplina legislativa organica, sono gli accordi tra privati a definire il funzionamento dei sistemi, la gestione dei dati e l’allocazione del rischio tra le parti. Gli strumenti illustrati - dalle dichiarazioni e garanzie rafforzate fino agli AI addenda - offrono alle imprese un assetto in grado di integrare l’IA valorizzandone i benefici e mitigandone i rischi, e pongono le basi per un modello contrattuale idoneo a sostenere l’evoluzione tecnologica in atto.
Copyright © - Riproduzione riservata
Per approfondire questo argomento leggi anche: Investire negli USA: come operare con successo Intelligenza artificiale: una rivoluzione in atto
Per accedere a tutti i contenuti senza limiti abbonati a IPSOA Quotidiano Premium 1 anno € 118,90 (€ 9,90 al mese) Acquista Primi 3 mesi € 19,90 poi € 35,90 ogni 3 mesi Acquista Sei già abbonato ? Accedi