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Archivio newsLiberi professionisti: un nuovo ruolo tra crescita, divari e sfide globali
Il 10 dicembre 2025 è stato presentato a Roma, il “X Rapporto sulle libere professioni in Italia - Anno 2025”, a cura dell’Osservatorio di Confprofessioni. Il documento fotografa la situazione dei liberi professionisti e le dinamiche della trasformazione avvenuta negli ultimi anni, ed ancora in atto. All’evento hanno partecipato importanti rappresentanti delle istituzioni e del mondo delle professioni.
È stato presentato a Roma, il 10 dicembre 2025, il “X Rapporto sulle libere professioni in Italia - Anno 2025”, curato dall’Osservatorio di Confprofessioni e intitolato “Identità in transizione. Le professioni intellettuali tra mercati, algoritmi e territori”.
Alla presentazione sono intervenuti il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone; il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze, Federico Freni; il presidente dell’INAPP, Natale Forlani; il presidente di Confprofessioni, Marco Natali; il direttore scientifico dell’Osservatorio delle libere professioni, Tommaso Nannicini. L’evento ha visto anche la partecipazione, con un video messaggio, del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
In particolare, il presidente Natali ha dichiarato che “Il Rapporto ci dice chiaramente che il mercato spinge verso attività più organizzate e studi di dimensione maggiore: crescono i professionisti datori di lavoro e arretrano gli individuali, un segnale inequivocabile della direzione che stiamo prendendo” e inoltre che “aumenta la presenza delle donne nelle libere professioni, oggi il 37% del totale con punte del 40% nel Nord Ovest. È un cambiamento importante, che arricchisce il comparto e che dobbiamo sostenere, anche per ridurre i divari di reddito e valorizzare il capitale umano femminile”.
Il direttore Nannicini ha invece sottolineato: “La ripresa è trainata soprattutto dai settori che hanno beneficiato degli investimenti pubblici e dalle attività più strutturate, mentre permangono differenze rilevanti tra comparti e profili. I dati del Rapporto descrivono identità professionali in transizione, esposte alle grandi trasformazioni del nostro tempo - dal cambiamento demografico alla rivoluzione digitale, dall’instabilità geopolitica ai vincoli del quadro macroeconomico. Per questo il lavoro professionale va considerato una componente strutturale del sistema produttivo e le politiche pubbliche devono fondarsi su dati solidi e analisi rigorose: non si governa ciò che non si conosce”.
I dati rilevati nel Rapporto 2025 per le libere professioni
Nel 2024 i liberi professionisti in Italia sono 1,378 milioni, pari al 5,8% degli occupati e al 27,1% del lavoro indipendente. L’Italia si conferma così tra i Paesi europei con la più alta presenza di professionisti, che rappresentano oltre un quinto degli indipendenti nell’Unione europea. In particolare, la tendenza all’interno del lavoro indipendente vede l’incremento dei liberi professionisti, che ne rappresentano una quota sempre più rilevante.
La crescita è trainata dai professionisti con dipendenti, mentre i professionisti individuali sono in calo. Dal 2014, il Mezzogiorno registra gli incrementi più intensi, seguito dal Centro. Il Nord Ovest resta stabile e il Nord Est cresce moderatamente.
Sul piano settoriale, prevalgono le attività scientifiche e tecniche e quelle sanitarie e sociali, entrambe in calo nell’ultimo quinquennio. Crescono, invece, i comparti legati alla trasformazione economica: costruzioni e attività artistiche e culturali. Nel 2024 le professioni intellettuali e ad alta specializzazione rappresentano il 56,7% del totale, seguite dalle tecniche (32,5%).
Il comparto delle professioni cambia anche sul piano sociodemografico: le donne sono salite a 510 mila (+19,9% in dieci anni). Restano però minoranza negli ambiti tecnici e finanziari. Il settore invecchia: gli over 55 passano dal 28,3% al 37,8% tra gli uomini e dal 13,6% al 22,5% tra le donne. Resta forte il divario di istruzione: nel 2024 il 78,2% delle professioniste è laureata, contro il 59,6% degli uomini.
Sul fronte dei redditi, tra il 2010 e il 2023 si registra una crescita nominale del 18,6% (da 37.284 a 44.213 euro), ma in termini reali una perdita del 5,4%, pari a oltre 2.000 euro annui di potere d’acquisto. Il gap di genere è marcato: gli uomini dichiarano 54.480 euro, le donne 29.051 (il 53% rispetto ai colleghi). Il Rapporto evidenzia, purtroppo, che il trend degli ultimi anni vede accrescere il divario tra redditi degli uomini e redditi delle donne, dimostrando che in termini di pari opportunità c’è ancora molta strada da compiere.
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Confprofessioni, comunicato stampa 10 dicembre 2025
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